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Messina: “Avanti anche con adesioni al 50% più uno”. Via libera anche a bilancio e sospensione del dividendo
È fatta: si parte. Né il coronavirus né altro fermano per ora il grande piano targato Carlo Messina, ovvero l’ops sul terzo istituto italiano, Ubi Banca. I soci di Intesa Sanpaolo, riuniti in assemblea straordinaria a porte chiuse causa lockdown, hanno infatti detto sì, con percentuali bulgare, all’operazione. Ben il 98,04% del capitale presente ha espresso parere favorevole sul conferimento della delega al cda per deliberare entro il 31 dicembre prossimo un aumento del capitale sociale per un importo massimo complessivo di 1,011 miliardi, oltre sovraprezzo, con emissione di un numero massimo di 1.945.284.755 azioni ordinarie a servizio dell’ops.
Nuove azioni che, si sottolinea, verranno “valorizzate al prezzo di borsa al momento dell’emissione; nell’ipotesi di considerare il prezzo dell’azione Intesa Sanpaolo al 21 aprile 2020, pari a 1,3366 euro, l’aumento di capitale risulterebbe (a puro titolo esemplificativo) pari a 2,6 miliardi di euro”. All’assemblea ha partecipato il 52,25% del capitale sociale che, in seduta ordinaria, ha anche approvato il bilancio, con il 99,54% dei voti, e l’assegnazione a riserve dell’utile di esercizio 2019, con l’ok del 99,34% dei presenti.
“L’operazione andrà avanti anche in presenza di adesioni al 50% più una azione del capitale di Ubi”, ha affermato il ceo, Carlo Messina, ribadendo che la creazione di un “campione italiano e leader a livello continentale, grazie alla posizione di settimo operatore per generazione di ricavi e terzo per valore di borsa dell’Eurozona, sarà in grado di generare ulteriori benefici per tutti gli stakeholder e per i territori di elezione di Ubi”.
Dopo aver ringraziato i soci, il manager ha anche tenuto a sottolineare come si tratti di un’operazione che “nel contesto generato dall’epidemia da Covid-19, acquisisce maggiore valenza strategica e per Ubi Banca una prospettiva ancor più rilevante: elevata patrimonializzazione, robusta copertura dei crediti deteriorati, dimensione, diversificazione e capacità di investimento assumono ora ulteriore valore”.
Proprio ai colleghi bergamaschi, non tutti entusiasti dell’operazione, Messina ha rivolto una serie di rassicurazioni. “Nei territori in cui è presente Ubi Banca, e dove sono presenti i suoi azionisti – ha promesso -, saremo in grado di portare la nostra capacità di remunerare gli azionisti in maniera significativa e sostenibile con dividendi distribuiti, pari a circa 13,5 miliardi in 5 anni, senza considerare i 3,4 miliardi di dividendi a valere sull’utile 2019, la cui distribuzione è stata sospesa sino ad ottobre raccogliendo le raccomandazioni della Bce”.
“In questa fase di emergenza, abbiamo donato 100 milioni alla sanità italiana, mettendo in campo numerosi progetti, come quelli per l’Ospedale Giovanni XXIII e la Diocesi di Bergamo, di gran lunga la città più colpita dalla crisi sanitaria, a cui presto si aggiungeranno nuovi significativi interventi per la città di Brescia, oltre ai contributi alla ricerca medica del Fondo di Beneficenza – ha aggiunto il ceo di Intesa -. Vogliamo potenziare il nostro piano per il sostegno alle famiglie indigenti con la distribuzione di pasti, farmaci, indumenti e la disponibilità di posti letto, confermando l’impegno della Banca verso il nostro Paese, per contrastare le prospettive di aumento delle disuguaglianze e di crisi sociale”.
Quanto al congelamento dei dividendi, Messina ha sottolineato che nonostante l’utile netto pari a 4,2 miliardi di euro sia il più elevato degli ultimi 11 anni e che “allo stesso tempo la patrimonializzazione e il profilo di rischio ci pongono ai vertici del settore in Europa” in questa fase “di eccezionale emergenza abbiamo deciso di raccogliere le indicazioni provenienti dalle autorità di supervisione riservandoci di esaminare la distribuzione del dividendo”.
Sul tema gli ha fatto eco il presidente, Gian Maria Gros-Pietro: “Intesa Sanpaolo è al vertice in Europa anche per capacità di remunerazione degli azionisti. Abbiamo tuttavia ritenuto doveroso accogliere l’invito della Bce, proponendo all’Assemblea Ordinaria di soprassedere alla distribuzione del dividendo, che pure è largamente coperto dagli utili conseguiti e dalla dotazione di capitale della banca: ci riserviamo di riconsiderarne l’opportunità dopo la scadenza del primo ottobre 2020 indicata dal supervisore”.
“Siamo tutti coinvolti personalmente – ha aggiunto – nel fronteggiare un’emergenza sanitaria che non era stata anticipata nella sua gravità. In questo momento è necessario intervenire tempestivamente, e al tempo stesso occorre una visione di lungo termine, per proteggere e costruire il futuro della comunità”.
E a questo proposito, Gros-Pietro ha parlato anche dell’impegno della banca per assicurare linfa all’economia: “Nei mesi di marzo e aprile, abbiamo erogato oltre 2,0 miliardi di euro in nuovi finanziamenti alle Pmi a fronte di quasi 14.000 richieste. Abbiamo concesso circa 180 mila sospensioni di finanziamento per un controvalore di circa 22 miliardi di euro a favore di imprese e famiglie. Il nostro impegno non vuole solo facilitare la ripartenza, per tornare allo status quo precedente, ma intende cogliere questa opportunità unica per rafforzare il nostro modo di essere banca, accompagnando la crescita economica sul terreno della sostenibilità e dell’inclusione, a partire dalle modalità di organizzazione del lavoro delle nostre persone”.
Sostenibilità sociale che resta saldamente al centro degli obiettivi di Intesa Sanpaolo. La banca, ha infatti evidenziato il presidente, offre “servizi di tutela e investimento del risparmio, insieme con strumenti di protezione delle persone e dei loro beni da molteplici rischi. E la sua azione è diretta a soddisfare le esigenze più rilevanti del sistema sociale, con un business model diversificato, equilibrato, flessibile e resiliente, che fa di Intesa Sanpaolo una banca al vertice in Europa per solidità ed efficienza”.