Investimenti, un approccio diverso per il 2021
Triodos IM prevede un anno di lenta ripresa. E consiglia di puntare su modelli di impatto e transizione per limitare i rischi e garantire rendimenti positivi a lungo termine
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Niente corsa al value, sì al rischio ma controllato, meglio l’investment grade dell’high yield e, soprattutto, qualità. Sono queste le armi per affrontare il 2021 secondo William Davies, chief investment officer Emea di Columbia Threadneedle Investments, che vede il prossimo anno ancora caratterizzato dalla volatilità nonostante le notizie sui vaccini. “Sappiamo che la fine della pandemia è prossima, ma è probabile che i fondamentali subiscano inizialmente un deterioramento dal momento che molte economie continuano a chiudere; la situazione quindi peggiorerà prima di migliorare”, sostiene.
Quanto alla crescita, l’esperto non ha dubbi sul fatto che la ripresa proseguirà. Anzi, l’elevata efficacia dei farmaci di Moderna e degli altri gruppi fa pensare che l’economia potrebbe riprendere quota con un anticipo di addirittura nove mesi rispetto alle precedenti previsioni, il che implicherebbe un ritorno ai livelli pre-pandemia già agli inizi del 2022 se non alla fine del 2021. “L’essenziale per noi è rimanere investiti nelle società che supereranno la crisi e che in ultima istanza beneficeranno della riapertura delle economie”, spiega Davies.
Per l’esperto la tendenza a favore dell’e-commerce proseguirà e, se a questa si aggiunge l’accumulo dei risparmi personali, nel 2021 si prospetta una potenziale esplosione della domanda inespressa. “Ci attendiamo che la crescita più rapida della spesa si registrerà nei settori che offrono ‘esperienze’ più colpiti dalla pandemia (ad esempio, tempo libero e viaggi), piuttosto che in quelli delle ‘cose’” (lavatrici e automobili), un trend del resto già in atto da qualche anno”, evidenzia, precisando però che la ripresa assumerà forme complesse di cui sarà opportuno tenere conto. Potrebbe, ad esempio, essere un errore ritenere che i viaggi in aereo e la permanenza negli alberghi torneranno ai livelli pre-crisi. “La digitalizzazione dell’economia e la diffusione delle video conferenze rendono improbabile che i viaggi d’affari e la spesa aziendale torneranno ai livelli precedenti la pandemia. Pertanto, quando emergeremo dalla paralisi dovuta al Covid, alcuni gruppi alberghieri e alcune compagnie aeree orientati al settore aziendale potrebbero beneficiare in misura minore rispetto a società che puntano maggiormente sul tempo libero”, chiarisce.
E veniamo quindi ai portafogli. Secondo Davies, l’elezione di Joe Biden ma senza il controllo, o con un controllo marginale, del Senato fa sì che ci troviamo in una situazione intermedia, discretamente favorevole ai mercati azionari e obbligazionari e certamente positiva per utility, beni di prima necessità, immobili e tecnologia Usa, ma che potrebbe avere implicazioni negative per finanza, energia e salute (finanza ed energia dovrebbero beneficiare della ripresa e del vaccino, ma ne beneficerebbero ancora di più se lo stimolo fosse più elevato).
Dall’altro lato dell’Oceano invece, la Brexit potrebbe avere implicazioni di portata più ampia, riguardanti anche le relazioni commerciali di Londra con gli Usa e con l’Europa. E per il mercato azionario britannico, il prossimo anno riveste un’importanza cruciale. “Il Regno Unito ha attraversato un periodo estremamente difficile, segnato dal permanere delle incertezze sulla Brexit, da turbolenze politiche e dalla pandemia – osserva l’esperto -. Le società del Paese appaiono convenienti, come dimostra l’aumento delle operazioni di fusione e acquisizione. Ritengo quindi che qualsiasi notizia positiva, che si tratti di vaccino, di Brexit o di altro ancora, potrebbe innescare un rialzo delle azioni britanniche nel 2021”.
Per Davies, quello che ci aspetta è un mondo caratterizzato da bassa inflazione, bassa crescita e bassi tassi d’interesse. E per questo è difficile che lo stile value tradizionale possa sovraperformare nel più lungo periodo. “Mettiamo pertanto in guardia dalla corsa allo stile value e ai titoli con performance deboli a prescindere dalle prospettive e invitiamo gli investitori a diffidare delle trappole di valore – avverte -. Tale contesto favorirà invece le tipologie d’investimento privilegiate da Columbia Threadneedle Investments: attivi a lungo termine e società caratterizzate da una crescita duratura che continuano ad apprezzarsi, in quanto dotate di tutte le caratteristiche che ricerchiamo in un’impresa: rendimenti sostenibili trainati da un considerevole ‘economic moat’, un ottimo profilo nell’ottica delle cinque forze di Porter, solide credenziali ambientali, sociali e di governance e un vantaggio competitivo sostenibile”.
La volatilità rimarrà probabilmente elevata nel 2021, ma per l’esperto sarebbe un errore reagire istintivamente a forti movimenti dei mercati. “In qualità di investitori, dobbiamo mantenere i nostri posizionamenti strategici e concentrarci sul più lungo periodo. Desideriamo che i nostri portafogli includano elementi di rischio, ma deve trattarsi di rischio controllato”, mette in guardia.
Gli investitori devono essere preparati al proseguimento dei trend strutturali attuali, quali la digitalizzazione e l’automazione, tenendo anche conto dello slancio impresso dalla pandemia alla crescita dell’e-commerce. E secondo Davies, le azioni che beneficiano di questi trend continueranno a sovraperformare. “Prevediamo inoltre che aree cicliche duramente colpite dal Covid-19, come viaggi e intrattenimento, metteranno a segno un recupero nel momento in cui inizierà la ripresa – argomenta -. Detto ciò, gli investitori non dovrebbero trascurare nemmeno le società che hanno sottoperformato durante la pandemia ma che dispongono della solidità finanziaria e dei modelli di business per espandere le proprie quote di mercato”.
Per quanto riguarda specifiche regioni, si tratta di confrontare le prospettive a breve con quelle a lungo termine. “Le azioni britanniche sono chiaramente più convenienti rispetto a quelle di altri mercati e potrebbero risultare avvantaggiate qualora la ripresa che prevediamo nei prossimi 9-12 mesi dovesse concretizzarsi; l’Europa si trova a mio avviso in una posizione simile. Nel più lungo periodo ravvisiamo potenziale negli Stati Uniti e nei mercati asiatici/emergenti”, prosegue l’esperto.
Quanto agli Emergenti, come sempre ci sono Paesi in procinto di crescere e altri in difficoltà, tra cui Brasile e India. La Cina, com’è evidente, guiderà la ripresa, mentre l’India o i mercati dell’America latina sono rimasti più indietro. In Giappone, invece, l’economia è significativamente esposta all’industria, soprattutto agli investimenti cinesi, il che induce Davies a formulare prospettive più rosee per le azioni nipponiche in vista della ripresa, anche se le dinamiche demografiche del Paese continuano a rappresentare un ostacolo.
Infine, l’obbligazionario. “I mercati investment grade hanno beneficiato direttamente di misure di stimolo fiscale quali i piani di acquisto di obbligazioni societarie e i programmi di cassa integrazione. Ravvisiamo rischi di declassamento nel momento in cui tali misure verranno a mancare, ma i rischi sono maggiori nel segmento high yield dove gli investitori dovranno esercitare cautela data la maggiore leva finanziaria – conclude Davies -. Non tutte queste società riusciranno a sopravvivere; se la leva finanziaria elevata è legata alla leva operativa, come spesso avviene, è opportuno muoversi con estrema prudenza. Vediamo quindi con favore un certo livello di rischio nel credito, ma crediamo che sia meglio cercarlo nel segmento investment grade piuttosto che in quello high yield”.
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