Risparmio, solo un italiano su quattro investe
Secondo una ricerca XTB-YouGov, la quota scende al 19% tra le donne. Nord più dinamico, Sud in ritardo. Cruciale resta l’istruzione. Bond, azioni e fondi comuni gli strumenti preferiti
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Gli italiani si fidano dell’intelligenza artificiale tanto da essere sempre più propensi ad affidargli i propri soldi. Lasciare a ChatGpt &Co la costruzione o la gestione del portafoglio di investimento è infatti per molti già realtà oppure potrebbe diventarlo presto. Lo rivela l’ultimo sondaggio ‘Retail investor beat’ di eToro, secondo cui si tratta di una tendenza in aumento non solo tra i risparmiatori più giovani. E a sostenerla c’è l’idea che l’utilizzo dell’AI sia preferibile perché capace di prendere decisioni migliori e a condizioni più efficienti. Constatazione che, tuttavia, si affianca a una consapevolezza evidenziata dalla stessa società: il fattore umano resta fondamentale.
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La survey, condotta trimestralmente su un campione di 11mila investitori retail di tredici Paesi che comprende anche mille italiani, mostra un progressivo aumento di quanti considerano l’intelligenza artificiale la nuova frontiera dell’investimento. È infatti cresciuta la percentuale dei risparmiatori tricolori aperti alla possibilità di impiegare strumenti guidati dall’AI per comporre o movimentare il proprio portafoglio: ora sono il 53%, contro il 50% di un anno fa. Di questi, il 13% già li utilizza (era l’11% nel 2024) mentre il 40% (dal 39%) intende farlo nel prossimo futuro.
Fonte: eToro, Retail investor beat
Altro dato interessante è che le nuove tecnologie non seducono solo i giovani, sebbene siano loro a mostrare la maggiore apertura. Tra gli investitori retail appartenenti alla Generazione Z, cioè coloro che hanno tra i 18 e i 27 anni, la propensione all’utilizzo dell’AI per gli investimenti sale infatti ben oltre la media: al 65%. Nello specifico, il 21% già se ne serve e il 44% intende farlo. Seguono i Millennials (28-43 anni), con il 16% già operativo e il 41% che si prepara a diventarlo, ma la vera sorpresa arriva dalla Generazione X (44-59 anni): in un anno la percentuale di chi tra gli over 40 si dice pronto all’impiego degli algoritmi è infatti salita dal 46% al 56%. Di questi, il 12% già vi ricorre e il 44% vuole cominciare. Chiudono la classifica i Boomers (60-78 anni), con un complessivo 28% (appena un 2% già se ne serve e un 26% disposto a farlo).
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Quanto alle ragioni che sostengono il trend, quasi la metà (41%) di chi abbraccia le possibilità offerte dall’intelligenza artificiale sostiene che questa tecnologia rappresenti il futuro degli investimenti: il 23% è infatti pronto a riconoscerle la capacità di prendere decisioni migliori di quanto faccia egli stesso (23%) o addirittura rispetto ai grandi gestori (28%). Per Massimo Citoni, country head di eToro Italia, la tecnologia sta creando un terreno di gioco più equo perché dà ai risparmiatori la possibilità di accedere a strumenti e analisi che prima erano prerogativa dei grandi investitori istituzionali. “Sempre più investitori retail stanno prendendo consapevolezza della capacità dell’AI di abbattere le barriere che precludevano l’accesso a informazioni di qualità”, spiega, “permettendo così di prendere decisioni più consapevoli”.
Tutto questo però non può far pensare che con l’intelligenza artificiale si possa fare a meno di quella umana, secondo l’esperto della società. “Dobbiamo comunque ricordare sempre che la tecnologia non può sostituire totalmente il fattore umano e che le decisioni prese devono essere comprese”, avverte Citoni. Il quale conclude rimarcando l’importanza “di continuare a lavorare affinché ci sia una maggiore educazione finanziaria e quindi una maggiore consapevolezza da parte degli investitori”.
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