In un anno risorse raddoppiate da 992 milioni a 1,9 miliardi di euro. E su tutta la filiera si arriva a 2,2 miliardi. L’Ict resta il settore preferito. L’osservatorio VeM
Il venture capital italiano archivia un altro anno di crescita. Nel 2022 sono infatti raddoppiati gli investimenti nelle startup tricolori, che hanno chiuso con un totale di 349 operazioni per 1,9 miliardi, contro i 992 milioni del 2021. È quanto emerge dall’Osservatorio Venture Capital Monitor – VeM, stando al quale complessivamente i round, initial e follow on, sono stati 370 da 317 dell’anno prima (+17%). In calo, invece, gli impieghi in realtà estere fondate da imprenditori del nostro Paese, che passano da 919 a 302 milioni portando però il dato totale dell’industria a quota 2,2 miliardi (erano 1,9 miliardi nel 2021).
Focus su technology transfer
L’Osservatorio, attivo presso Liuc Business School e realizzato grazie al contributo di Intesa Sanpaolo Innovation Center ed E. Morace & Co. Studio legale con il supporto istituzionale di Cdp Venture Capital Sgr e Iban, sottolinea anche come totale degli investimenti in trasferimenti tecnologici nel 2022 sia stato pari a circa 100 milioni di euro su 46 operazioni. Questi risultati sono arrivati grazie anche all’impatto dei fondi della piattaforma ITAtech, che hanno raccolto complessivamente oltre 300 milioni realizzando 118 investimenti dal 2018 per un ammontare di oltre 160 milioni (compresi i co-investitori).
Importate la dimensione corporate
Quanto all’attività di corporate venture capital, si conferma una notevole presenza di imprese nei round di finanziamento. In particolare, è stata registrata la partecipazione di aziende negli investimenti a supporto delle realtà imprenditoriali nascenti o nella fase di primo sviluppo in circa il 26% dei round complessivi, poco meno rispetto all’anno prima. Relativamente alle sole startup con sede in Italia, venture capital e corporate venture capital hanno investito 371 milioni di euro su 205 round mentre le attività di sindacato tra venture capital, corporate venture capital e business angel hanno cubato quasi 1,5 miliardi di euro su 144 operazioni (79 milioni in 72 round i soli business angel). Il totale di queste attività porta la filiera dell’early stage in ad aver impiegato nel nostro Paese oltre 1,9 miliardi di euro su 421 iniziative. Aggiungendo anche gli investimenti in startup estere con founder italiani, il totale sale a oltre 2,2 miliardi su 445 operazioni.
L’Ict resta il settore preferito dagli investitori
Dal punto di vista settoriale, l’Ict monopolizza l’interesse degli investitori con una quota del 39% delle società target. Il comparto è costituito per il 40% da operazioni su startup di digital consumer service e per il 60% da iniziative verso aziende con focus su enterprise technologies. A seguire, il 10% delle target oggetto di investimenti initial è stato diretto verso i servizi finanziari, l’8% verso l’energia e ambiente e l’healthcare.
Infine, anche il 2022 conferma, a livello di investimenti initial, che la Lombardia è la regione in cui si concentra il maggior numero di società target, 124, coprendo il 44% del mercato (era il 42% nel 2021, con 106 società). Seguono Lazio (13%) e Piemonte (10%).
Cipolletta: “Moltiplicare i gestori domestici”
Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi
“Abbiamo compreso il ruolo fondamentale dell’innovazione per la crescita del Paese, serve ora moltiplicare il numero gestori di fondi domestici, oggi sono circa 40 rispetto a una media europea di 150, così da creare un motore di sviluppo sistemico che permetta a questo mercato di diventare un vero e proprio pilastro per la crescita delle imprese”, commenta il presidente Aifi Innocenzo Cipolletta.
“A livello settoriale notiamo ancora un grande focus sul comparto dell’Ict”,sottolinea Anna Gervasoni, professoressa Liuc-Università Cattaneo, secondo cui una novità interessante riguarda la distribuzione geografica degli investimenti. “Oltre alla consueta concentrazione delle operazioni nell’area del Nord Ovest, nel 2022 si assiste a una copertura nazionale degli investimenti, segno della sempre maggiore presenza e capillarità degli investitori sul nostro territorio”, fa notare.
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