Secondo gli Institutional Investor Indicators di State Street, a ottobre le partecipazioni azionarie sono calate ai minimi da 29 mesi. Salgono le allocazioni di liquidità. Pesa la guerra in Medio Oriente
Via dagli asset rischiosi. Sembra essere questa la nuova parola d’ordine degli investitori istituzionali, che ad ottobre hanno portato l’esposizione all’equity al livello più basso da quasi due anni e mezzo. Lo certifica lo State Street Risk Appetite Index, precipitato nel periodo a -0,55 dal -0,18 di settembre. Un dato in linea con la precedente rilevazione, da cui emergevano una predominante modalità risk-off e un ritorno alla liquidità.
Gli Institutional Investor Indicators misurano la fiducia degli istituzionali, ovvero la loro propensione al rischio, in modo quantitativo e tramite l’analisi dei modelli di acquisto-vendita ricavati dai 37 trilioni di dollari di asset in custodia e amministrazione di State Street. E il mese scorso hanno mostrato un comportamento estremamente prudente. “Gli investitori avevano già assunto un atteggiamento difensivo prima dello scoppio della guerra in Medio Oriente, ma da allora lo sono diventati ancora di più. Ogni settimana abbiamo osservato flussi di riduzione del rischio su azioni, obbligazioni, valute e materie prime” spiega Michael Metcalfe, head of macro strategy di State Street Global Markets. Sui 22e fattori che compongono il Risk Appetite Index stilato dall’asset manager americano, infatti, ben dodici sono risultati negativi: un dato che corrisponde al livello minimo di propensione al rischio registrato nel 2023.
Aumentano le allocazioni di liquidità
Gli indicatori delle partecipazioni di State Street mostrano poi che le allocazioni di liquidità da parte degli investitori di lungo termine sono aumentate di altri otto decimi di punto percentuale, salendo al 21,1%. Quelle nel reddito fisso, invece, sono scese dello 0,2% e hanno toccato il 28,3%. A subire il calo più consistente sono state però le allocation azionarie, che hanno raggiunto il 50,5% dopo una flessione dello 0,6%. “Le partecipazioni in liquidità sono aumentate di oltre il 6% rispetto al minimo raggiunto nel marzo 2022, compreso un aumento di quasi l’1% nel mese di ottobre”, fa notare Metcalfe. Un’impennata che però resta ancora al di sotto dei picchi raggiunti nei momenti più acuti della pandemia, della Grande Crisi Finanziaria e della bolla Dot-com.
Quanto al futuro, secondo l’esperto, sono le partecipazioni azionarie ad apparire ancora sensibili a un’ulteriore fuga verso la liquidità. E questo perchè rimangono al di sopra della loro media storica nonostante siano ai minimi da 29 mesi. Intanto, complice lo stop delle banche centrali, novembre è iniziato in modo più positivo per i mercati azionari. Ma visto il contesto macro e geopolitico ancora complesso, Metcalfe mette in guardia dal ripetere l’errore di inizio anno: essere eccessivamente ottimisti sulle prospettive di taglio dei tassi d’interesse.
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