Che successo, questa Spac!
Le ragioni del boom delle Spac e il destino dell’Ipo tradizionale: dall’operazione Lucid fino a eToro, passando per l’italiana Illimity, un mercato che nel 2020 ha raccolto più di 80 miliardi
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Il crollo di Deliveroo nel giorno del collocamento sul listino londinese (su cui è arrivata a perdere il 30%), il ritiro dell’Ipo di Drs a Wall Street da parte della capogruppo Leonardo e il rallentamento della corsa al listino fa riflettere. Così come un certo raffreddamento degli entusiasmi da parte degli investitori registrato nel corso degli ultimi debutti internazionali: due settimane fa, il 25 marzo, su sei collocamenti sui mercati Usa solo quello di Olink Holding ha chiuso sopra al prezzo di debutto (rispetto al +38% registrato in media dalle società approdate sul listino da aprile 2020 ad oggi, nel corso della prima seduta). Non solo. L’Ipo Index di Renaissance Capital inizia a mostrare segnali di stanchezza: dopo il +138% registrato nel 2020 (rispetto al +56% dell’S&P500), da inizio anno perde il 3,4% (rispetto al +6,1% dell’S&P500). E, secondo le stime di Barron’s a marzo 2021, la performance media riportata dalle debuttanti nel giorno del collocamento in Borsa è stata quella di un, non proprio esaltante, calo di dieci punti percentuali. Tutto questo porta a chiedersi se l’Ipomania, con le sue valutazioni stellari viste in questi ultimi mesi, sia giunta al termine o se invece si tratti di un falso allarme e di singoli casi isolati.
Il fatto è che la speranza di una prossima uscita dal tunnel del Covid19 sta cambiando la direzione del mercato. Lo ricorda Giacomo Tilotta, Head of European Equity di AcomeA sgr. Al di là delle peculiarità della quotazione di Deliveroo (la valutazione, le problematiche legate a una governance che lasciano poco spazio decisionale agli azionisti di minoranza, i problemi Esg e i rischi legali legati alla figura dei rider), “ci sono elementi che testimoniano un sentiment di mercato differente rispetto a quello di qualche mese fa” sostiene Tilotta. L’esperto di AcomeA sgr, dopo aver ricordato che “l’inizio della pandemia ha sancito la vittoria dei cosiddetti titoli growth, e, in generale, dei titoli appartenenti allo “stay at home” a cui si iscrive di diritto Deliveroo”, ha evidenziato i “tre aspetti che hanno determinato la rotazione settoriale in atto negli ultimi mesi”. Prima di tutto, commenta Tilotta, la ripresa economica la cui velocità e solidità dipenderà dal grado di efficacia dei programmi di politica fiscale, contribuendo a dare maggiore visibilità a quei titoli “value” più sensibili all’andamento del ciclo economico; in secondo luogo le aspettative di inflazione con “la disaffezione del mercato verso quei titoli più sensibili positivamente ad un contesto di bassi tassi di interesse, come il settore delle utilities e quello tecnologico” e, infine, “l’efficacia delle campagne di vaccinazione da cui dipenderà l’inizio della fase di normalizzazione sociale ed economica”.
I numerosi appuntamenti in agenda a Wall Street nei prossimi giorni saranno in grado di misurare, presumibilmente, la temperatura del mercato. Attenzione in particolare alla quotazione di Coinbase prevista il 14 aprile con una valutazione sui 70 miliardi) e, a seguire, quella di Robinhood, protagonista del “caso” Gamestop che dovrebbe approdare al Nasdaq con una valutazione di 30 miliardi. Occhi aperti anche su Squarespace, Marqeta, Oatly, Istacart, Flipkart, Grab, Applonvin e KowBe4, tutti unicorni (società con una valutazione superiore al miliardo) attesi sul mercato nell’anno.
Nel primo trimestre il mercato delle Ipo americane è stato scoppiettante con 102 debutti per una raccolta di 40,3 miliardi il periodo tra gennaio e marzo 2021 si è aggiudicato il primo posto del podio dei migliori trimestri degli ultimi vent’anni (nel terzo trimestre 2000 le Ipo furono 133 per una raccolta di 18,5 miliardi). Lo rivela uno studio di Renaissance Capital che sottolinea come i protagonisti siano stati l’ambito sanitario e quello tecnologico e come ben nove debuttanti abbiano superato con il collocamento una raccolta di un miliardo di dollari, tra cui Coupang, Bumble, Affirm, Oscar Health. Senza considerare Roblox che è approdata sul listino attraverso un direct listing e una valutazione di 42 miliardi.
Se poi in questa lista si includono le spac, il totale dei debutti arriva a 400. Le 298 spac hanno infatti raccolto 87 miliardi di dollari e, al ritmo attuale i debutti di questa sorta di assegni in bianco destinati a raccogliere capitale da investire in acquisizioni di specifici target, potrebbero arrivare a mille entro fine anno. Si consideri che la media annuale dei debutti è di 200 (con un picco nel 1999, al culmine della dot-com mania, con 486 debutti)
Quanto al futuro, al momento sono 89 le Ipo che hanno presentato domanda e hanno un obiettivo di raccolta complessivo di 12 miliardi di dollari. Renaissance stima che si siano comunque altre 250 società pronte a debuttare sul mercato di cui almeno il 25% si ritiene che abbiano compilato confidenzialmente le procedure di quotazione su autorizzazione della Sec. Si tratta di società con un fatturato inferiore al miliardo che pubblicizzeranno i file quando pronte. Non solo: in pole position ci sono anche 254 spac che puntano a raccogliere complessivamente 64 miliardi. Sempre che l’Ipomania non si sgonfi del tutto.
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