Rischio recessione rimandato al 2020
Nessun rischio nel breve termine, ma senza investimenti infrastrutturali o compensazioni per il deficit fiscale Usa, nel 2020 è plausibile ipotizzare una recessione. La view di Bmo Gobal Am
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Brutte notizie da Bruxelles. La Commissione Ue ha tagliato ancora le stime di crescita dell’Italia: nel 2018 il Pil cresce dello 0,9%, nel 2019 dello 0,1%, e nel 2020 dello 0,7%. Nelle previsioni di febbraio era rispettivamente 1%, 0,2% e 0,8%. “La debolezza”, frutto della “contrazione” dello scorso semestre, “lascerà il passo a una tenue ripresa”, scrivono i tecnici europei. I consumi dovrebbero essere aiutati dal reddito di cittadinanza, ma il “mercato del lavoro che si deteriora” danneggerà la spesa dei consumatori che tenderanno a risparmiare, avvertono.
Non solo. Bruxelles lancia anche l’allarme deficit e debito. “La crescita sommessa e l’allentamento di bilancio intaccheranno i conti pubblici, con deficit e debito che saliranno fortemente”, prosegue il report. Nella nuova stima il deficit sale infatti a 2,5% nel 2019 e 3,5% nel 2020 (stima che non comprende l’attivazione delle clausole di salvaguardia, cioè l’aumento dell’Iva). Mentre il debito schizza a 133,7% quest’anno e 135,2% il prossimo. In autunno la stima era di 131% e 131,1%. Ombre anche sul mercato del lavoro. “E’ improbabile che il mercato del lavoro sfuggirà all’impatto dell’economia stagnante – avvertono i tecnici Ue -, come indicano le sommesse aspettative di impiego delle imprese. Ci si aspetta che la crescita dell’occupazione si arresterà nel 2019”, mentre la disoccupazione sale all’11% “visto che è probabile che il reddito di cittadinanza indurrà più persone ad iscriversi nelle liste di disoccupazione e quindi ad essere contate come forza lavoro”.
Le previsioni Ue “corrispondono alle previsioni già fatte nel nostro Def, quindi ce l’aspettavamo, mi pare che saranno confermate. Sembra ci sia leggermente meno ottimismo per l’anno prossimo ma dal punto di vista delle previsioni, con gli errori di stima, è quasi identico. Tengo anche presente che nelle previsioni della Commissione Ue non si è tenuto conto, perché sono state chiuse prima, dei dati del primo trimestre del Pil italiano che non erano negativi”, ha detto il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
Duro invece il commento del commissario Pierre Moscovici. La crescita italiana è “molto contenuta” e ha “incidenza su conti. Ma non è oggi che parleremo del rispetto” del Patto di stabilità. “Bisognerà tornarci su, ma la Commissione valuterà la conformità col Patto nel pacchetto di primavera pubblicato a giugno, e terremo conto anche dei risultati 2018 così come il programma di riforme presentato il mese scorso”. Bruxelles ha “avviato colloqui con il Governo, e in particolare con il ministro dell’economia, perché è importante, prima di avere una valutazione, avere una visione comune”.
Tinte fosche anche per il resto d’Europa. Frena ancora la crescita dell’area Ue, su cui “continuano a pesare le incertezze globali” con il “recente rallentamento della crescita e del commercio” mondiale, spiega la Commissione Ue che rivede al ribasso il Pil all’1,2% per il 2019 dall’1,3% delle stime di febbraio e all’1,5% per l’Ue dal precedente 1,6%. In questo contesto la crescita “farà interamente affidamento sulla domanda interna”. Va meglio però sul fronte della disoccupazione e dl debito pubblico, che continuano a calare nell’Eurozona e nell’Ue nonostante il rallentamento della crescita. Il tasso scenderà nei 19 al 7,7% nel 2019 e al 7,3% nel 2020, ossia un livello inferiore a quello pre-crisi, mentre nell’Ue a 6,5% e poi 6,2%, dove già oggi è ai minimi storici. Anche il debito pubblico continua la sua discesa nel complesso di Eurozona e Ue, rispettivamente a 85,8% e 80,2% nel 2019. L’inflazione resta invece debole, 1,4% per 2019-2020.
Da segnalare la frenata della locomotiva tedesca. Il crollo del Pil, che nel 2019 con lo 0,5% sarà il secondo più basso dell’Ue dopo lo 0,1% dell’Italia, porterà a una significativa riduzione del criticato avanzo strutturale dei conti pubblici della Germania, che sarà tagliato dall’1,7% del 2018 all’1% nel 2019 e allo 0,8% nel 2020.
“I rischi” per l’economia europea “restano pronunciati”, con “l’ulteriore escalation dei conflitti commerciali e la debolezza dei mercati emergenti, in particolare la Cina”, ha avvertito il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis. Sul fronte interno, invece, “dobbiamo stare attenti a una possibile Brexit senza accordo, all’incertezza politica e un possibile ritorno del circolo vizioso banche-debito sovrano”.