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Istat: possibile nuovo rallentamento nei prossimi mesi, prezzi in aumento nel 2022. E da Berlino, Nagel preme su Lagarde: “Inflazione tedesca al 4%, la Bce intervenga”
La ripresa italiana comincia a scricchiolare. Se il 2021 si è chiuso con una produzione industriale tornata a livello pre-Covid grazie a un progresso dell’11,8% sul 2020, quando era calata dell’11,4%, a dicembre il dato mostra il primo segno meno, con una contrazione dell’1%. E l’Istat, nella consueta Nota mensile sull’andamento dell’economia di gennaio, conferma le preoccupazioni per il nuovo anno.
Possibile rallentamento nei prossimi mesi
Stando all’Istituto di statistica, la fase di ripresa dell’economia mondiale è al momento caratterizzata da minore dinamismo ed elevata e diffusa inflazione. Per il 2022 la crescita acquista dell’Italia è pari al 2,4% e il mercato del lavoro ha evidenziato segnali di stabilizzazione, ma, viene sottolineato nel report, “dal lato delle imprese permangono difficoltà nel reperire lavoratori con competenze adeguate”.
“Il calo di fiducia di famiglie e imprese riflette il peggioramento delle attese sulla situazione economica e i giudizi negativi degli operatori nei servizi di mercato e, in misura decisamente più contenuta, nella manifattura – prosegue la Nota -. Al contrario, le imprese del settore delle costruzioni hanno mantenuto un orientamento favorevole. Questi segnali potrebbero configurare un ulteriore rallentamento dell’attività nei prossimi mesi”.
L’inflazione sta acelerando
Oltre alla difficoltà delle imprese di reperire manodopera adeguata, i tecnici segnalano anche la “forte accelerazione” dell’inflazione registrata a inizio anno. E all’impennata dei prezzi dedicano una parte consistente del report. “In base alla stima preliminare, a gennaio, la variazione tendenziale dell’indice per l’intera collettività è stata pari a +4,8%. Dopo tredici mesi di tendenza al rialzo, l’inflazione acquisita per il 2022 risulta pari a +3,4%”, viene spiegato nella Nota, sottolineando che l’accelerazione è attribuibile agli andamenti dei prezzi delle voci maggiormente volatili, con la crescita sostenuta dei beni alimentari non lavorati (+5,4% a gennaio da +3,6%) e l’intensificazione dell’aumento tendenziale per quelli energetici, in particolare per la voce degli energetici regolamentati (+93,5% a gennaio da +41,9%) che incorporano gli effetti delle nuove tariffe di luce e gas.
A gennaio, il differenziale inflazionistico tra la nostra inflazione complessiva e quella della zona euro è diventato positivo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo Ipca ha segnato, infatti, un aumento tendenziale del 5,3%, due decimi di punto in più rispetto alla media dell’area.
E le aspettative sull’andamento dei prezzi nei prossimi mesi sono al rialzo. Nel breve periodo, nel settore manifatturiero tra gli imprenditori che producono beni destinati al consumo si sono rafforzate le prospettive di aumento dei listini. Dal lato dei consumatori, le cui attese si estendono a un orizzonte temporale più lontano, sono tornati ad aumentare coloro che si aspettano incrementi dei prezzi.
Pressing di Nagel su Lagarde
Un allarme simile è arrivato in contemporanea anche da Berlino, dove Joachim Nagel, neo presidente della Bundesbank, ha fatto sapere che la banca centrale tedesca prevede un’inflazione media di ben oltre il 4% per il 2022 in Germania e ha contestualmente invitato la Bce, nel cui board siede dal lato dei falchi, a intervenire.
”Se il quadro non dovesse cambiare entro marzo mi pronuncerò per normalizzare la politica monetaria – ha specificato -. Ritengo che i costi economici sono decisamente più alti, se si agisce troppo tardi, piuttosto che se si agisce tempestivamente. Ci sono segnali che l’aumento dei prezzi dell’energia sta durando più a lungo e sta influenzando i prezzi di altri beni e servizi, in un contesto di forte domanda”.
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