Tornano a crescere reddito e propensione al risparmio delle famiglie
Istat: nel primo trimestre dell’anno migliora anche il potere di acquisto. Merito del rallentamento dell’inflazione. In calo la pressione fiscale
5 min
Il barometro degli italiani torna al brutto. Complici il difficile contesto internazionale e il calo della capacità di risparmio, tra le famiglie dilaga il pessimismo e si torna a preferire il rendimento alla sostenibilità. È quanto emerge dal consueto Osservatorio semestrale, realizzato da Anima Sgr in collaborazione con la società di ricerche di mercato Eumetra, stando al quale aumenta il numero di chi non ha soldi per investire e diminuisce quello di chi, avendoli, punterebbe sui prodotti finanziari.
La ricerca è stata realizzata a settembre su un totale di 1.019 adulti ‘bancarizzati’ con accesso al web (campione rappresentativo di circa 35 milioni di persone) la metà dei quali risulta anche investitore. E mostra come guerra in Ucraina, inflazione alle stelle e svolta restrittiva della Bce, con le relative implicazioni su costo della vita e tassi dei mutui, sono fattori che contribuiscono tutti all’aumento del pessimismo sull’economia italiana.
La situazione, rispetto a un anno fa, è peggiorata secondo il 71% dei bancarizzati e il 66% degli investitori, in aumento da marzo 2022, quando queste percentuali erano rispettivamente del 54% e del 46%. Anche guardando al futuro prevalgono i pessimisti: per il 63% dei bancarizzati e il 56% degli investitori la situazione economica dell’Italia tra un anno sarà peggiore, mentre a marzo scorso la percentuale di chi avrebbe concordato con tale affermazione era rispettivamente del 48% e del 40%.
Passando ai timori, con l’evoluzione del quadro macro globale e il persistere di importanti variabili esogene, la percezione sui rischi considerati più gravi continua a cambiare. In testa spicca il pericolo di un aumento dei costi delle materie prime e quindi delle bollette, che a settembre preoccupavano il 45% dei bancarizzati e il 43% degli investitori, contro il 31% per entrambe le categorie di marzo. Parallelamente, cala il numero di chi annovera le guerre fra i pericoli maggiori: oggi il 30% dei bancarizzati e il 29% degli investitori ritiene la minaccia bellica una fonte di preoccupazione, in calo rispetto al precedente 53% e al 51%, all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina. Cala ulteriormente, infine, il numero di chi include fra i fattori di rischio più importanti anche le pandemie, oggi preoccupante per il 20% dei bancarizzati (erano il 30%) e il 20% degli investitori (erano il 32%).
Fra gli altri timori più diffusi vi sono la disoccupazione e la recessione economica, che preoccupano il 36% dei bancarizzati (a marzo il 35%) e il 33% degli investitori (28%), il cambiamento climatico, che rappresenta un rischio per il 26% dei bancarizzati e il 25% degli investitori, rispetto al 21% e al 23% dell’ultima rilevazione. La percentuale di chi teme l’inflazione, infine, è in netta crescita e passa dal 24% al 34% per i primi e dal 25% al 36% per i secondi.
Come già emerso dalla scorsa rilevazione, il sentiment si fa meno pessimistico se l’analisi si sposta alla propria situazione finanziaria personale. Il 18% dei bancarizzati e il 24% degli investitori giudica ancora che essa sia migliorata rispetto a un anno fa, mentre ‘solo’ 4 bancarizzati e 3,1 investitori su 10 ritengono che vi sia stato un peggioramento, nonostante la percezione sull’economia nazionale sia assai peggiore.
Sul fronte dell’inflazione, rispetto a marzo 2022 la percentuale di chi percepisce un aumento dei prezzi negli ultimi sei mesi, pur molto alta, è leggermente diminuita sia fra i bancarizzati (a 87% a settembre da 89% a marzo) che fra gli investitori (a 85% da 87%). Anche guardando alle attese per il futuro, il numero di chi teme altri rincari è in calo: il 67% di entrambi si aspetta nuovi rincari nel prossimo anno, contro il 71% e il 72% di marzo.
Nonostante questo, l’atteggiamento verso il futuro resta improntato alla prudenza. Tale cautela si riflette nella diminuzione dei progetti per l’avvenire e del numero di italiani che ne hanno uno, in calo rispettivamente da 2,7 a 2,5 progetti a testa e da 32 a 31 milioni di persone rispetto a marzo 2022. Fra chi sta facendo piani per il futuro, il 79% cita progetti di consumo e il 62% progetti di risparmio: in entrambi i casi si nota un calo di 4 punti percentuali rispetto all’ultima rilevazione e si registra il valore più basso da ottobre 2020.
Indicativo anche il dato sulla capacità di risparmio, ai minimi da aprile 2020: a settembre 2022, solo il 50% dei bancarizzati e il 68% degli investitori riusciva a risparmiare con costanza parte del proprio reddito.
In coerenza con i dati sulla contrazione della capacità di risparmio, le preferenze di investimento evidenziano un calo del numero di chi investirebbe in prodotti finanziari (il 51% dei bancarizzati e il 68% degli investitori), una stabilizzazione di chi preferisce gli immobili (il 40% e il 41%) e un calo di coloro che invece punterebbero sulla liquidità (il 19% e il 17%).
In controtendenza il dato di chi dichiara di non avere soldi da investire, in aumento dal 13% di marzo 2022 al 17% odierno fra i bancarizzati e dal 5% al 7% fra gli investitori.
Le difficoltà della situazione economica attuale si fanno sentire anche in tema di sostenibilità. La percentuale di chi ritiene ‘per niente’ o ‘poco’ importante prendere decisioni di consumo sostenibili, da marzo a settembre è aumentata dal 14% al 17% fra i bancarizzati e dall’11% al 15% fra gli investitori. Parallelamente, il 62% dei primi e il 61% dei secondi si dice in qualche misura favorevole a sospendere, seppur temporaneamente, i limiti alle emissioni, se serve a contenere i rincari. Restano tuttavia molti margini per migliorare la conoscenza dei termini della sostenibilità: l’85% dei bancarizzati e il 78% degli investitori non conosce il significato dell’acronimo Esg, mentre il 71% dei bancarizzati e il 63% degli investitori ignora il corretto utilizzo della parola “greenwashing”.
Significativo, infine, il dato relativo all’aumento di chi privilegia il rendimento rispetto alla sostenibilità: se a marzo solo il 26% dei bancarizzati e il 24% degli investitori avrebbero sottoscritto questa affermazione, a settembre queste percentuali erano salite rispettivamente al 38% e al 45%. Tuttavia, ciò non impedisce che almeno della metà del campione esprima interesse verso una consulenza in materia di investimenti sostenibili, di cui vorrebbe beneficiare il 50% dei primi e il 61% dei secondi.
.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.