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Per l’esperto uno degli effetti dell’invasione russa in Ucraina sarà un mix di crescita bassa e inflazione elevata che renderà difficile ribilanciare il portafoglio
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha dato il via a uno scenario di profonda incertezza, che nei prossimi mesi potrebbe portare a uno scenario di stagflazione, dato dal mix di crescita bassa e inflazione elevata. Un contesto in cui occorrerà fare i conti con una maggiore volatilità sui mercati e con la necessità di ribilanciare il portafoglio con asset in grado di proteggere sia dalla recessione sia dall’inflazione. A delineare lo scenario è Paul Jackson, global head of asset allocation research di Invesco, secondo cui la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina avrà diverse conseguenze. Tra queste, l’esperto prevede una minor crescita economica (con un Pil globale più basso delle previsioni dello 0,5%-1%); l’aumento dei costi dell’energia che dovrebbero mantenere l’inflazione più alta più a lungo; la stagflazione che renderà la vita più difficile alle Banche Centrali, spingendole nei prossimi mesi a essere meno aggressive di quanto si pensasse.
A questo proposito, per Jackson “la Russia sta chiaramente entrando in una fase estrema della stagflazione, mentre probabilmente l’Europa sperimenterà la recessione (a causa delle relazioni commerciali più strette con Russia, Ucraina e Bielorussia e dei rischi che deriveranno dal taglio delle forniture energetiche russe). “Infine, la politica fiscale probabilmente sosterrà i governi europei che aumenteranno le spese militari (come già annunciato dalla Germania)”.
Jackson evidenzia come “bilanciare tutte queste variabili è una sfida e un contesto di stagflazione è difficile da mitigare. La storia suggerisce che trovare asset che proteggano sia dalla recessione che dall’inflazione è difficile”. Ma secondo l’esperto non impossibile.
L’oro al top degli asset rifugio
Jackson individua l’oro come uno di questi asset, insieme ai contanti “che aiutano anche a smorzare la volatilità (anche se nel tempo l’inflazione eroderà il valore reale delle partecipazioni in contanti)”.
Secondo Jackson occorre poi considerare che per delineare le prospettive sugli asset finanziari occorre partire da considerazioni più ampie sul ciclo economico. “La perdita media per le azioni statunitensi durante i conflitti precedenti è stata del 9%, che per coincidenza è stato il calo registrato dallo S&P 500 dal picco di inizio 2022 (fino al 25 febbraio). Le nostre analisi storiche ci dicono anche che la stretta della Fed può causare una certa volatilità sul mercato in previsione del primo rialzo dei tassi, ma che nei mesi successivi le azioni tendono a sovraperformare rispetto alle obbligazioni”. Per l’esperto non è dunque il caso di ridurre l’allocazione azionaria, quanto piuttosto di aumentarla utilizzando eventuali riserve di liquidità.
Sulla stessa linea si colloca Luca Tobagi, investment strategist di Invesco, che evidenzia come “per i mercati finanziari i rischi nel breve sono elevati e non è detto che si esauriscano nello spazio di pochi giorni o settimane”. Tuttavia, evidenzia l’esperto, nel medio – lungo termine lo scoppio delle ostilità è stato storicamente un’opportunità di acquisto, a patto di non farsi prendere dal panico e di non guardare solo ai rischi di breve periodo. “Se prendiamo come esempio S&P 500, il mercato azionario americano, vediamo che dopo l’attacco di Pearl Harbour e l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, la forte correzione nel mercato azionario fu un’opportunità di acquisto nel medio-lungo periodo. Lo stesso si può dire per la crisi dei missili cubani che per fortuna non divenne un conflitto armato ma fu comunque una situazione di grandissima incertezza politica con una minaccia di escalation militare, così come l’inizio della Prima Guerra del Golfo nel 1990 e della Seconda nel 2003”.
I settori e le aree geografiche più interessanti
Guardando ai settori, anche se quello energetico è stato molto più performante finora, per Jackson “l’aerospaziale e la difesa riceveranno ora una spinta dall’aumento della spesa per la difesa, anche se entrambi sono difficili da un punto di vista Esg. Inoltre, l’aumento delle spese militari dovrebbe durare più a lungo dell’aumento dei prezzi dell’energia”.
Quanto alle aree geografiche, secondo Jackson andrebbero considerate quelle più lontane dalla Russia-Ucraina, come ad esempio Stati Uniti e Cina. Nel report “The Big Picture. 2022: a year of transition” Jackson sottolinea anche come il momento vada a favore delle azioni dei mercati emergenti che hanno ampiamente sottoperformato lo scorso anno. Per l’esperto andrebbero, inoltre, aumentate le allocazioni sul credito sia investment grade sia high yield (riducendo invece l’esposizione ai titoli di Stato) e considerati strumenti alternativi come i Reit i cui rendimenti continuano a sembrare relativamente interessanti. Nel report Jackson individua anche i macrotrend che terranno banco nei prossimi anni. Da questo punto di vista l’esperto vede opportunità di investimento legate al cambiamento climatico. Ad esempio, nelle tecnologie per la riduzione dell’uso di carbonio come l’energia eolica/solare, le pompe di calore e i sistemi geotermici, le auto e gli aerei elettrici, le criobatterie.
A questo si aggiunge l’attenzione per l’Africa a proposito della quale Jackson individua dieci paesi da tenere d’occhio. Tra questi, Sudafrica, Costa d’Avorio, Tanzania ed Egitto che a favore hanno le dimensioni e l’apertura agli investimenti; il Botswana che tra i punti di forza vede la stabilità e l’apertura agli investimenti; Zambia e Ghana (apertura agli investimenti); Algeria (dimensioni e risorse naturali); infine, Nigeria e Marocco, rispettivamente per le dimensioni e per l’apertura agli investimenti.
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