Il fondo Bgf World Technology punta su titoli leader e disruptor con un forte potenziale di crescita di lungo termine, selezionati con un processo di “decostruzione” che porta a costituire una tassonomia proprietaria
Tony Kim, gestore del BGF World Technology Fund di BlackRock
Trovare i Picasso, i Basquiat, gli Warhol del settore tecnologico: società con un forte potenziale di crescita di lungo periodo, leader di settori o disruptor. È questa la ricetta delineata a FocusRisparmio da Tony Kim, gestore del BGF World Technology Fund di BlackRock.
Il fondo investe globalmente almeno il 70 % del patrimonio complessivo in azioni di società operanti prevalentemente nel settore tecnologico e vanta una performance a un anno del 34,53% ad agosto 2021, del 123,27% a due anni. A fine agosto il fondo aveva una dimensione di 13,5 miliardi di dollari.
Qual è la strategia del vostro fondo e quali sono i principali fattori che hanno contribuito alla sua performance positiva finora?
La strategia del BGF World Technology Fund è quella di investire in società che riteniamo avranno un alto tasso di crescita, di lungo termine. Individuiamo e investiamo in aziende leader nel settore tecnologico con una crescita elevata ma stabile e in nuove società disruptive, anche queste con il potenziale per una rapida crescita. La nostra capacità di individuare e trovare continuamente nuove aziende, nuovi mercati, così come la ricerca di innovazione sono alla base della nostra sovraperformance.
Come descriverebbe il vostro processo di selezione? Come integrate i fattori Esg?
Oggi ci sono più di 2.500 aziende tecnologiche in tutto il mondo. Come si fa a valutare 2.500 aziende per identificare quelle in cui investire? Il nostro processo di selezione inizia con la “decostruzione”. Mappiamo l’intero universo in categorie e in base al tema e al prodotto; un approccio che ci porta ad avere una tassonomia proprietaria. Al livello più granulare, abbiamo 146 categorie mappate e lavoriamo per individuare le aziende leader all’interno di ciascuna. Lo facciamo attraverso la ricerca, sia qualitativa che quantitativa. Da un certo punto di vista, si tratta di andare a caccia dell’ignoto. Chi saranno i leader della tecnologia di domani? Chi sarà l’azienda tecnologica equivalente a un quadro Picasso in questo secolo? Oggi è facile vedere e riconoscere il valore di un’opera di Picasso, di certo non lo era negli anni ’20. Noi cerchiamo opere di Picasso, i Basquiat, gli Andy Warhol del mercato tecnologico. E in questo processo di investimento includiamo anche le considerazioni Esg, principalmente attraverso i pilastri sociali e di governance, e investiamo anche nella tecnologia verde. Solare, idrogeno, batterie sono tutti temi critici per la sostenibilità e sono tutti temi in cui investiamo.
Quali sono le sue prospettive per i mercati azionari per la fine di quest’anno e per il 2022? Quali aree geografiche sono più interessanti secondo lei?
Il prospetto delle opportunità geografiche è cambiato radicalmente negli ultimi anni. Oggi, circa il 60% dell’universo tecnologico si trova negli Stati Uniti, misurato in base al market cap. Ma guardando ai numeri, solo il 30% ha sede negli Stati Uniti. La tecnologia si è espansa in tutto il mondo. Dieci anni fa, non c’era quasi nessuna azienda tecnologica in Brasile, Cina o Europa. Oggi, ognuno di questi Paesi vanta un enorme mercato tecnologico. Per esempio, l’e-commerce ha visto emergere attori regionali distinti in tutto il mondo. Ecco perché investiamo a livello globale, senza vincoli geografici.
Qual è la vostra prospettiva sull’inflazione? Temete che la tecnologia possa essere colpita da un aumento dell’inflazione? Come state coprendo questo rischio?
Non abbiamo una view sull’inflazione. Mentre i movimenti dell’indice dei prezzi al consumo possono avere effetti a breve termine sui prezzi dei titoli tecnologici, il suo impatto impallidisce in confronto alle tendenze secolari a lungo termine che sostengono il nostro portafoglio.
Nell’universo tecnologico, quali sono i vostri settori preferiti? Quali, invece, dovrebbero essere affrontati con cautela?
I nostri settori preferiti in questo momento sono quelli che offrono la maggiore crescita. Quello dei software è il settore più dinamico, che offre oggi la crescita maggiore. Guardiamo con interesse anche ad altri settori quali internet, fintech e semiconduttori. Vediamo anche un potenziale di crescita nell’hardware, nelle infrastrutture e nei nuovi settori emergenti come lo spazio, eVTOL, edtech, adtech e digital health. Sono molti i temi all’interno del comparto tecnologico in cui i processi di innovazione stanno avendo un notevole impatto.
Come è posizionato il vostro fondo in questo momento?
In questo momento, il posizionamento del fondo è diversificato attraverso i settori precedentemente menzionati. Manteniamo la nostra esposizione ai temi secolari di lungo termine, ma ci focalizziamo anche su titoli ciclici valutati in modo attraente che probabilmente beneficeranno della ripresa della normalità economica. Dal punto di vista geografico, il 75% del nostro portafoglio è allocato in azioni statunitensi, mentre il resto è ripartito tra Asia, Europa e America Latina.
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