Vaccinare i portafogli in quattro mosse
Asset allocation strategica, sostenibilità, flessibilità e mix attivo-passivo: la ricetta di BlackRock per gli investitori alle prese con la pandemia
4 min
Tassi d’interesse più elevati, migliori condizioni di liquidità e minori incertezze politiche: in estrema sintesi queste sono le tre principali peculiarità che portano Russ Koesterich, portfolio manager del BGF Global Allocation Fund di Blackrock.
Lo sfumare dell’emergenza sanitaria da covid-19 lascia ora lo spazio a valutazioni più razionali sulle mosse necessarie per rimettere in moto l’economia reale. Preso atto che le azioni di politica monetaria da sole non sono più sufficienti, i governi dell’Eurozona stanno ponderando la maniera più adeguata per un intervento sistemico e coordinato, con delle conseguenze anche sul mondo degli investimenti specialmente nel reddito fisso. Ne abbiamo parlato con l’esperto dell’asset manager più grande al mondo.
È nostra opinione che l’Eurozona beneficerebbe materialmente di misure di stimolo fiscale coordinate e di manovre monetarie accomodanti da parte della Bce. Tuttavia, siamo consapevoli delle difficoltà logistiche insite in un singolo pacchetto di manovre fiscali implementato da tutti gli stati membri. Per fare un confronto, il Governo degli Stati Uniti ha approvato un pacchetto di misure di stimolo (Coronavirus Aid, Relief and Economic Securities Act, CARES Act) indirizzato a imprese e a individui, mentre la Fed ha cominciato ad implementare una serie di manovre monetarie che dovrebbero risultare in un’espansione del proprio bilancio pari a circa 4 trilioni di dollari. L’azione combinata di queste politiche dovrebbe iniettare nell’economia risorse per quasi il 30% del Pil statunitense nel 2019. Riteniamo che l’entità di tali misure combinata con la relativa rapidità di implementazione faciliteranno considerevolmente la ripresa a seguito di quella che si manifesterà, con ogni probabilità, come una materiale contrazione economica.
In Europa, mentre la Bce ha incrementato significativamente l’acquisto di titoli obbligazionari (1,1 triliardi di euro nel corso dei prossimi 9 mesi), è stata fino ad oggi obbligata a fornire un supporto unilaterale all’economia della regione. Per questo motivo, al momento nutriamo maggiore fiducia nelle tempistiche e nell’entità di una eventuale ripresa negli Usa rispetto all’Europa.
Tale esposizione non risulta variata significativamente alla fine di marzo. Tuttavia, è importante notare come il portafoglio sottopesi l’intero mercato obbligazionario europeo rispetto al benchmark. Riteniamo infatti che i titoli governativi statunitensi a lungo termine rappresentino uno strumento di copertura più efficace contro la marcata volatilità del mercato azionario globale. Questo è dettato da tassi di rendimento più elevati a parità di scadenza con i titoli analoghi europei, da migliori condizioni di liquidità e dalla mancanza di incertezze sul fronte politico che possono impattare gli emittenti governativi in periodi di forte stress di mercato.
Se da un lato è corretto affermare che il nostro portafoglio è tecnicamente sovrappesato sia sulle azioni sia sulle obbligazioni dei mercati emergenti, è necessario evidenziare come il nostro benchmark di riferimento, che è stato creato più di trent’anni fa, non abbia alcuna esposizione ai mercati emergenti. Quindi qualsiasi posizione in titoli emessi su questi mercati risulta di fatto in un sovrappeso. Inoltre, vale la pena menzionare che il 6% del portafoglio (4% azioni, 2% obbligazioni) detenuto in titoli di mercati emergenti a fine marzo è investito in Cina. Fra le azioni cinesi troviamo importanti società di e-commerce. Analogamente al caso degli Stati Uniti, riteniamo che tale segmento di mercato offra un eccellente potenziale di crescita nel lungo periodo. È inoltre da rimarcare che alcune di queste società sono state fra i nostri migliori investimenti azionari nel corso degli ultimi 12 mesi.
Allo stesso modo, per quanto riguarda l’obbligazionario emergente, la quasi totalità dei nostri investimenti è detenuta in Chinese Government Bonds (CGBs). Diversamente da quanto avvenuto per la maggior parte dei titoli obbligazionari emergenti, questi bond hanno mantenuto valutazioni favorevoli da inizio anno. Per motivi di regolamentazione, non ci è permesso discutere future modifiche del portafoglio.
A livello finanziario, il punto di domanda principale riguarda la traiettoria che l’economia globale seguirà nel breve termine. L’entità della contrazione economica sarà probabilmente più elevata di quella raggiunta durante la crisi finanziaria. Le stime suggeriscono una contrazione del 10-20% per il secondo trimestre del 2020. Vi sono maggiori incertezze sull’outlook per il secondo semestre dell’anno, che sarà determinato da tre variabili: l’andamento dell’epidemia, la durata e la severità del lockdown e l’efficacia delle misure di stimolo. Pensando alle implicazioni della contrazione, è inoltre importante tenere a mente due considerazioni: gli asset rischiosi sono già stati segnati da una delle correzioni più severe a cui abbiamo mai assistito e gli Stati Uniti hanno risposto all’emergenza con un pacchetto di misure senza precedenti. Siamo dunque inclini a mantenere una posizione quasi neutrale al mercato azionario, nella speranza che l’avanzare dell’epidemia rallenti e che l’entità delle misure di stimolo che verranno varate continui a dimostrarsi priva di paragoni rispetto a quanto avvenuto nel corso della storia moderna.
Per quanto riguarda il settore della tecnologia, a fine marzo abbiamo mantenuto un modesto sovrappeso rispetto al benchmark. Ciò detto, guardiamo con favore al settore grazie ad una serie di peculiarità, come un potenziale di crescita delle entrate sopra la media, bassi livelli di debito, elevata liquidità e cash flow che permangono solidi. Il Fondo è particolarmente positivo sul settore dei software, ma mantiene un’esposizione anche ai settori e-commerce, semiconduttori, e ad alcune aree tematiche come quella della cyber-security. Da notare come alcuni di questi temi, in particolare e-commerce e cyber-security, siano ottimamente posizionati per beneficiare nel lungo periodo dei cambiamenti sociali introdotti dalla crisi attuale.