La Bce vede nero: “Male il Pil del quarto trimestre, prospettive cupe”
Nel bollettino mensile, l’allarme per una ripresa dell’Eurozona che perde slancio. E la conferma che l’Eurotower agirà a dicembre. “Inflazione negativa fino al 2021”
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Nonostante la ripresa estiva e le notizie sui vaccini siano fonte d’ottimismo, “la strada è ancora lunga e le autorità dovranno prendere decisioni difficili se estendere, e in che modo farlo, gli interventi e alla fine su come gestire il debito che questi creano”. È tutto in queste parole, messe nero su bianco dal vicepresidente della Bce, Luis De Guindos ,nell’introduzione, il senso dell’ultima Financial Stability Review pubblicata dall’Eurotower. La raccomandazione ai governi è chiara: un ritiro prematuro degli aiuti potrebbe generare un’ondata devastante di perdite, con Italia e Olanda destinate a pagare il conto più salato, e all’orizzonte è atteso un aumento della vulnerabilità per banche e imprese. Ma allo stesso tempo è necessario stare molto attenti alla sostenibilità del debito.
“I meccanismi di aiuti dei Governi (alle imprese e al settore bancario, ndr) sono essenziali in questo momento, ma devono essere mirati a un sostegno circoscritto alla pandemia, evitando di creare problemi di sostenibilità del debito nel medio termine”, chiarisce De Guindos, avvertendo che “il forte rialzo dell’indebitamento di aziende e bilanci pubblici aumenta i rischi per la stabilità finanziaria nel medio termine” perché banche e bilanci pubblici sono entrambi esposti ai rischi indotti dalla pandemia per il settore aziendale”, con le perdite delle banche che si manifesteranno con un ritardo temporale rispetto alla fine della crisi.
Dunque “possono emergere rischi sia da un ritiro prematuro degli interventi, sia da un sostegno prolungato”. Per i tecnici di Francoforte, il ritiro prematuro del sostegno fiscale (comprese le garanzie statali sui prestiti e le moratorie) rischia di frenare la ripresa economica, trasformando i problemi di liquidità delle aziende registrati all’inizio della pandemia in problemi di solvibilità. Il forte aumento dell’indebitamento societario e sovrano accresce i rischi nel medio termine per la stabilità finanziaria poiché le banche e così come gli enti sovrani sono esposti al rischio indotto dalla pandemia cui devono far fronte le imprese dell’area dell’euro. “La redditività delle banche dovrebbe rimanere debole – spiega il vicepresidente Bce -. Gli accantonamenti sono aumentati, ma in alcuni casi sembrano ottimisti, mentre le garanzie e la moratoria potrebbero aver allungato il tempo necessario affinché una debole performance economica si traduca in perdite sui prestiti”.
“I regimi di sostegno dei governi al momento sono essenziali – avverte quindi De Guindos – ma dovrebbero rimanere mirati al sostegno economico correlato alla pandemia ed evitare di dare adito a preoccupazioni per la sostenibilità del debito a medio termine”.
Per le banche dell’area dell’euro, entrate nella pandemia con bilanci più solidi rispetto al momento della crisi finanziaria globale, una fine prematura delle garanzie e delle moratorie statali potrebbe portare a un’ulteriore ondata di perdite. “Si prevede inoltre che debbano far fronte a continue pressioni sulla redditività, anche a causa di prospettive più deboli per i prestiti e continue sfide strutturali – prosegue la Stability Financial Review -. Le riserve di capitale delle banche rimangono confortevoli e dovrebbero rimanere disponibili per assorbire le perdite e sostenere i prestiti per un periodo prolungato. Le autorità devono monitorare l’efficacia delle politiche per supportare l’uso del buffer ed evitare la riduzione della leva finanziaria”.
Guardando oltre la pandemia, secondo Francoforte è importante che le banche, insieme al resto del sistema finanziario, gestiscano i rischi per la stabilità finanziaria posti dai cambiamenti climatici e sostengano la transizione verso un’economia più verde. “Un ritorno all’assunzione di rischi da parte di soggetti non bancari, compresi i fondi di investimento, aumenta anche la loro vulnerabilità ai deflussi e alle perdite qualora i rischi di credito delle imprese aumentassero in modo significativo. Questi rischi sono accentuati dalle continue lacune nel quadro macro-prudenziale per le istituzioni finanziarie non bancarie”, si legge.
Infine, un alert specifico per gli Stati. I Paesi i cui aiuti contro la pandemia hanno puntato maggiormente sulle moratorie, sugli aiuti diretti e sul rinvio delle scadenze fiscali “sono più esposti a un ‘cliff effect’ nel 2021”, cioè allo shock che arriverebbe da un calo improvviso e amplificato delle misure di sostegno pubblico. E questo rischio riguarda in particolare Italia e Olanda. “In Italia -mette in guardia la Bce -, il venir meno sostanzialmente simultaneo di gran parte delle moratorie sui prestiti, degli schemi di cassa integrazione (legata al blocco dei licenziamenti, ndr) e degli aiuti diretti indicherebbe un calo sostanziale dei meccanismi di sostegno all’economia nel 2021”.
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