A luglio fine del Qe e tassi su di 25 punti base. Altro aumento a settembre, anche di mezzo punto. Giù le stime di crescita, inflazione 2022 al +6,8%. Lagarde: “Se necessario nuovi strumenti anti-spread”
Sarà un luglio caldo per l’Eurozona che dice addio all’era delle politiche ultra accomodanti della Bce. L’Eurotower, infatti, interromperà a partire dal primo giorno del mese il suo programma di acquisto di attività (App) e poi, nella riunione di politica monetaria di giovedì 21, procederà per la prima volta dal 2011 a un aumento dei tassi d’interesse di 25 punti base. Con un secondo ritocco, anche di mezzo punto, già annunciato per settembre, data oltre la quale “ci si attende che un ritmo graduale, ma sostenuto, di ulteriori aumenti sarà appropriato”.
Notizie importanti, ma nessuna sorpresa arrivano insomma da Francoforte, dove il Consiglio direttivo, all’unanimità, ha deciso di seguire pedissequamente la tabella di marcia indicata a più riprese dalla sua presidente, Christine Lagarde, la quale aveva preannunciato “tassi positivi entro settembre”.
Possibile aumento di mezzo punto a settembre
Se per ora quindi i tassi restano fermi (il principale a zero, quello sui depositi a -0,50% e quello sui prestiti marginali a 0,25%), la porta per i falchi è ben aperta. “In linea con l’impegno del consiglio direttivo a raggiungere l’obiettivo del 2% a medio termine, il ritmo con cui il consiglio direttivo adeguerà la propria politica monetaria dipenderà dai dati in arrivo e da come valuterà l’evoluzione dell’inflazione a medio termine”, si legge nel comunicato post meeting. Con la presidente che in conferenza stampa ha precisato di aspettarsi che l’inflazione, “la maggior sfida”, resti su livelli elevati “per un certo periodo di tempo”, ma che “farà sì che torni all’obiettivo”. Per farlo, se necessario, a settembre un maggiore aumento dei tassi “sarà appropriato”.
Inflazione rivista al rialzo, crescita al ribasso
Intanto i dati non sono rassicuranti. Per i tecnici di Francoforte l’inflazione media nell’Eurozona dovrebbe attestarsi quest’anno al 6,8%, prima di rallentare al 3,5% nel 2023 e al 2,1% l’anno successivo. Quanto alla crescita, le nuove stime sono state “riviste significativamente al ribasso” per il 2022, al 2,8%, e il 2023, al 2,1%, mentre per il 2024 è previsto un lieve miglioramento a 2,1%.
Ovviamente su tutto questo persa l’incognita della guerra in Ucraina che, come sottolineato da Lagarde, rappresenta “un rischio significativo al ribasso”, soprattutto se dovessero esserci un’escalation delle ostilità e un “ulteriore impatto dirompente sulle forniture di energia all’area euro”.
Per ora niente scudo per i Paesi più deboli
Disattese, per ora, le indiscrezioni della vigilia su uno scudo per proteggere i Paesi più indebitati. “Nel caso di nuovi casi di frammentazione finanziaria dovuta alla pandemia, i reinvestimenti del programma Pepp possono essere regolati nella tempistica, nel tipo di asset e giurisdizioni in qualsiasi momento”, scrive infatti il board, chiarendo quindi che non c’è allo studio un piano contro l’eventuale allargamento degli spread, ma che si farà affidamento sulla flessibilità nei reinvestimenti dei titoli in scadenza.
“Abbiamo strumenti esistenti, come i reinvestimenti in ambito Pepp – ha precisato però Lagarde – si tratta di 1.700 miliardi che potrebbero se necessario essere reinvestiti con la massima flessibilità. Inoltre se necessario potremmo dispiegare nuovi strumenti o adattare quelli esistenti per assicurare la corretta trasmissione della politica monetaria. Ma siamo totalmente impegnati a contrastare la frammentazione finanziaria”.
Vendite su tutti i bond dell’Eurozona
Immediata la reazione degli investitori con i listini europei in peggioramento dopo il comunicato Bce: Milano cede lo 0,96%, Francoforte lo 0,95%, Londra lo 0,69%, Parigi lo 0,59%. Lo spread tra Btp e Bund sale ancora e tocca i 205 punti con il rendimento del decennale italiano al 3,47% sui livelli di metà novembre 2018. Le vendite che colpiscono tutti i bond dell’Eurozona. Sul fronte dei cambi, l’euro va invece sull’ottovolante: prima perde quota va di colpo sotto 1,07 dollari, poi risale rapidamente e ora si porta a quota 1,0743, sopra i livelli pre-Bce di 1,0723.
I commenti dei gestori
Dave Chappell, fixed income senior portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments
“Nelle ultime settimane si erano create aspettative sulla possibilità di un rialzo di mezzo punto percentuale per dare il via al ciclo, ma con la dichiarazione di oggi il Consiglio si impegna a un aggiustamento iniziale di 25 punti base. Tuttavia – osserva Dave Chappell, fixed income senior portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments -, la prossima mossa a settembre comporterà quasi certamente un raddoppio a 50 punti base, a meno che le prospettive di inflazione a medio termine non migliorino nelle prossime settimane, il che sembra altamente improbabile. Dopo settembre, la previsione è quella di un percorso graduale ma sostenuto di aumento dei tassi.”.
Giorgio Broggi, quantitative analyst di Moneyfarm
“È importante evidenziare che i tassi reali rimangono negativi, dato che i tassi nominali sono stati aumentati significativamente meno del tasso di inflazione. La domanda fondamentale rimane comunque se il rialzo sia sostenibile alla luce del rallentamento dell’economia”, commentaGiorgio Broggi, quantitative analyst di Moneyfarm, secondo cui da una parte ci si può aspettare che le paure di una recessione e il noto livello di debito di alcuni principali Paesi membri possano rallentare il percorso di rialzo dei tassi.
“In tal senso – puntualizza -, si potrebbe scommettere su un passo indietro della Bce prima della fine dell’anno e aumentare la duration dei propri portafogli di investimento. D’altra parte, tuttavia, nel contesto inflattivo corrente non è improbabile che la Banca Centrale sia costretta a tenere il mirino sull’aumento dei prezzi, anche a costo di una recessione. Ciò spiegherebbe il rialzo dei tassi e degli spread rispetto ai paesi con rating peggiori a cui abbiamo assistito durante la conferenza. Per il momento, continuiamo a mantenere una duration relativamente bassa”.
Secondo Ed Hutchings, head of rates di Aviva Investors, dalla posizione restrittiva dell’istituto centrale l’euro dovrebbe trarne beneficio, mentre i titoli di Stato dovrebbero continuare a faticare. “Tuttavia – precisa l’esperto -, dato che i mercati stanno già valutando un grado significativo di normalizzazione dei tassi, riteniamo che per essi le prospettive da qui in avanti siano più equilibrate”.
Hetal Mehta, senior european economist di LGIM
Di “caso Italia” parla Hetal Mehta, senior european economist di LGIM. “La Bce ha dichiarato che ha partire dal primo luglio 2022 interromperà il suo programma di acquisto degli asset; tuttavia, continuerà comunque a reinvestire almeno fino alla fine del 2024. Riteniamo – chiarisce – che con queste mosse l’istituto di credito speri di non dover creare un nuovo programma a supporto dell’Italia. Il motivo è che uno dei principali vantaggi dell’App era la possibilità di emettere debito sovrano a costi più contenuti, un’opportunità molto vantaggiosa per governi come quello di Roma, il cui rapporto debito/Pil dovrebbe arrivare a toccare quota 160% a causa delle misure di sostegno emanate durante la pandemia”.
“Il fatto che i tassi d’interesse si siano mantenuti bassi negli ultimi 8 anni ha permesso al Tesoro di rifinanziare il debito a costi contenuti, riducendo sensibilmente le uscite generate da questo e rendendo l’onere che ne deriva più gestibile. L’aumento dei tassi d’interesse, e di conseguenza degli oneri finanziari, da parte della Bce mette in discussione la sostenibilità del debito di un paese come l’Italia e questo obbliga la Banca Centrale a essere molto più ‘trasparente’ circa le sue intenzioni di effettuare ulteriori rialzi; molto più di quanto lo siano stati altri istituti come la Federal Reserve o la Banca d’Inghilterra”, conclude la Mehta.
Konstantin Veit, portfolio manager european rates di Pimco
Infine, Konstantin Veit, senior portfolio manager european rates di Pimco fa notare che ormaiun rialzo di 50 pb a settembre è probabilmente l’ipotesi di base, poiché è improbabile che l’inflazione si moderi molto fino ad allora. “La Bce si è impegnata a combattere la frammentazione, se necessario, ma nella riunione odierna non sono stati forniti dettagli e, di conseguenza, gli spread periferici si sono ampliati. Rimaniamo scettici sul fatto che la Bce annuncerà un back-stop credibile ex ante – aggiunge -. Sebbene sia possibile prevedere che alla fine effettui un numero di rialzi dei tassi inferiore a quello attualmente previsto dal mercato, nel resto dell’anno l’inflazione dell’Eurozona rimarrà probabilmente molto elevata e la pressione sulla Bce per un intervento a breve e medio termine sarà elevata”.
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