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Per il board di Francoforte i rischi economici rimangono elevati nel breve. Servono ancora una politica monetaria accomodante e stimoli fiscali
Confermata anche al di qua dell’Oceano la modalità dovish. Dopo le minute Fed, che ieri sera hanno rincuorato Wall Street ribadendo che la politica monetaria della banca centrale Usa resterà accomodante, anche dai verbali della Bce emerge la volontà di proseguire sulla via degli acquisti Pepp. E il motivo non è dei migliori: benché l’Europa sia attesa rimbalzare quest’anno, i rischi nel breve rimangono troppo elevati.
Tanto che, durante il Consiglio direttivo del 10 e 11 marzo, da parte di alcuni partecipanti “è stata sollevata la domanda se sia realistico assumere che le misure di contenimento sociale siano ridotte già nel secondo trimestre”, con alcuni membri del board che hanno sottolineato come, “a seconda dell’evoluzione della pandemia, la debolezza dell’attività economica potrebbe continuare nel secondo trimestre e oltre”.
“Nella loro valutazione sui rischi, i membri hanno nuovamente sottolineato la dicotomia fra il protrarsi di rischi elevati per le prospettive economiche nel breve termine, e sviluppi più positivi nel medio termine”, viene chiarito nei verbali, stando ai quali il board di Francoforte ha giudicato “essenziale che il Consiglio direttivo ribadisca il suo impegno a tenersi pronto a mettere mano a tutti gli strumenti, nella misura adeguata, per assicurare che l’inflazione converga verso il livello desiderato” e a una “politica monetaria accomodante per tutto il tempo necessario”. Accanto a questo impegno, di fronte alla forte contrazione dell’economia dell’area euro a cavallo fra il 2020 e il 2021 “si è ritenuto importante enfatizzare la necessità di un continuo sostegno da parte delle politiche fiscali per favorire la ripresa”.
Più nel dettaglio, le minute certificano che vi è stato un ampio consenso tra i membri del consiglio direttivo sul fatto che i recenti aumenti dei tassi privi di rischio e dei rendimenti sovrani richiedevano un aumento del ritmo di acquisti nell’ambito del programma pandemico. Dal momento che i rendimenti sovrani a più lungo termine hanno avuto un ruolo preminente tra le variabili chiave utilizzate per valutare le condizioni di finanziamento ed erano indicativi di futuri cambiamenti in altre componenti delle condizioni di finanziamento, è stato dunque considerato giustificato tale incremento per i prossimi tre mesi.
“Nel complesso – si legge – i membri hanno espresso un ampio sostegno alla proposta di Philip Lane di effettuare acquisti nell’ambito del Pepp nel prossimo trimestre a un ritmo notevolmente superiore rispetto ai primi mesi dell’anno. Un significativo aumento del ritmo di acquisto per i prossimi tre mesi è stato ritenuto giustificato dall’osservato inasprimento delle condizioni di finanziamento e dalla mancanza di un miglioramento sostanziale delle prospettive di crescita e inflazione. La proposta è stata ritenuta proporzionata anche alla luce del mandato della Bce, bilanciando un accresciuto ottimismo sulle prospettive di medio termine con la notevole incertezza che ancora prevaleva nel breve periodo”.
Riguardo alla dimensione adeguata dell’aumento del ritmo degli acquisti, è stato sottolineato che, per dare un messaggio chiaro ai mercati sulla “funzione di reazione” del consiglio direttivo, il volume degli acquisti doveva essere aumentato in modo significativo, come proposto da Lane. Ciò avrebbe inviato un segnale forte che il Consiglio direttivo era intenzionato a impedire un inasprimento delle condizioni di finanziamento. Fermo restando che la dotazione totale del Pepp non è stata messa in discussione e che il ritmo degli acquisti potrebbe essere ridotto in futuro.
Tra rassicurazioni e prospettive di un nuovo trimestre in rosso per l’economia, i listini del Vecchio Continente reagiscono contrastati: in territorio negativo viaggiano Milano (-0,25%) e Madrid (-0,16%), mentre salgono Francoforte (+0,14%), Parigi (+0,46%) e Londra (+0,47%).
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