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Dalle minute emerge che l’Eurotower non teme la stagflazione, anche se la guerra aggrava il problema prezzi. Un gran numero di membri vorrebbe iniziare la normalizzazione, ma prevale l’esigenza di essere flessibili
Nessun rischio stagflazione all’orizzonte, piuttosto una ‘slowflation’, ovvero un periodo di alta inflazione accompagnata da una bassa crescita. Ma soprattutto tanta incertezza, che continua a richiedere alla Bce opzionalità e flessibilità, e nessun automatismo nelle decisioni sui tassi. È quanto emerge dai verbali dell’ultima riunione dell’Eurotower, quella del 9-10 marzo, durante la quale però un gran numero di governatori era propenso a procedere sulla strada del ritiro dello stimolo monetario, convinto che le condizioni per l’aumento del costo del denaro erano state soddisfatte o stavano per esserlo.
Nel giorno in cui la presidente Christine Lagarde annuncia di essere in quarantena perché positiva al Covid (“sintomi lievi, lavorerò da casa”), i verbali dell’ultimo meeting restituiscono una Bce che naviga a vista e si ritrova ancora piuttosto spaccata sul da farsi. “Il rischio economico più importante e imminente emerso dalla guerra è se i prezzi dell’energia e delle materie prime continueranno ad aumentare – si legge -. Con i prezzi dell’energia e dei generi alimentari che dovrebbero subire ulteriori pressioni al rialzo e l’importanza di queste voci nei panieri di consumo, c’è stato il rischio di forti impatti sulle percezioni e aspettative di inflazione delle famiglie”.
Per quanto riguarda l’evoluzione dell’economia sono però convinti a Francoforte che “la crescita annua dovrebbe rimanere positiva anche in uno scenario grave, indicando una ‘slowflation’ piuttosto che una stagflazione”.
Proprio a causa delle crescenti pressioni sui prezzi, il board si è spaccato e “un gran numero di membri – riportano le minute – ha ritenuto che l’attuale elevato livello di inflazione e la sua persistenza richiedessero ulteriori passi immediati verso la normalizzazione della politica monetaria”. Al tempo stesso, però “è stato affermato che rimaneva incerto quanto sarebbe stato persistente l’aumento degli indicatori dell’inflazione di fondo, dato il ruolo dei fattori temporanei legati alla pandemia e gli effetti indiretti dell’aumento dei prezzi dell’energia”.
Di qui, quindi, la scelta “di mantenere la massima opzionalità e flessibilità” rispetto al futuro corso di normalizzazione della politica monetaria. “Un approccio basato sui dati è stato essenziale per mantenere la fiducia nell’impegno della Bce nel portare a termine il suo mandato”, viene infatti sottolineato nei verbali, dai quali si apprende, che “anche se i criteri della forward guidance potevano essere ritenuti soddisfatti, l’incertezza del momento era molto elevata e il rispetto dei criteri era una condizione necessaria ma non sufficiente per un primo rialzo dei tassi ufficiale”.
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