Euronext Growth Milan, le pmi prevedono un 2022 di crescita
La survey di IR Top Consulting: risale la fiducia dei ceo. Nel settore tecnologico le maggiori potenzialità di investimento. Esg determinanti e Italia tra i Paesi migliori
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L’attuale rallentamento è temporaneo: la ripresa dell’economia nell’Area dell’euro ripartirà nel corso di quest’anno e metterà a segno “un vigoroso recupero”. Merito del miglioramento del mercato del lavoro che dovrebbe sostenere redditi e consumi, e dunque la domanda, anche questa attesa “vigorosa”. Nonostante l’imperversare della variante Omicron, la Bce resta ottimista e non si lascia spaventare neppure dall’inflazione che, sottolinea, resterà oltre il 2% per la maggior parte del 2022 per poi “ridursi nel corso dell’anno”.
Nel suo consueto bollettino mensile, Francoforte ribadisce anche che condurrà gli acquisti di titoli di Stato tramite il programma per l’emergenza pandemica a un ritmo più basso da qui a marzo, quando i rubinetti del Pepp verrano chiusi. Tuttavia, i reinvestimenti dei bond che giungono a scadenza saranno estesi almeno sino alla fine del 2024 e “in caso di ulteriore frammentazione del mercato connessa alla pandemia, i reinvestimenti del Pepp potranno essere adeguati in maniera flessibile nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari paesi in qualsiasi momento”.
Nel report, gli analisti dell’Eurotower fanno poi notare come nel ultime settimane del 2021 gli spread sul Bund tedesco siano rimasti relativamente stabili in Portogallo e Spagna. Solo in Italia, si specifica, sono aumentati di circa 15 punti base.
Proprio dall’Italia arrivano oggi luci e ombre sullo stato dell’economia. Se infatti l’Istat ha reso noto che la produzione industriale è tornata sopra i livelli pre Covid (facendo esclamare al ministro Brunetta che il nostro Paese “fa da locomotiva in Europa”), Bankitalia ha fatto sapere che i giudizi delle aziende sulla situazione economica stanno peggiorando per colpa dell’inflazione.
Nel dettaglio, secondo l’istituto di statistica a novembre la produzione industriale è tornata a crescere in termini congiunturali, dopo il calo del mese precedente e il livello dell’indice ha superato del 3,1% il valore di febbraio 2020, mese antecedente l’inizio dell’emergenza sanitaria. La stima vede un aumento dell’indice destagionalizzato dell’1,9% rispetto a ottobre, ben oltre le aspettative. Nella media del trimestre settembre-novembre il livello della produzione cresce così dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Corretto per gli effetti di calendario, l’indice complessivo è aumentato in termini tendenziali del 6,3%. Gli incrementi più alti riguardano l’energia, +4,6% rispetto a ottobre e +12,4% sull’anno.
L’Istat fa anche sapere che nel quarto trimestre, la fiducia di famiglie e imprese si è mantenuta su livelli storicamente elevati, prefigurando il proseguimento della fase espansiva che ha caratterizzato i mesi precedenti. Oltre al deciso incremento della produzione industriale, gli esperti sottolineano che è continuato anche il percorso di miglioramento del mercato del lavoro con una ripresa dell’occupazione e una riduzione della disoccupazione e dell’inattività.
“I dati di novembre suggeriscono che, nel suo insieme, sostenuta da consistenti flussi di ordini, l’industria italiana sia riuscita a gestire i problemi di approvvigionamento sul fronte dell’offerta. I dati delle componenti degli indici di fiducia delle imprese relativi al mese di dicembre, riportando una buona tenuta degli ordini sia della produzione anche in quel mese, sembrerebbero suggerire un’altra possibile variazione positiva della produzione industriale in dicembre”, commenta commenta Paolo Pizzoli, senior economist di Ing, secondo cui a questo punto appare probabile che l’industria si confermi anche nell’ultimo trimestre un elemento propulsivo della crescita congiunturale del Pil. “Nonostante la probabile decelerazione del contributo dei servizi, ci aspettiamo che la crescita trimestrale del Pil nel quarto trimestre sia sufficiente ad assicurare un crescita del 6,3% in media d’anno”, afferma.
A frenare gli entusiasmi, come si diceva, ci pesa però Bankitalia. Secondo un’indagine di via Nazionale sulle imprese dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti, “i giudizi sulla situazione economica generale e le attese sulle proprie condizioni operative nei primi tre mesi del nuovo anno sono meno favorevoli rispetto al periodo precedente”. Anche se la dinamica della domanda è vista mantenersi robusta, infatti, i ritardi nelle catene di fornitura e la recrudescenza della pandemia fanno intravedere rischi al ribasso sull’attività per più della metà delle imprese.
Sul banco degli imputati c’è ancora una volta l’inflazione. Il caro energia e i ritardi nelle forniture hanno provocato un aumento dei listini dei prezzi delle imprese che proseguirà anche nei prossimi mesi, si legge nell’indagine della Banca d’Italia. Le aziende hanno quindi rivisto significativamente al rialzo i listini nell’ultimo trimestre del 2021 e le loro aspettative sull’inflazione al consumo sono salite ben oltre la soglia del 2 per cento su tutti gli orizzonti di previsione. “Il recente rincaro dei costi energetici e le difficoltà nelle catene di fornitura porterebbero a un aumento dei propri prezzi di vendita nei prossimi 12 mesi”, avvertono da via Nazionale.
Vede qualche ostacolo in più quest’anno, rispetto al 2021, anche Pizzoli di Ing. “Guardando al primo trimestre del 2022, mentre il supporto degli ordini non dovrebbe venire a mancare, la produzione industriale dovrà continuare a confrontarsi con persistenti problemi sul fronte degli approvvigionamenti delle imprese; da questo punto di vista le festività del capo d’anno cinese e i lockdown selettivi che lo stesso paese sta implementando nell’ambito della politica di “zero Covid”, non saranno certamente d’aiuto”.
Inoltre, per l’economista la dinamica della produzione industriale potrebbe essere ostacolata da due fattori addizionali: il livello elevatissimo dei prezzi dell’energia e possibili temporanei problemi di disponibilità di manodopera legati all’accelerazione dei contagi da variante omicron. “Dal momento che l’elevata inflazione inciderà negativamente anche sul reddito disponibile delle famiglie, ci aspettiamo una temporanea decelerazione della crescita del Pil nel corso del primo trimestre del 2022. La successiva accelerazione dovrebbe consentire all’economia Italiana di registrare una crescita media del 4% nel corso dell’anno”, conclude.
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