Flussi quasi ai livelli pre Covid. Aumentano gli emittenti, cresce la raccolta da parte dei fondi dedicati. Ed è partita la corsa delle mini obbligazioni green
Piccolo è bello, e se è verde lo è anche di più. Con una raccolta di 1 miliardo e 67 milioni di euro da 219 emissioni, in netta ripresa rispetto ai poco più di 900 milioni da 191 emissioni del 2020, l’industria dei minibond è quasi ritornata ai livelli pre Covid nel 2021, conquistando nuove emittenti e rafforzando le posizioni. Cresce dunque senza sosta il numero di intermediari e investitori interessati a questi strumenti alternativi, con un focus interessante sulle emissioni green.
A darne conferma sono i dati emersi dall’Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano, che ha presentato il suo ottavo report. Secondo lo studio, un’ulteriore spinta è arrivata dalla misura del Fondo Patrimonio Pmi di Invitalia, che fra il 2020 e il 2021 ha coinvolto 154 imprese, per 264,5 milioni di euro: emissioni non considerate nei numeri del report a causa della standardizzazione di questi minibond, ma a tutti gli effetti titoli di debito che hanno consentito di raccogliere risorse e acquisire nuove competenze sul mercato mobiliare per le Pmi.
Giancarlo Giudici, direttore dell’Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano
“C’è grande fermento – sottolinea Giancarlo Giudici, direttore dell’Osservatorio -. Nuove emittenti si affacciano sul mercato, si ampliano i programmi di basket-bond, cresce la raccolta da parte dei fondi dedicati. Quest’anno ci siamo concentrati sugli investimenti in conto capitale e sulla dinamica dell’occupazione dopo l’emissione e abbiamo rilevato, numeri alla mano, la capacità delle emittenti di creare nuovi posti di lavoro. Siamo convinti che ci sarà una crescita importante per i minibond green, in sinergia con gli investimenti europei dedicati al raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico: la crescente attenzione verso le tematiche Esg potrà stimolare le pmi a raccogliere capitale attraverso minibond per finanziare progetti orientati alla sostenibilità”.
E infatti i minibond verdi sembrano aver conquistato le preferenze degli investitori. Praticamente inesistenti fino al 2018, nel 2021 ne sono stati collocati ben 14, per un controvalore di 77,85 milioni di euro.
Per gli esperti, inoltre, anche la raccolta di nuovi fondi di private debt condotta negli ultimi mesi sarà un catalizzatore per una ulteriore crescita del mercato, anche se le attuali tensioni geopolitiche, accompagnate da fattori contingenti che pesano sulle imprese, non consentono di fare previsioni affidabili sull’anno in corso.
Le imprese emittenti
La ricerca ha identificato 832 imprese italiane che alla fine dello scorso dicembre (e a partire da novembre 2012) avevano collocato minibond, di cui 520 pmi (il 62,5%). Solo nel l’anno scorso le emittenti sono state 200, di cui ben 163 si sono affacciate sul mercato per la prima volta, in aumento rispetto alle 173 del 2020: si tratta per il 52% di SpA, il 45% di Srl (tipologia in forte aumento) e il 3% di società cooperative.
Si è visto poi un buon aumento delle emittenti che presentavano un fatturato di conto economico fino a 10 milioni di euro e c’è stato un recupero per le imprese con ricavi fra i 100 e i 500 milioni di euro. Per quanto riguarda il settore di attività, il comparto manifatturiero è in testa (41,5% del campione 2021), seguito dal commercio (14%), mentre dal punto di vista geografico la Lombardia riconquista il primato per numero di emittenti (45), ceduto lo scorso anno alla Campania che ora torna seconda (39); terza l’Emilia Romagna (27).
Hanno acquisito ulteriore spazio i basket bond, cioè progetti di sistema volti ad aggregare le emittenti per area geografica o per filiera produttiva, anche attraverso operazioni di cartolarizzazione. Fino ad oggi sono state contate 11 iniziative che hanno catalizzato oltre 1,2 miliardi di euro di risorse.
Circa gli investitori, il 2021 ha confermato il ruolo importante delle banche italiane, che hanno sottoscritto il 43% dei volumi dei minibond, seguite dai fondi di private debt (23%). Fondi e banche estere contribuiscono con il 14%, importante anche il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti (9%).
Le emissioni
Il database dell’Osservatorio contiene 1.220 emissioni di minibond effettuate dalle imprese del campione (che spesso ne hanno condotte più di una) a partire da novembre 2012, per un valore nominale totale di 8,07 miliardi di euro, 2,85 miliardi se ci si limita alle pmi. Lo scorso anno ha contribuito con 1,067 miliardi di euro da 219 emissioni (contro le 191 del 2020), il 43% delle quali di importo inferiore ai 2 milioni di euro. Il valore medio tendenziale dei collocamenti nel secondo semestre 2021 è pari a 4,75 milioni di euro.
Solo una piccola parte dei titoli è stata quotata su un mercato borsistico: nel 2021 tale percentuale è stabile al 15% (il 12% su ExtraMOT PRO3 e il 3% su un listino estero). Per quanto riguarda la scadenza, la distribuzione continua a essere molto variegata, con una serie di titoli short term con maturity a pochi mesi ed emissioni a più lunga scadenza. Il valore medio del 2021 è 5,63 anni (in diminuzione rispetto al 2020). Sulla base dei dati è stata elaborata anche una proiezione dei flussi di capitale in scadenza nei prossimi anni, e quindi da rifinanziare: nel 2022 sono in scadenza minibond sotto i 50 milioni di euro per 404 milioni.
Per quanto riguarda la cedola, nella maggioranza dei casi è fissa ma in 39 emissioni del 2021 è indicizzata. Cresce leggermente la remunerazione (la media è 3,65% rispetto a 3,61% del 2020) anche grazie a numerose emissioni che prevedono garanzie pubbliche rilasciate dal Fondo di Garanzia nazionale, da Sace, dalle finanziarie regionali o privatamente dalle emittenti stesse: i titoli senza garanzie sono ormai una minoranza.
Il ricorso al rating emesso da agenzie autorizzate è rimasto minoritario, ma in crescita (il 34% delle emissioni l’ha ottenuto, in gran parte undisclosed). La presenza di opzioni call e put rispetto al rimborso del capitale è frequente nei minibond: nel 2021 sono aumentati quelli che presentano l’opzione call di rimborso anticipato a discrezione dell’emittente.
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