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Articolo pubblicato su FocusRisparmio (Marzo – Aprile 2022). Accedi e scaricalo gratuitamente a questo link.
Per i mercati emergenti le scelte di allocazione di investitori professionali e istituzionali convergono sui prodotti a gestione fortemente attiva. Sull’area gli esperti si aspettano rendimenti attesi in alcuni casi superiori del 2% rispetto all’azionario dei paesi sviluppati
Per fund selector e investitori istituzionali i mercati emergenti (EM d’ora in avanti), soprattutto azionari, sono una fonte essenziale di rendimento, irrinunciabile in un portafoglio efficiente e ben diversificato. “L’asset class ha un ruolo strategico importante”, commenta Alessandro Greppi, Equity & Fund of Funds Portfolio Manager di Zurich Investment Life, che ne rimarca le caratteristiche distintive in termini di rischio-rendimento. “La qualità degli asset emerging markets – spiega – è migliorata nel corso degli anni e oggi è in grado di fornire un buon grado di decorrelazione rispetto agli asset dei mercati sviluppati, contribuendo a diminuire la volatilità e contenere i drawdown complessivi di un portafoglio ben diversificato. A livello di equity offre rendimenti attesi in alcuni casi superiori del 2% rispetto all’azionario dei paesi sviluppati”.
Secondo una ricerca condotta tra il 15 ottobre e il 23 novembre 2021 da Opinium Research per conto di RBC Global Asset Management, l’83% degli investitori wholesale ha una visione positiva sugli EM per i prossimi cinque anni e la metà sta già cercando di cavalcare questa storia di crescita. In cima alle preferenze dei fund selector, riporta la ricerca, c’è la Cina che raccoglie il 36% delle preferenze come singolo paese.

“La Cina è sicuramente un paese che presenta una serie di criticità rilevanti che invitano alla prudenza nel breve periodo – analizza Greppi – tuttavia siamo convinti che per il lungo termine rappresenti una delle storie di crescita più importanti e pertanto un portafoglio non può prescinderne”. Fra i driver di crescita più rilevanti Greppi cita il ruolo fondamentale degli stimoli monetari ed egli investimenti pubblici. “È ipotizzabile che nella prima parte di anno, in vista del 20° Congresso del Partito previsto a ottobre, la Cina metta in campo una combinazione di stimoli economici più robusta. Ci aspettiamo anche maggior chiarezza dal punto di vista delle politiche ambientali del paese”, osserva l’esperto.
La selezione dei fund manager
A livello di prodotto, quando si parla di mercati emergenti i fondi attivi sono la scelta che raccoglie circa tre quarti delle preferenze degli investitori, una tendenza che non dovrebbe cambiare nei prossimi tre anni.
“Gli emergenti sono mercati eterogenei e talvolta inefficienti”, commenta Gianluca Bisognani, responsabile della Direzione Wealth Management di Crédit Agricole Italia, per questo l’esperto conferma che “la scelta per l’esposizione su queste aree tende a privilegiare prodotti di risparmio gestito a gestione fortemente attiva”.
Per Bisognani nella scelta del gestore o della sicav assume fondamentale importanza l’analisi del team di gestione: “le preferenze vanno verso quei team di gestione che presentano stabilità nel tempo e con presenza nel mercato oggetto di analisi”. Inoltre, nella view dell’esperto è centrale anche l’analisi dell’affidabilità dei sistemi informatici e di risk management.
“Risolti questi primi punti – prosegue il manager di Crédit Agricole Italia – arricchiamo il processo di due diligence andando ad approfondire la performance attribution del gestore attraverso un’attenta valutazione della strategia, livello di diversificazione e coerenza con gli obiettivi fissati ex ante dalle policy del fondo”.
Gli investitori istituzionali
Per gli istituzionali italiani la componente investita nei mercati emergenti all’interno dell’allocazione media complessiva rimane minoritaria, intorno al 3% – contro il 4% degli investitori europei – secondo la ricerca European Asset Allocation Survey di Mercer. L’investimento in EM degli istituzionali contattati da FocusRisparmio rientra in questo range. “L’investimento nei mercati emergenti, è stata una scelta che il fondo ha preso dal 2017”, spiega Libero Giunta, responsabile Funzione Finanza del Fondo Cometa, che sottolinea come i gestori multi-asset selezionati “sono stati scelti anche per la capacità di investire nei mercati emergenti”. “Abbiamo affidato ai nostri gestori – prosegue – mandati Total Return a rischio controllato. A fronte di un obiettivo di rendimento e stato imposto un vincolo di volatilità ex-post massima. Gli investimenti devono quindi essere coerenti con tale limite di volatilità”. Per quanto riguarda l’allocazione media nel mercato obbligazionario, rileva Mercer nella sua ricerca, il debito EM si attesta su percentuali intorno al 3%, questa volta in linea con la media europea.
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