Private market, bond e gestione attiva: i family office rivoluzionano l’asset allocation
Per l’Ubs Global Family Office Report 2023, tensioni geopolitiche, tassi e inflazione stanno causando nei portafogli “il più grande cambiamento mai registrato”
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La Federal Reserve ha deciso all’unanimità di aumentare i tassi di interesse dello 0,25%. Il costo del denaro Usa, come atteso, sale così in un range tra il 5% e il 5,25%, ai massimi dal 2007. Per la banca centrale americana potrebbe però trattarsi dell’ultimo ritocco, almeno per ora: il Fomc ha infatti segnalato la possibilità di sospendere la sua cura da cavallo contro l’inflazione per valutare le conseguenze dei recenti fallimenti bancari, attendere la risoluzione dello stallo politico sul tetto del debito degli Stati Uniti e continuare a monitorare l’andamento di prezzi ed economia.
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Il segnale di un possibile stop dopo la serie di dieci rialzi consecutivi iniziata a marzo 2022, la più rapida in quattro decenni, è stato immediatamente notato dal mercato. Dal comunicato finale del Fomc è, infatti, sparita la frase usata al termine dei meeting precedenti sul fatto che “potrebbe essere appropriato un ulteriore irrigidimento della politica monetaria”. Al suo posto, l’istituto centrale ha ora preferito sottolineare che per le prossime decisioni “il comitato terrà conto di alcuni fattori”. Un “cambiamento significativo” evidenziato nel corso della conferenza stampa dallo stesso presidente Jerome Powell, che ha però precisato come comunque non sia stata presa nessuna decisione. “Ci lasceremo guidare dai dati in arrivo, riunione dopo riunione, e affronteremo la questione al meeting di giugno”, ha chiarito, smorzando le speranze di eventuali tagli. “Se le previsioni sono ampiamente corrette, non sarebbe appropriato ridurre i tassi”.
Nel comunicato post meeting i banchieri centrali hanno spiegato che nel determinare le prossime mosse per riportare l’inflazione al 2% nel tempo, obiettivo primario della Fed ma ancora lontano, terranno conto “di un complessivo inasprimento cumulativo della politica monetaria, del ritardo con cui essa influisce sull’attività economica e sull’inflazione e degli sviluppi economici e finanziari”.
Intanto, ha detto Powell, l’attività economica a stelle strisce nel primo trimestre è rallentata registrando “un’espansione modesta” ma senza dare segnali di un’imminente recessione, che resta improbabile. Il mercato del lavoro si è invece mostrato robusto, con “un’inflazione che rimane elevata”. Nel documento i banchieri centrali hanno anche ribadito che il sistema bancario statunitense è solido e resiliente ma che “le condizioni di credito più rigide per le famiglie e le imprese probabilmente peseranno sull’attività economica, sulle assunzioni e sull’inflazione”. E che l’entità di questi fattori “rimane incerta”.
Powell ha infine rivolto un duro ammonimento al Congresso degli Stati Uniti. “È essenziale che il tetto del debito venga alzato in modo tempestivo in modo che il governo Usa possa pagare tutti i suoi conti: un fallimento in tal senso sarebbe senza precedenti”, ha scandito. In caso contrario, infatti, si entrerebbe in un territorio inesplorato, le cui conseguenze per l’economia americana potrebbero essere molto incerte e negative. “La Fed non può proteggere l’economia dai potenziali effetti a breve e lungo termine di un default”, ha avvertito.
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