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Dal crowdfunding, al venture capital passando per l’invoice trading e il lending: il mercato prolifera di soluzioni nuove in soccorso delle Pmi
Con i decreti messi a punto dal Governo fra aprile e maggio è in arrivo una pioggia di finanziamenti a sostegno della liquidità di piccole e medie imprese in difficoltà per far fronte all’emergenza Covid-19.
Non tutte queste risorse, però, saranno sufficienti ad arginare l’ondata di default che si prospetta.
“Con l’attuale situazione ci sarà un incremento notevole di crediti deteriorati (in inglese Non performing loan, Npl) e inadempienze probabili (in inglese Unlikely to pay, Utp) a causa della crisi economica causata dal Coronavirus”, osserva Angelo Visco, managing director dello studio legale MaBe & Partners.
L’esperto sottolinea che “le aziende e i soggetti che già erano in sofferenza non avranno la liquidità sufficiente per poter far fronte alle proprie esposizioni”. Il centro studi Ref Ricerche, infatti, calcola tra -1% e -3% l’impatto negativo dell’epidemia sul Pil italiano del primo e secondo trimestre 2020. “Un tale calo del Pil potrebbe portare a ritardi nei pagamenti e a un maggior flusso di nuove sofferenze ed imprese in forte crisi finanziaria”, analizza Visco che inquadra due necessità impellenti nella così dette fasi 2 e 3 post covid: “la prima è cercare liquidità e la seconda recuperare liquidità”.
La via della finanza alternativa
Sul mercato stanno proliferando società provenienti dai mondi più disparati, dalla finanza alternativa al Fintech, passando per piattaforme di lending, che offrono sostegno e liquidità alle imprese ancora in bonis oppure soluzioni stragiudiziali alle società che navigano in cattive acque.
“Il tema della liquidità è centrale in questo momento per le Pmi italiane. In un paese dove si paga mediamente con tempi superiori ai 90 giorni, che in alcuni settori superano i 130, una crisi come quella che stiamo attraversando può rapidamente portare le aziende alla totale mancanza di liquidità e quindi al dissesto finanziario”, spiega Marco Preti, amministratore delegato di Cribis, società del gruppo Crif che ha da poco realizzato un sondaggio dal quale emerge che circa 6 imprese su 10 dichiarano che la propria situazione di liquidità sia “limitata” o “molto limitata”, mentre oltre il 70% delle imprese sostiene che esaurirà completamente la liquidità entro 3 mesi.
Purtroppo, però, secondo il panel di esperti le misure adottate dal Governo sono ritenute adeguate solo dal 4% delle aziende, che tuttavia auspicano di poter avere accesso a tali misure entro due mesi.
Per far fronte a questo problema diverse piattaforme Fintech stanno implementando una serie di iniziative volte ad aiutare le imprese clienti a superare l’emergenza dovuta all’epidemia Coronavirus. “In questo momento di crisi economica e sociale, che non trova precedenti, il Fintech, unito alle garanzie pubbliche e al credito bancario, può dare un contributo significativo per accelerare l’accesso al credito da parte delle Pmi, commenta Sergio Zocchi, amministratore delegato di October Italia. “Può infatti rappresentare un acceleratore di innovazione per gli operatori finanziari tradizionali ed essere un ulteriore veicolo per convogliare anche il risparmio privato in operazioni di finanziamento alle imprese in maniera semplice, diretta ed efficace, soprattutto nella fase successiva all’emergenza. Oggi più che mai le imprese devono ripensare e diversificare le proprie modalità di accesso al credito e le banche tradizionali hanno sempre più bisogno di evolvere in chiave digitale”.
Ecco perché, torna a ribadire Visco di MaBe & Partners, nel frattempo dovrebbe esser agevolato e incoraggiato il ricorso alla finanza alternativa: “il nostro studio ha stipulato convenzioni con soggetti di primario livello nel campo del crowdfunding dal Venture capital e del family office. Ci occuperemo, secondo tali accordi, di dare assistenza legale integrata nella ricerca di finanziamenti non istituzionali per nuove idee imprenditoriali e/o per il consolidamento e l’innovazione di imprese già esistenti”, promette il legale.
Un’altra possibile via, illustra Visco, è quella della valutazione (due diligence) sulla massa dei crediti aziendali, al fine di comprendere se ci sono possibilità di recupero e/o studio di soluzioni alternative di remunerazione/detassazione, “come ad esempio pulire i bilanci e recuperare il possibile, detassando il mancato recupero”.