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Visco: “Debito dei Paesi in via di sviluppo a livelli allarmanti”. S&P vede volatilità all’orizzonte, il Credit Suisse punta sulle obbligazioni in moneta pregiata
A parte l’impatto economico enorme sull’economia globale, la guerra Russia-Ucraina rischia di gravare pesantemente in particolare sui Paesi emergenti e sul loro debito. A lanciare l’allarme stato è il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, secondo cui la carenza di beni di prima necessità, l’impennata dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, l’aumento dei costi commerciali e le interruzioni nelle catene di approvvigionamento stanno già mettendo i Paesi in via di sviluppo sotto enormi pressioni, soprattutto quelli più poveri.
“Le vulnerabilità del debito nei Paesi emergenti e in via di sviluppo, già in rialzo prima della pandemia, stanno raggiungendo livelli allarmanti”, ha detto il numero uno di Bankitalia nel suo statement alla riunione del Development Committee della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale a Washington. “Il rallentamento della crescita globale dopo il Covid-19 ha aumentato il rischio che alcuni Paesi si trovino in una situazione di difficoltà per il debito”, ha avvertito Visco sottolineando come la guerra Russia-Ucraina “non potrà che aggravare le fragilità macroeconomiche con lo shock dei prezzi alimentari” e quello energetico.
Appena qualche giorno fa lo stesso alert era arrivato da S&P Global Ratings, che ha abbassato le proprie previsioni di crescita del Pil reale per i mercati emergenti al 4,0% nel 2022 e al 4,3% nel 2023 (dal 4,8% e 4,4%). Russia a parte, la maggior parte della revisione al ribasso della crescita proviene però dagli emergenti europei, mentre l’impatto è più contenuto altrove.
“Gli shock negativi sull’offerta derivanti dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi logistici rafforzeranno l’aumento dei prezzi – avvertono gli analisti Usa -. Anche se i produttori di materie prime beneficeranno di prezzi più alti, l’inflazione dei prezzi al consumo nell’Em medio sarà di 1,2 punti percentuali più alta nel 2022 rispetto a quanto stimato da S&P a novembre, il che ne evidenzia l’impatto sul potere d’acquisto delle famiglie”.
L’ampliamento della pressione inflazionistica significa, per S&P, una politica monetaria più restrittiva nella maggior parte di questi Paesi. E un prolungamento della guerra Russia-Ucraina è un fondamentale rischio al ribasso. “I rischi simultanei di un inasprimento più rapido da parte della Fed e di un sentiment negativo degli investitori legato al conflitto potrebbero innescare volatilità sui mercati finanziari, portando a tassi di cambio più deboli e a rendimenti significativamente più alti”, concludono gli analisti americani.
Anche gli esperti del Credit Suisse vedono rischi all’orizzonte per gli Emergenti. A partire dall’accelerazione dell’inflazione in ambito energetico e alimentare, che aumenta il rischio di un passaggio a misure di inflazione core. “Le economie dei mercati emergenti dovrebbero essere maggiormente interessate, sulla base della quota elevata del comparto alimentare nei panieri dei consumatori”, scrivono gli analisti.
“Si sono intensificate anche altre sfide economiche nei mercati emergenti – proseguono gli esperti svizzeri -. Un dollaro vigoroso, un commercio globale più debole e un inasprimento finanziario potrebbero generare ulteriori pressioni sulla crescita. In un contesto di più stretti lockdown anti- Covid in Cina, le opzioni della politica a sostegno della crescita sono limitate. Brasile e Turchia dovrebbero affrontare ulteriori incertezze politiche più avanti nel corso dell’anno con l’avvicinarsi delle relative elezioni”.
Per gli investitori resta comunque spazio. “Prevediamo rendimenti interessanti delle azioni dei mercati emergenti e manteniamo un sovrappeso in un contesto di portafoglio – affermano infatti dal Credit Suisse -. A nostro avviso, le azioni cinesi offrono un potenziale di rialzo interessante, con valutazioni ancora basse”.
Interessanti sono considerate anche le obbligazioni in moneta pregiata. “L’attuale rendimento elevato del JP Morgan Emerging Market Bond Index Global unitamente agli spread ancora elevati offrono un rialzo del carry interessante rispetto ai Treasury Usa per compensare i rischi. Attendiamo ancora un rialzo dei tassi Usa nel breve termine, ma i mercati emergenti dovrebbero essere pronti per questo scenario. Inoltre, con molte banche centrali già in fase di rialzo dei tassi, i rendimenti del debito emergente dovrebbero resistere a tassi Usa a 10 anni più elevati. Ciononostante, persistono i rischi correlati alla situazione geopolitica e un rialzo dei tassi Usa più brusco delle attese. Non abbiamo alcuna preferenza regionale e favoriamo l’esposizione diversificata”, concludono dalla banca svizzera.
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