Articolo pubblicato su FR MAGAZINE | Marzo – Aprile 2021 |
L’evoluzione del tasso di risparmio delle famiglie italiane alle prese con una crescita disomogenea, fra crisi finanziarie e pandemia. Dinamiche che hanno lasciato un segno pesante, ma l’inversione del trend è possibile
Riccardo Morassut, senior research analyst dell’ufficio studi di Assogestioni
Il risparmio degli italiani è la principale risorsa che alimenta il circolo virtuoso legato al processo di investimento in strumenti finanziari i quali, a loro volta, impattano direttamente sull’economia reale.
Storicamente il tasso di risparmio delle famiglie italiane è stato molto elevato. Fino alla metà degli anni ’90 è stato superiore al 20%, al primo posto tra i grandi paesi europei. A partire dal 1995 (figura 1) si è assistito a un rapido declino di questo indicatore che già nel 2000 si attestava al 12%. Dopo una risalita protrattasi fino all’avvento della crisi finanziaria del 2008 con tassi stabili in un intorno del 15%, la propensione al risparmio degli italiani è poi progressivamente calata fino ai minimi del 2012 (9%). Successivamente, il tasso di risparmio si è poi stabilizzato mediamente al 10,5% per poi subire un’impennata nel corso del 2020 a seguito degli effetti della pandemia di Covid-19.
Fonte: Istat, Eurostat
Nel confronto europeo, il tasso di risparmio delle famiglie italiane ha visto perdere il proprio primato: dal 2009 la forbice con i paesi con economie simili come Francia e Germania si è ampliata e il dato risulta anche inferiore rispetto a quello medio di tutta l’Unione europea. Il dato della Germania è stabilmente ancorato al 17-18%, quello della Francia assume valori tra il 14 e il 15%. Il dato dell’Unione Europea, dopo un picco nel 2009 (13,5%) si è poi stabilizzato vicino al 12%.
Variabili a confronto
Per comprendere meglio le cause di questa dinamica è utile analizzare il ruolo che giocano le determinanti del tasso di risparmio, ossia redditi e consumi (figura 2).
Fonte: elaborazione su dati Istat (prezzi costanti 2019)
Il primo calo del tasso di risparmio delle famiglie italiane (1996-2000) è stato determinato da un sostenuto aumento dei consumi (+2,7% in termini reali su base media annua) a fronte di un incremento medio dei redditi sullo stesso periodo di circa lo 0,70%. La successiva fase di recupero e stabilità (2001-2007) ha visto invece una dinamica opposta con una crescita reale dei redditi maggiore rispetto a quella dei consumi.
Nel periodo, infatti, la crescita media annua dei redditi è stata pari a circa l’1,4% contro una crescita dei consumi di circa l’1,1%.
Dal 2008, invece, il calo sul fronte dei redditi è stato evidente. Fino al 2012 sono calati in termini reali a un ritmo medio annuo di oltre il 2,2%; contestualmente i consumi sono calati meno che proporzionalmente (-1,4%) determinando la pesante riduzione della propensione al risparmio che ha toccato il proprio minimo all’8,8% a dicembre 2012.
Dal 2013 al 2019 una sia pur modesta ripresa dei redditi (+0,58% il dato medio annuo) ha comunque superato l’incremento dei consumi (+0,50%) comportando un assestamento del tasso di risparmio attorno al 10,5% su tutto il periodo.
Il 2020 è stato caratterizzato dallo scoppio dell’epidemia di Covid-19 che ha destabilizzato in particolare la dinamica dei consumi. A causa soprattutto del lockdown i consumi delle famiglie italiane nei primi nove mesi sono diminuiti del 10% rispetto allo stesso periodo del 2019 causando un anomalo quanto repentino innalzamento del tasso di risparmio.
I perché del declino
Risulta utile indagare ora, in termini assoluti, gli aggregati complessivi di reddito e consumo per identificare le problematicità legate a una oramai cronica riduzione dei flussi di risparmio complessivi. A prezzi costanti del 2019, il reddito complessivo lordo delle famiglie italiane nel 1995 era pari a 1.120 miliardi di euro mentre il risparmio superava i 220 miliardi.
Come già evidenziato analizzando le variazioni relative, tra il 1996 e il 2000 l’aumento complessivo dell’aggregato dei consumi ha causato una prima importante riduzione del risparmio complessivo che a fine 2000 era pari a 130 miliardi. L’incremento del reddito nel periodo successivo (2001-2007) ha visto questo aggregato toccare un massimo (1.280 miliardi nel 2007) che parallelamente alla crescita contenuta dei consumi ha consentito alle famiglie italiane di risparmiare annualmente una cifra media di circa 160 miliardi.
A partire dal 2008 la riduzione del reddito aggregato è stata brusca: nel 2012 il reddito è stato pari a 1.140 miliardi, sugli stessi valori di fine anni ’90. La successiva ripresa ha portato l’ammontare complessivo dei redditi a valori ancora lontani dai massimi del 2007 e il risparmio aggregato è ormai fermo in un intorno di circa 115 miliardi.
Nell’ultimo decennio risulta quindi determinante il ruolo del reddito nell’appiattimento della curva del risparmio delle famiglie italiane. Le crisi economiche e finanziarie che si sono susseguite dal 2007 in poi hanno lasciato un segno pesante sulla determinante positiva della capacità di risparmio.
Una risorsa scarsa e preziosa
Appare evidente, quindi, che il risparmio delle famiglie italiane rappresenti sempre di più una risorsa preziosa, data la sua scarsità. Diminuendo, infatti, lo stock complessivo di risparmio si riducono giocoforza anche gli afflussi verso le diverse tipologie di strumenti finanziari.
Considerando i flussi netti ripartiti dalle famiglie italiane nelle diverse asset class finanziarie (liquidità, titoli, prodotti di risparmio gestito e assicurativi) questi subiscono nel corso degli ultimi 25 anni una generalizzata riduzione. Rapportando i flussi finanziari al reddito disponibile, questi dal 1995 al 2006 sono stati in media pari al 13%. In seguito alle diverse crisi, questo indicatore si è più che dimezzato, toccando nel 2015 un punto di minimo di appena l’1%. Nel quadriennio 2016-2019 ha poi registrato un incremento attestandosi al 4%.
L’industria italiana dell’asset management ha dunque davanti a sé una sfida complessa, il cui rovescio cela però una grande opportunità: quella di assumere un ruolo fondamentale nella gestione patrimoniale delle famiglie, avendo cura di proporre soluzioni ottimali per riconsolidare la fiducia dei clienti-risparmiatori, fiaccati da anni di crisi.
Ciononostante, il risparmio privato – che ha supportato molti italiani nel corso di questi mesi di pandemia – se ben indirizzato può rappresentare un potente volano per la ripresa.
*Senior research analyst di Assogestioni
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