Innovazione tecnologica, Emergenti in prima linea
Oggi le aziende emergenti sono tra le prime al mondo per crescita dei budget per ricerca e sviluppo e per le innovazioni. L’analisi di Franklin Templeton
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La Cina sta scalando velocemente posizioni nello scacchiere globale dell’economia. E l’Europa è terra di conquista. Ci sono diversi indizi che lo dimostrano, uno è rappresentato da Alibaba.com, la piattaforma dell’ecommerce B2B della galassia Alibaba. Un colosso nato dal genio di un ex bambino povero di Hangzhou – come vuole l’iconografia intorno a Jack Ma – che nell’ultimo anno fiscale, chiuso a marzo 2020, ha realizzato un fatturato di 1,3 miliardi di dollari, in aumento del 17% rispetto al 2019. Numeri impressionanti, di cui FocusRisparmio ha parlato con Luca Curtarelli, responsabile per l’Italia della piattaforma. Che, appunto, è solo una parte di un impero con molte braccia operative.
Dunque, cos’è Alibaba?
Siamo un’azienda cinese per impostazione e cultura, ma con una tensione globale. Alibaba è l’infrastruttura tecnologica su cui basa un ecosistema di marketplace digitali che ha ridefinito il commercio globale. Dentro questa infrastruttura ci sono diverse piattaforme: oltre ad Alibaba.com, i marketplace B2C Tmall e Tmall Global, dedicate ai consumatori cinesi. AliExpress è invece il marketplace retail internazionale. Inoltre, afferiscono alla galassia tutti i servizi collaterali: Alipay, app di pagamenti smart leader a livello mondiale, gestita da Ant Financial Services; Alibaba Cloud, il più grande fornitore cinese di servizi di public cloud che si rivolge alle aziende; Cainiao, piattaforma per la logistica che fa leva sull’abilità dei partner a svolgere le transazioni tra merchant e clienti su larga sala.
Lei è a capo di Alibaba.com e del più grande team del gruppo, fuori dalla Cina: perché l’Italia?
Siamo presenti in Italia dal 2015 non solo perché il made in Italy rappresenta un oggetto affascinante per il pubblico cinese, ma soprattutto perché negli ultimi anni abbiamo notato una corrispondenza simmetrica tra la domanda dei nostri buyer globali, che vogliono qualità e non solo risparmio, e l’offerta di eccellenza italiana. Il made in Italy è tra le categorie più ricercate sul nostro portale B2b a livello globale: con un predominio di food&beverage, fashion e macchine industriali.
Un’opportunità enorme per le nostre pmi.
Enorme e ancora inesplorata. Le aziende che vogliono crearsi asset digitali in genere partono dalla vetrina BtoC che è la cosa più semplice: si accontentano cioè di un mercato che in Italia vale 11,8 miliardi di euro (dati Polimi, ndr), una cifra 12 volte inferiore rispetto al mondo Btob. L’export italiano Btob via ecommerce vale 132 miliardi, il 28% di tutto l’export del made in Italy. E nel mondo 23,9mila miliardi di dollari.
Allora, in che modo Alibaba.com può essere di servizio per le nostre pmi?
Sulla piattaforma ci sono oltre 18 milioni di buyer attivi che sono in Canada, Usa, Messico, Europa centrale (Germania, Francia e Italia), ma anche in Australia, India, Corea e Sud est asiatico, in tutto 190 Paesi. I prodotti in vendita solo 186,5 milioni di 40 settori merceologici e 200mila seller, che di fatto trovano in questo canale un “gateway to the world”. La piattaforma funziona come una fiera virtuale, dove si prendono contatti ma non si deve concludere la transazione. Online il venditore e il compratore si incontrano e attivano una negoziazione: la richiesta di un preventivo è l’azione che deve avvenire in rete e ogni giorni ne recapitiamo oltre 300mila; poi le interlocuzioni possono proseguire offline e offline si trattano le condizioni di prezzo e tutta la parte logistica.
A questo punto, il lavoro di Alibaba è concluso: sta alle aziende concludere l’affare.
Sì, e questo per loro è un vantaggio per varie ragioni. Perché sono libere di valutare la convenienza di mettersi in affari con il singolo interlocutore e non ci sono fee sulla vendita. Il business model prevede che siano i seller a pagare una membership, esattamente come avviene in una Fiera per l’occupazione di uno spazio: l’azienda paga una rata per 12 mesi e ha la possibilità di aprire uno spazio dentro la piattaforma in cui allestire il suo stand virtuale, in cui raccontare la sua storia, descrivere attività e l’heritage, presentare i prodotti. L’immagine della Fiera rappresenta esattamente quello che Alibaba.com vuole essere: una sorta di Expo globale all’interno del quale si può trovare di tutto.
Una Fiera in cui, peraltro, all’Italia è dedicato un intero padiglione permanente, giusto?
Esattamente. La sezione dedicata, Italy Pavilion, è in continua evoluzione, con una grafica differente che identifichi il made in Italy e convogli il traffico dei buyer all’interno del padiglione. Si tratta di uno dei più evidenti investimenti che Alibaba.com ha realizzato sul mercato italiano, riconoscendone il potenziale. Tra gli obiettivi, quello di registrare al suo portale circa 10.000 aziende nei prossimi cinque anni.
Infine, una domanda di rito in questo periodo. Avete registrato un effetto Covid (nel vostro caso positivo)?
Certamente il Covid ha fatto transitare i comportamenti verso il digitale, e da qui non si torna indietro. Il B2B ha sofferto forse di più del consumer: il buyer e l’export manager non viaggiano, non partecipano alle fiere, non si creano opportunità di business. Alibaba lo ha osservato nei numeri: nel primo trimestre le nostre aziende che espongono dalla Cina hanno aumentato il valore delle loro vendite del 71% e il numero di ordini del 60%. Il futuro è digitale e il mondo business non fa differenza.