Il blocco della borsa di Mosca complica la vita ai gestori
Le fund house sospendono o chiudono i fondi su Russia e Eastern Europe. Attesa la possibile rimozione del paese di Putin da tutti gli indici MSCI
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Neppure un centesimo di dollaro. Tanto vale il rublo nel settimo giorno di assalto della Russia all’Ucraina. Un dato che da solo basterebbe a spiegare il precipizio verso il quale corre veloce Mosca. Dopo l’annuncio delle sanzioni da parte di Usa e Ue arrivato nel weekend, i mercati sono stati infatti molto chiari su quello che temono possa accadere. E nonostante la chiusura della Borsa russa, le nuove sanzioni aggiornate di giorno in giorno hanno di fatto messo la nazione guidata da Vladimir Putin finanziariamente in ginocchio.
Prova ne è che la banca centrale ha bloccato il pagamento delle cedole ai proprietari stranieri di obbligazioni in rubli, gli Ofz, definendo la misura una decisione temporanea per sostenere i mercati sulla scia delle sanzioni internazionali. Solo due giorni prima aveva vietato la vendita dei titoli russi in mano agli stranieri.
Stando alle stime di Bloomberg, ammonta a ben 29 miliardi di dollari, circa 3.000 miliardi di rubli, il debito russo finito sotto il divieto della banca centrale. E il primo banco di prova sarà il 3 marzo, con il pagamento delle cedole con scadenza 2024. “Game over? Penso che abbiano sottovalutato fino a che punto si spingeranno le sanzioni e ora non hanno molto da fare. Tutti i mercati russi sono crollati”, ha commentato all’agenzia di stampa Usa, Viktor Szabo, gestore di Aberdeen Am.
La banca di Mosca non ha specificato quanto durerà il divieto. Lunedì, l’agenzia Interfax aveva spiegato che la sospensione resterà in vigore per sei mesi a meno che l’autorità di regolamentazione non la ritiri prima. “Gli emittenti hanno il diritto di prendere decisioni sul pagamento dei dividendi e sull’esecuzione di altri pagamenti su titoli e trasferirli al sistema contabile”, ha affermato la banca centrale.
Euroclear e Clearsteam non gestiscono più asset russi, avendo fatto marcia indietro sulla tanto annunciata apertura del mercato del debito locale agli investitori internazionali avvenuta nove anni fa. Il fatto che gli investitori stranieri non avessero più bisogno di ricorrere a intermediari locali per negoziare in rubli russi ha contribuito a ridurre i costi di finanziamento della Russia e spinto al rialzo la quota di investitori stranieri. La loro percentuale ha raggiunto il 19,1% a febbraio, stando a Bloomberg.
Sebbene il National Settlement Depository russo non abbia bloccato i conti di Euroclear e Clearstream, ne sta limitando la possibilità di effettuare pagamenti su titoli di emittenti russi a persone fisiche e giuridiche straniere in linea con la richiesta della banca centrale.
La scorsa settimana, i rendimenti degli Ofz sono aumentati di quasi due punti e mezzo percentuali quando Putin ha prima riconosciuto le due regioni separatiste nell’Ucraina orientale e poi ha lanciato l’attacco sul Paese. Anche prima dell’invasione, la Russia aveva interrotto le aste di obbligazioni locali a causa dell’aumento delle tensioni geopolitiche.
“Non l’avevo mai visto prima – ha commentato a Bloomberg, Paul McNamara, portfolio manager di Gam Investments -. Non è di buon auspicio per gli investitori”. “Questo sarà probabilmente un default tecnico, vedremo per quanto tempo durerà”, ha aggiunto Nick Eisinger, co-responsabile del reddito fisso attivo dei mercati emergenti di Vanguard Am – Vediamo anche una forte probabilità di default tecnico sugli eurobond a livello sovrano”.
Le obbligazioni sovrane in rublo sono crollate la scorsa settimana, portando il rendimento del benchmark a 10 anni in rialzo di 240 punti base al 12,28%. Il calo del rublo di oltre il 20% (finora) è il peggior crollo a livello globale, secondo i dati Bloomberg. “Se il governo russo non dovesse ripagare il proprio debito in tempo e per intero, aumenterebbe la probabilità di esiti creditizi più gravi per i detentori stranieri di titoli di debito russi”, ha concluso Moody’s Investors Service in una nota.
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