Salute, i fondi azionari che hanno iniziato meglio il 2023
Fida ha analizzato i prodotti specializzati in salute che sono autorizzati alla vendita presso la clientela retail in Italia. Silver economy il tema dominante. E a brillare è il tricolore
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Dai 323 ai 500 miliardi di euro, che tradotto significa un valore tra il 20% e il 30% del Pil italiano del 2020. Tanto vale la silver economy, ovvero il giro d’affari mosso dagli ultra 65enni del nostro Paese, stando all’ultimo Quaderno di Approfondimento di Itinerari Previdenziali. Sia quindi che si tenga conto del valore più prudenziale, ottenuto applicando la stessa metodica utilizzata dalla Commissione europea per calcolare l’impatto sul Pil Ue, sia che si consideri quello più elevato frutto delle stime del Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali sulla platea italiana, quello dei silver si impone sempre d più come un bacino di consumatori quantitativamente e qualitativamente significativo.
Se ben gestita, quindi, la sfida della longevità può diventare un’opportunità di investimento e sviluppo per il Paese, con alcuni settore pronti a raccoglierne i frutti più di altri. Guardando anche ai risultati della survey “Chi sono, cosa fanno e cosa desiderano i Silver italiani”, che ha coinvolto un campione di 5.000 over 50 e realizzata da Format Research per Itinerari Previdenziali e 50&Più, emerge l’articolata fotografia di una popolazione da un lato sempre più ‘sola’ e, dall’altro, caratterizzata da una condizione economica migliore e da una capacità di spesa superiore a quella delle altre fasce d’età.
In particolare, al primo gennaio 2022 il maggior numero di ultra 65enni viveva in coppia senza figli (42,1%), i Silver soli rappresentavano il 30,5%, quelli in coppia conviventi con i propri figli il 12,8%, mentre i nuclei monogenitore con figli il 6,7%. Un trend, quello dell’atomizzazione dei nuclei familiari, destinato ad acuirsi negli anni a venire, tanto che tra meno di vent’anni 1 silver su 3 vivrà di fatto da solo (la percentuale dei nuclei monofamiliari dovrebbe salire fino al 31,2% nel 2030 e al 32,7% nel 2040). Il che lascia peraltro supporre che una buona parte di risparmi e investimenti dovrà essere destinata, in assenza di progenie, proprio a pianificazione e/o gestione della propria vecchiaia.
D’altro canto, gli over 65 si rivelano l’unica classe anagrafica il cui rischio e il cui livello di povertà è diminuito nell’ultimo decennio, così come l’unica fascia di popolazione a vedere il proprio reddito medio equivalente aumentato, di circa 300 euro, nel periodo 2006-2016 (malgrado la crisi economica) e quella meno indebitata in assoluto.
In particolare, a partire dai dati Mef e Banca di Italia, il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali stima il patrimonio medio dei Silver in 292mila euro che, moltiplicati per 13,9 milioni di soggetti interessati, portano il totale della loro ricchezza a 4.059 miliardi di euro, pari al 41,4% della ricchezza totale degli italiani. Scendendo ancora più nel dettaglio, di questa ricchezza 1.501 miliardi di euro sono rappresentati dal patrimonio mobiliare e 2.558 miliardi da quello immobiliare. Non casualmente, del resto, i silver risultano rispetto alle altre classi d’età della popolazione italiana la fascia con il valore medio immobiliare più alto, così come quella più investita nell’immobiliare: l’86,7% degli over 65 vive in case di proprietà e il 27,3% ha uno o più immobili oltre alla prima casa, percentuale più elevata di tutti gli altri raggruppamenti anagrafici.
Nel complesso, il Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali ipotizza un valore di 283,6 miliardi dello spendibile netto annuo dei Silver italiani, valore (al netto di contributi e imposte) comprendente anche i proventi da patrimonio mobiliare e immobiliare o partecipazioni, e che ne rappresenta una valutazione oltretutto prudenziale in quanto non tiene conto dei redditi percepiti dai 705mila ultra 65enni che lavorano e/o hanno redditi diversi da quelli da pensione.
“Si tratta insomma di una patrimonializzazione importante, capace di resistere anche agli effetti della pandemia di Covid-19, e che, nei prossimi 20/25 anni, verrà in parte destinata ad ampliare i volumi dei consumi dei silver e in altra parte trasferita a figli o parenti oggi over 40, incrementando ulteriormente il valore complessivo della silver economy del nostro Paese”, ha spiegato il presidente del Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, Alberto Brambilla, sottolineando come i 65enni hanno in linea di massima una posizione familiare ed economica ormai consolidata e si trovano quindi nella maggior parte dei casi in una fase di decumulo, che li porta a ‘investire’ quasi tutti i loro redditi in consumi o sostegni ai familiari.
Anzi, sono più propensi non solo ad acquistare o usufruire di beni e servizi riguardanti la cura della persona e della salute (assistenza, farmaci e altre spese sanitarie) e rientranti quindi nell’alveo della cosiddetta white economy, ma anche in ambito ricreativo (spese per viaggi, turismo, tempo libero, strutture ricettive o di ristorazione). Dati che ribadiscono con forza come vada superata un’immagine fin troppo stereotipata degli ‘anziani’ dediti ai soli servizi sanitari e sociali.
Tutte ragioni per le quali, come rilevato dallo studio realizzato con il patrocinio di ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile e FUTURAnetwork, il progressivo ampliamento della platea silver si tradurrà positivamente nel fiorire di molte nuove attività dal grosso potenziale economico-finanziario. D’altro canto, l’economia d’argento ha già oggi importanti ricadute sull’occupazione, destinate ad aumentare ulteriormente in futuro: secondo il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, la Silver Economy genera un’occupazione pari a circa 4,6 milioni di lavoratori, ricomprendendo badanti regolari e irregolari, personale delle Rsa, personale medico e fornitori di beni e servizi acquistati dai Silver, “e il dato salirebbe addirittura a 5,46 milioni di occupati se si calcolasse l’occupazione secondo la metodica applicata dalla Commissione europea”, secondo Brambilla.
Coinvolti in particolar modo l’industria per l’abitare, la domotica e la mobilità, i settori dei servizi e del commercio, il mondo del risparmio gestito, delle Sgr e delle banche, chiamato a costruire prodotti di investimento ad hoc, e il comparto assicurativo per soddisfare il più rilevante dei bisogni, vale a dire quello di avere una aspettativa di vita il più a lungo possibile in buona salute. Sia attraverso strumenti già noti, come le polizze Long Term Care, sia tramite servizi ancora da ampliare o esplorare, come la telemedicina, la ‘presa in carico’ del Silver e il monitoraggio delle problematiche socio-sanitarie delle persone più sole o bisognose di assistenza, ad esempio con call center attivi h24, che già si sarebbero potuti rivelare strategici nel corso dell’emergenza pandemica.
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