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Con 80 miliardi di risorse queste società metteranno a terra progetti concreti. Effetti anche sulla Pa. Agici:“Le utility sono naturalmente chiamate a guidare questa trasformazione verso un’economia decarbonizzata e sostenibile”
In un momento cruciale per il Paese che si avvia al rilancio dopo un anno difficilissimo, le utility italiane si candidano a motore del cambiamento in atto avendo tutte le caratteristiche per mettere a terra i progetti per il paese: un ruolo chiave, una salute economia solida e uno strategico legame col territorio. Ad analizzare il peso di queste società nella ripartenza italiana è la ventunesima edizione del workshop Osservatorio utilities Accenture-Agici dal titolo “Il contributo delle utility al rilancio delle Pmi italiane”.
“Siamo di fronte a una fase cruciale, un crocevia fondamentale per il settore dei servizi pubblici” con opportunità e occasioni, derivanti anche dalla spinta del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che vanno colte”, è il messaggio di fondo che emerge dall’analisi illustrata da Marco Carta, ad di Agici, e che guarda ai modi e agli strumenti per contribuire al rilancio economico del Paese: strategie di forniture di servizi innovativi legati alla sostenibilità ambientale e alla digitalizzazione come per le rinnovabili, efficienza energetica, mobilità a basse emissioni di carbonio, flessibilità della domanda.
L’analisi del contesto mette in evidenza come “la pandemia e la crisi economica che ne è scaturita abbiano richiesto uno stimolo di finanza pubblica senza precedenti”, e come “larga parte delle risorse previste saranno destinate alla transizione ecologica in accordo con l’obiettivo di neutralità climatica al 2050”. In uno scenario di questo tipo le utility – spiega lo studio – “possono svolgere un ruolo da protagonisti” con rivoluzione miliardaria. Gli investimenti destinati all’innovazione per le Pmi (un esercito di 30mila aziende) e la Pa, dall’ultima versione del Pnrr, sono pari a “oltre 80 miliardi”.
Secondo il documento messo a punto dall’Osservatorio, “durante l’ultimo anno le utility hanno dimostrato un’ottima resilienza, garantendo al Paese la continuità di tutti i servizi essenziali. La
transizione energetica in atto offre adesso alle utility un’occasione unica per assumere un ruolo forte nel processo di rinnovamento del Paese”.
Le utility – che hanno “una posizione chiave all’interno della filiera” – sono “naturalmente chiamate a guidare questa grande trasformazione verso un’economia più decarbonizzata e sostenibile; i loro rapporti consolidati con le piccole e medie imprese e la Pa ne fanno degli attori privilegiati per il rilancio di questi due perni del tessuto economico e sociale italiano”.
Le utility “potranno guidare la riqualificazione energetica delle Pmi e orientare i loro investimenti verso l’autoproduzione da rinnovabili, l’efficienza energetica e la mobilità sostenibile; al di là degli interventi in ambito energetico, potranno poi indirizzare scelte di economia circolare, con offerte per la gestione del ciclo rifiuti, e supportare la digitalizzazione delle Pmi”.
Un effetto positivo che ricadrà anche nello specifico sulla Pa, le utility hanno “il potenziale per supportarla in tutte le fasi della riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico, dalla diagnosi energetica fino alla realizzazione e al monitoraggio degli interventi”. Ma la vera “grande sfida dei prossimi anni sarà guidare la trasformazione delle nostre città abilitando tutte quelle soluzioni orientate alla smart city che siano capaci di migliorare la sostenibilità e la qualità di vita dei cittadini”. Tra i settori più coinvolti: in questo ambito rientrano mobilità sostenibile, gestione del ciclo rifiuti e del ciclo idrico, logistica, illuminazione pubblica, sicurezza e abilitazione di percorsi culturali intelligenti.
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