Perché conviene puntare sulla biodiversità
La perdita di varietà biologica rappresenta un rischio sistemico a livello globale. E sta aumentando di importanza nelle strategie di investimento. Ecco come stanno agendo i gestori
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La conferenza viruale The green swan: central banking and financial stability in the age of climate change, organizzata da Bank for International Settlements, Bank of France, International Monetary Fund e dal Network for Greening the Financial System, ha ospitato nel corso della due giorni dal 2 al 4 giugno tre premi Nobel, oltre 15 governatori ed ex governatori di banche centrali e dirigenti di istituzioni finanziarie, oltre 25 alti policy makers, più di 20 accademici di spicco e amministratori delegati del settore privato per discutere di proposte concrete per un’economia, un settore finanziario e una società più sostenibili.
La conclusione dei lavori è stata affidata, significativamente, a Ignazio Visco, nel ruolo di governatore della Banca d’Italia ma anche nel contesto della presidenza italiana del G20 che il prossimo 11 luglio si riunirà a Venezia per la conferenza sul clima. Un appuntamento mai così atteso in cui i leader delle principali economie mondiali saranno chiamati a tracciare la rotta per vincere una sfida definita in modo unanime urgente ed epocale ma su cui non sempre in passato alle parole sono seguite azioni concrete.
Le parole di Christine Lagarde, presidente della BCE, nel corso della tavola rotonda dal titolo How in practice can the financial sector take immediate action against climate change-related risks? che ha visto fra i partecipanti gli omologhi Jerome Powell (Fed) e Yi Gang (People’s Bank of China), risuonano come un monito in vista della conferenza sul clima di Venezia, perché natura e dimensioni del problema non possono fare altro che mettere la politica in primo piano.
“Guardando alla mia esperienza di ministro delle Finanze e di presidente del Fondo Monetario internazionale nel corso della crisi finanziaria, vedo due rischi fondamentali attualmente. Il primo, senza nessuna critica all’iniziativa promossa da Mike Carney e allo sforzo di Michael Bloomberg, è che il TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosures, ndr) è un progetto principalmente privato in cui l’osservanza delle regole è su base volontaria. Questo mi riporta alla mente i principi di autoregolamentazione applicati prima della grande crisi finanziaria, quando una normativa non stringente aveva demandato ai mercati stessi di trovare il modo di allinearsi a principi generali con le conseguenze che conosciamo. Questo a mio avviso deve portare i regolatori e tutte le autorità coinvolte a costruire insieme un sistema normativo vincolante, se necessario utilizzando un approccio graduale. Il secondo rischio fa riferimento all’attuale duplicità degli standard o differenti tipi di disclosure, ancora una volta come accaduto prima della grande crisi finanziaria. L’assolvimento o meno degli standard era pieno da parte di alcuni operatori, parziale per altri e nullo per altri ancora. La questione era ed è politica”, ha affermato Lagarde relativamente ai principali rischi all’orizzonte.
Lagarde cita, inoltre, Ronald Reagan nel detto “Trust, but verify” (Fidati, ma controlla), utilizzato dal presidente degli Stati Uniti nel corso dei negoziati sul disarmo nucleare tra USA e Unione Sovietica negli anni ’80. Un richiamo alla storia per sottolineare il pericolo di “greenwashing massivo” in un momento in cui tutti i protagonisti del mondo economico annunciano azioni in linea con l’obiettivo si contrastare il cambiamento climatico. La standardizzazione del metodo valutativo dei piani e dei risultati raggiunti è secondo la presidente della BCE la strada maestra per evitare questo rischio e l’impulso fondamentale dovrà arrivare ancora una volta dalla politica internazionale, data la natura globale del problema da affrontare.
Un concetto espresso anche da Jerome Powell, che ha sottolineato l’importanza dell’apporto del settore privato ma anche i pericoli di un eccesso di conferimento di responsabilità sul tema, e dallo stesso Ignazio Visco nel corso del suo intervento finale in cui ha sottolineato i passi in avanti del mondo finanziario verso una maggiore sostenibilità e la necessità della discesa in campo unanime e definitiva della politica internazionale sul tema. Appuntamento a l’11 luglio a Venezia per scoprire questi appelli saranno ascoltati.
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