Via libera della Corte tedesca al Recovery. Ma i mercati guardano alla Bce
Il ricorso ai giudici aveva congelato il piano Ue. Ora gli investitori si aspettano da Lagarde e colleghi indicazioni più chiare sul futuro del Pepp
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Nessun cambio di rotta, nessuna sorpresa: Christine Lagarde tira dritto. Come atteso, il consiglio direttivo della Banca centrale europea ha lasciato i tassi invariati (il principale a zero, quello sui depositi a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%), non ha modificato durata e portata del Pepp e ha ribadito che gli acquisti si intensificheranno nel secondo trimestre del 2021, chiarendo come un tapering non sia sul tavolo. D’altra parte le previsioni non sono cambiate e all’orizzonte domina l’incertezza, come ha sottolineato la stessa presidente nel corso della conferenza stampa.
Le prospettive a breve termine per l’economia europea, ha spiegato Lagarde, sono “offuscate da incertezza” per i livelli ancora alti di infezione da Covid-19, per le varianti del virus e per i ritmi di vaccinazione, che comportano misure di contenimento, ma la luce in fondo al tunnel c’è. E la Bce è fiduciosa. Guardando in avanti, i progressi nella campagna di vaccinazione e l’attesa di un graduale rilassamento delle misure sono alla base di una solida ripresa dell’attività nel corso del 2021”, ha aggiunto, facendo immediatamente allungare il passo alle Borse europee. Probabilmente però assisteremo a una ripartenza soltanto a partire da questo trimestre, mentre il Pil del primo “è probabile” che segnerà ancora una contrazione.
Insomma, Lagarde e colleghi non si sono spostati di un millimetro. I tassi si manterranno su livelli pari o inferiori a quelli attuali finché l’Eurotower “non vedrà le prospettive di inflazione convergere saldamente su un livello sufficientemente prossimo ma inferiore al 2% nel suo orizzonte di proiezione e tale convergenza non si rifletterà in maniera coerente nelle dinamiche dell’inflazione di fondo”. Il Pepp resterà di 1.850 miliardi con durata fino almeno a marzo 2022, e in ogni caso finché la banca centrale “non riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus”.
Quanto al Qe, lo shopping proseguirà al ritmo di 20 miliardi di euro al mese e il consiglio intende inoltre continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Paa per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse “e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”. Infine, il Consiglio direttivo continuerà a fornire abbondante liquidità attraverso le sue operazioni di rifinanziamento, ribadendo di essere “pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione si avvicini stabilmente al livello perseguito, in linea con il suo impegno alla simmetria”.
Una precisazione importante però è arrivata: in consiglio “non è stato discusso” alcun phasing out. Sulle indiscrezioni riguardo le tensioni interne al board sul piano di un progressivo ridimensionamento del Pepp, Lagarde ha infatti tagliato corto, spiegando che è “prematuro” parlarne. E a chi ha nelle ultime settimane sottolineato come l’incremento del ritmo annunciato lo scorso marzo sia stato piuttosto modesto, l’avocata francese ha risposto che va misurato il ritmo mensile non quello settimanale. “Non c’è un livello normali di acquisti a cui fare riferimento, ma un impegno a incrementare gli acquisti”, ha precisato.
Quanto all’inflazione, per Lagarde è probabile un ulteriore aumento nei prossimi mesi e una certa volatilità nel corso dell’anno. “Una volta svanito l’impatto della pandemia, il venir meno dell’elevato livello di allentamento, sostenuto da politiche fiscali e monetarie accomodanti, contribuirà a un graduale aumento dell’inflazione nel medio termine”, ha osservato, tornando a ripetere che la Bce continuerà a monitorare i tassi di cambio. “Pur non avendo nessun obiettivo sui cambi dell’euro, li osserviamo molto attentamente perché chiaramente possono avere un impatto al ribasso sui prezzi e ci stiamo attenti”.
Infine, la politica. Per i governi il richiamo non cambia: resta necessaria “una posizione di bilancio ambiziosa e coordinata, poiché il ritiro prematuro del sostegno fiscale rischierebbe di ritardare la ripresa e di amplificare cicatrici a lungo termine”. E soprattutto bisogna agire con “urgenza” sul Recovery Fund perché “diventi operativo senza ritardo”.
“La Bce mantiene la rotta – commenta Kaspar Hense, senior portfolio manager di BlueBay Am -. Oggi Christine Lagarde ha offerto ai mercati una guida salda in una fase di grande incertezza. I mercati sono rimasti sostanzialmente piatti dopo il meeting della banca centrale, sia per quanto riguarda i tassi core che gli spread periferici. Il focus sull’‘outlook nebuloso’ in relazione alla crisi pandemica ha dato ai mercati una conferma sufficiente del fatto che la Bce continuerà a fornire supporto almeno per il momento”.
“Come conseguenza degli effetti del Covid sull’economia, i prestiti dei governi in tutto il continente sono balzati del 15% – sottolinea Bethany Payne, global bonds portfolio manager di Janus Henderson Investors -. La Bce sembra incline a mantenere invariato il programma di acquisto di titoli di Stato, quindi entro il 2025 ci aspettiamo che il volume di prestiti ottenuti dai governi europei possa aumentare di altri 2.000 miliardi di dollari, circa 5.500 dollari a persona. Il problema è che l’aumento del debito, indubbiamente necessario a preservare i posti di lavoro e scongiurare il rischio di default, non stimolerà la crescita, a meno che non si assista ad una produttività che favorisca la spesa fiscale. Come dimostrato dal nostro Sovereign Debt Index, dal 1995, il livello del debito europeo è aumentato il doppio rispetto al Pil dell’Eurozona”.
“Secondo i nostri calcoli – prosegue Payne – la Bce detiene circa il 29% del debito pubblico europeo e, nonostante il programma di acquisto di asset della Banca permetta all’Europa di respirare, è vitale indovinare la politica fiscale appropriata, in un contesto segnato dai ritardi nell’implementazione della campagna vaccinale e con un’economia imperniata sul turismo in estrema difficoltà. L’economia europea non può crescere senza un’adeguata spesa da parte dei Paesi membri, e sarà la Germania a doversi accollare il fardello principale. Individuare la scintilla per la crescita economica e le manovre dei governi per incentivare la spesa sono il principale dilemma dell’Europa, piuttosto che il debito pubblico in aumento, dato che la Banca Centrale acquista titoli di default e gli oneri finanziari sono contenuti”.
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