Tesla entra nell’S&P 500 e raggiunge i massimi storici. Le mosse dei fondi
Chi compra le azioni Tesla in vista dell’inclusione nel principale benchmark azionario al mondo? La risposta degli analisti: “Tutti”
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Gli anni ’20 del ventunesimo secolo segneranno il passaggio epocale verso l’utilizzo di massa dei veicoli elettrici e di quelli a guida autonoma. Ne sono sempre più convinti esperti e osservatori dell’automotive, un settore che negli anni a venire è destinato a grandi cambiamenti.
Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, nel prossimo decennio le vendite globali di veicoli elettrici aumenteranno del 28% l’anno. Ma con la stretta agli standard di emissione in tutto il mondo e i prezzi dei veicoli elettrici che si fanno sempre più allettanti per i consumatori, l’analista degli investimenti azionari di Capital Group, Kaitlyn Murphy, ritiene queste stime addirittura troppo conservative.
“I nuovi sviluppi potrebbero accrescere la competitività dei veicoli elettrici non solo rispetto alle nuove auto a gas, ma all’intera flotta di vetture su strada, comprese quelle usate”, spiega la Murphy, responsabile fra l’altro della ricerca sui produttori di automobili e componenti statunitensi. “Negli Stati Uniti, stiamo parlando di circa 270 o 280 milioni di veicoli in un’ottica di lungo termine, il che lascia intendere una crescita di gran lunga maggiore di quanto pensi il mercato”.
“È innegabile che i veicoli elettrici stiano diventando sempre più accessibili e popolari”, afferma Wenjie Ge, analista degli investimenti azionari di Capital Group, specializzato nelle case automobilistiche asiatiche. “E il principale catalizzatore di questo cambiamento è la rapida riduzione dei costi delle batterie”.
“In Cina, già leader nella produzione di batterie, i costi delle batterie per alcuni veicoli hanno raggiunto la soglia dei cento dollari diversi anni prima di quanto si pensasse”, aggiunge Ge. “E si prevede che scenderanno sotto i 60 dollari entro il 2030”.
“Come investitori in singole aziende e non in interi settori, il nostro compito consiste nell’identificare le realtà che riusciranno con più probabilità a creare auto redditizie in un’ottica di lungo termine”, osserva Ge.
Leader indiscusso nel 2020 è stata Tesla, pioniere nella tecnologia delle batterie e nelle iniziative software per veicoli. Tra gli altri precursori figurano Volkswagen, che ha investito molto nella produzione di veicoli elettrici, e BYD in Cina. In futuro, le aziende che abbracceranno per prime il cambiamento strutturale e si adatteranno più rapidamente avranno maggiori probabilità di successo, a prescindere che si tratti dei colossi dell’industria automobilistica o di nuove start-up.
“È convinzione diffusa che, con un cambiamento così dirompente e con le start-up già in concorrenza tra loro per aggiudicarsi quote di mercato, sarà difficile per gli operatori storici sopravvivere”, sostiene la Murphy. “Le case automobilistiche tradizionali dovranno fare i conti con la svalutazione di impianti produttivi vetusti, la gestione dei rapporti con i fornitori e la contrazione dei margini di profitto. È pur vero che, dal canto loro, dispongono di ampie risorse e di capacità produttive globali. Le start-up non hanno oneri finanziari associati, ma potrebbero incontrare qualche difficoltà nell’espandere la produzione”.
Per gli operatori storici, quindi, non è ancora detta l’ultima parola. Un esempio su tutti è GM, dove il Ceo Mary Bara ha avviato un programma di ristrutturazione interno. Oltre a perseguire l’obiettivo della totale elettrificazione entro il 2035, GM ha investito molto in Cruise, la sua divisione dedicata alla guida autonoma.
“Sebbene al momento non rappresenti ancora un’opportunità, questo settore potrebbe trasformarsi sia per le aziende storiche che per le start-up in un potente modello aziendale basato sui software e sulla proprietà intellettuale, in grado di fornire un interessante valore aggiunto ai consumatori e alla società in generale in termini di sicurezza”, conclude Buchbinder.
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