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Per S&P, gli istituti del Vecchio Continente sono in grado di gestire le ricadute economiche del conflitto. Ma se lo scenario dovesse peggiorare alcuni sarebbero più vulnerabili
Dopo le rassicurazioni arrivate dall’Eba a inizio mese sul fatto che l’invasione russa in Ucraina “non rappresenta una minaccia alla stabilità del sistema bancario europeo”, a tranquillizzare sulla tenuta degli istituti del Vecchio Continente, alle prese con le conseguenze della guerra, l’aumento dell’inflazione, la frenata della crescita economica e la stretta monetaria, arriva anche S&P.
Per gli analisti americani, infatti, le banche Ue sono in grado di gestire le ricadute economiche del conflitto nello scenario base di S&P, che prevede turbolenze delle attività in alcuni settori e una crescita economica ridotta ma ancora positiva per il 2022.
All’indomani dell’aggressione, gli istituti di credito Ue, la cui esposizione alla Russia ammonta complessivamente a circa 100 miliardi di euro, sono finiti nel mirino delle vendite, salvo poi riprendersi nelle settimane seguenti.
“Si tratta indubbiamente di un contesto macroeconomico più complicato e più incerto di quello che avevamo previsto all’inizio del 2022 e, di conseguenza, prevediamo che le banche europee vedranno una crescita inferiore dei prestiti e del business, nonché un aumento limitato dei costi”, spiega Nicolas Charnay, in un rapporto dedicato al settore. Ma lo specialista S&P non ritiene che questi effetti impattino in modo significativo la view del merito creditizio della maggior parte degli istituti.
Ovviamente, la guerra Russia-Ucraina ha rimescolato e peggiorato gli scenari al ribasso e gli istituti del Vecchio Continente non sono tutti ugualmente vulnerabili. Se tali scenari diventassero più probabili, S&P prevede quindi azioni di rating differenziate, sia tra i settori bancari dei singoli Paesi, sia tra i diversi istituti.
“Se i rischi al ribasso dovessero concretizzarsi – conclude Charnay -, ci aspetteremmo anche che i governi e le banche centrali europee intervengano per smorzare in qualche modo l’effetto sull’economia reale e, indirettamente, sulle banche”.
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