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I ceo donna sono meno del 2%. Ma la sostenibilità è sempre più centrale: aumentano le Dnf. Il rapporto Consob sulla corporate governance
Iper-concentrate e poco contendibili: le società di Piazza Affari non cambiano e continuano a caratterizzarsi per un assetto proprietario ‘blindato’. È quanto certifica l’ultimo rapporto della Consob sulla corporate governance in Italia, dal quale emergono anche il progressivo abbandono della governance duale, la maggiore attenzione per la sostenibilità con l’aumento delle Dichiarazione di carattere non finanziario e la resistenza di un gender gap ancora consistente nonostante i passi avanti.
Quanto all’assetto delle società, l’indagine mostra come la metà esatta delle imprese quotate siano controllate di diritto e un 11% ‘bloccate’ da un patto di sindacato. Solo il 25% mostra un controllo debole delle quote del capitale. Rispetto al 2010, aumenta il numero e della capitalizzazione delle società ‘widely held’ e una riduzione della capitalizzazione delle società controllate. Nei modelli di controllo continua a essere prevalente quello familiare (145 società che pesano per il 25,6% della capitalizzazione di mercato), mentre le imprese a controllo pubblico ‘valgono’ il 39,7% del totale.
La Consob conferma poi che il modello tradizionale di governance è il più adottato dalle società italiane quotate (220 su 224 a fine 2020, 92% della capitalizzazione di mercato). Solo tre imprese preferiscono il monistico (8% del valore del listino), mentre il dualistico è stato gradualmente abbandonato: a fine 2020 è scelto da una sola società, che rappresenta meno dell’1% del mercato, contro le sette del 2009 che valevano il 12% della capitalizzazione totale.
Appare poi molto ridotto il controllo tramite ‘scatole cinesi’ sulle società quotate in Piazza Affari, da diversi osservatori ritenuto un possibile rischio o comunque una mancanza di trasparenza: a fine 2019 sono infatti solo il 15,8% le società che fanno riferimento a strutture di controllo orizzontali, piramidali o miste, conto una quota del 44% nel 1998. Stando alla Consob, la quota di capitalizzazione rappresentata da queste società a controllo piramidale o simile è comunque ancora elevata, pari al 35% del totale.
Sostenibilità sempre più centrale
A fine 2020 sono state 151 le quotate a Piazza Affari che hanno pubblicato una Dichiarazione Consolidata di Carattere non Finanziario (Dnf) e a fine 2019 erano 76 i gruppi, apri al 35% del listino e a quasi l’83% in termini di capitalizzazione di mercato, che hanno istituito un comitato di sostenibilità. In 70 casi, certifica la Consob, le funzioni del comitato di sostenibilità sono abbinate con quelle di altri comitati: in 55 casi con il comitato controllo e rischi, ppresente nel 94% delle imprese. In generale 125 società assegnano diverse funzioni a uno stesso comitato, mentre in 100 casi le funzioni del comitato remunerazione sono abbinate a quelle del comitato nomine. La quota di imprese con la presenza di un comitato sostenibilità risulta più elevata nei settori oil & gas, nelle utilities e nelle assicurazioni.
“La sostenibilità è sempre più al centro della programmazione del policy makers e anche della Consob”, ha commentato Paolo Ciocca, commissario dell’Autorità di controllo sulle società e sulla Borsa, aprendo la presentazione del rapporto. “Quello della sostenibilità è un tema sempre più intrecciato proprio a quello della corporate governance – ha spiegato – e questo rapporto è un punto di riferimento anche per l’attività di vigilanza. In ogni caso possiamo evidenziare board delle quotate con componenti sempre più giovani, con un maggior livello di istruzione e un forte background professionale”.
Le donne ceo sono meno del 2% del totale
Nonostante i progressi segnalati da Ciocca, il gender gap si conferma duro da estirpare a Piazza Affari. La presenza femminile nei Cda dei gruppi presenti in Borsa si avvicina infatti al 40% previsto dalle norme, ma le quota di donne nel ruolo di amministratore delegato continua a scendere: era poco più del 3% del totale nel 2013, è meno del 2% alla fine dell’anno scorso. Secondo il rapporto è in leggero aumento per le donne il ruolo di presidente, comunque sotto il 4% del totale. Aumentano invece le donne nominate dalla minoranza, soprattutto nelle società più grandi, e il numero di amministratori indipendenti, più che raddoppiato, che raggiunge circa il 75%.
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