Petrolio, Aie: “Domanda su fino al 2026, ma non tornerà ai livelli pre Covid”
L’agenzia alza le stime del rimbalzo della domanda per il 2021, ma esclude un super-ciclo: “Scorte ancora alte”. Ecco chi beneficerà della ripresa del barile
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Per il petrolio si profila un’estate rialzista. Oramai vaccinato dai crolli pandemici registrati nel 2020, l’oro nero si mostra immune allo spettro di un ritorno dei contagi, che dall’Asia terrorizza il mondo intero, e corre in scia alle riaperture delle economie europee e americana. Tanto che il Brent è salito fino a 70 dollari, toccando i massimi dallo scorso marzo, proprio per le aspettative di una ripresa della domanda in seguito alla fine delle limitazioni anti-Covid.
Intorno alle 10 del mattino, i future sul barile del Mare del Nord di luglio hanno raggiunto i 70,09 dollari, in rialzo di 0,63 dollari (+0,94%), mentre quelli sul greggio statunitense West Texas Intermediate di luglio scambiavano in aumento di 0,61 dollari (+ 0,91%) a 66,91 dollari.
“Le economie stanno ingranando nuovamente la marcia più alta”, spiegat Tamas Varga di Pvm, aggiungendo che “l’euforia si riflette nell’opinione generale che le riaperture saranno legate alla ripresa della domanda di greggio”. E in effetti mentre negli Usa i nuovi contagi continuano a calare, con New York che ha revocato l’obbligo delle mascherine per le persone vaccinate, nel Vecchio Continente accelera il processo di allentamento delle restrizioni. Il Regno Unito, ad esempio, è arrivato alla fase 3 delle riaperture e negli altri Paesi, Italia compresa, si sta iniziando a riaprire città e spiagge con l’obiettivo di salvare la stagione estiva.
I mercati valutano quindi positivamente l’allentamento delle misure di contenimento e l’andamento della campagna di vaccinazione che fanno da contraltare alla situazione in Asia, dove invece Singapore e Taiwan hanno reintrodotto le misure di lockdown e l’India ha visto un crollo della domanda di carburante in seguito alle restrizioni per contenere i contagi. Così l’ottimismo spinge tutte le materie prime, con l’oro che sale a 1.870 dollari l’oncia ai massimi da gennaio, il minerale di ferro in crescita del 3,5% e l’argento che avanza del 3,1%.
Non spaventa neppure il rapporto “Net zero by 2050” per la transizione nel settore dell’energia a livello globale presentato dall’Agenzia internazionale dell’energia, che guarda al futuro e punta sulle rinnovabili. La roadmap globale dell’Iea prevede infatti 400 tappe: dall’abbandono di investimenti nei combustibili fossili e in nuove centrali a carbone allo stop delle vendite entro il 2035 di nuove autovetture con motore a combustione interna, fino all’implementazione immediata e massiccia di tutte le tecnologie energetiche pulite ed efficienti disponibili.
D’altra parte sono in molti a ritenere che il mercato del petrolio è destinato a svanire e le aziende del settore a trasformarsi pur di non scomparire. “Gli investitori sono naturalmente riluttanti a investire in un’industria del ‘passato’ quando le industrie del futuro offrono loro una maggiore visibilità e prospettive – osserva Benjamin Louvet, commodities fund manager di Ofi Am -. Nel frattempo, l’industria petrolifera sta attraversando un periodo molto difficile. Colpita duramente dalla pandemia Covid-19, come farà a ripartire quando la pandemia finirà? Il consumo di petrolio riprenderà come in passato o la crisi servirà da trampolino di lancio per accelerare la transizione energetica?”.
Questo fa notare l’esperto sta portando ad alcuni insoliti movimenti di prezzo. “Negli Stati Uniti – argomenta -, NextEra Energy, una delle più grandi compagnie di energia rinnovabile, ha visto il suo prezzo delle azioni salire del 250% negli ultimi quattro anni, mentre le azioni di ExxonMobil sono scese nello stesso periodo. La stessa cosa è successa in Europa con Ørsted, un produttore di combustibili fossili che si è convertito alle energie ‘verdi’, e il cui market cap è salito di oltre il 400% negli ultimi anni, mentre il valore di Total, il gruppo petrolifero francese, è sceso dell’8%. In reazione a questa pressione, le major petrolifere stanno cercando di diversificarsi in energie più pulite. Probabilmente diventeranno attori importanti nel settore delle energie rinnovabili di domani”.
Un settore, quello delle rinnovabili, che dovrebbe quadruplicare entro il 2030 e il cui sviluppo è guidato da sussidi governativi e da meccanismi di sostegno sotto forma di contratti di acquisto di energia a lungo termine (15-20 anni), che garantiscono ai produttori l’assorbimento di tutta la produzione a un prezzo prestabilito. “Tali meccanismi forniscono una perfetta visibilità sui flussi finanziari del mercato delle energie rinnovabili, un vantaggio molto apprezzato dagli investitori”, conclude Louvet.
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