L’istruzione vale oro
Con l’età pensionabile dell'Occidente in salita, l’alta natalità nei Paesi emergenti e la spinta degli Ed-Tech il settore è pronto al boom. Nel 2030 toccherà, secondo gli esperti, 10mila miliardi di dollari
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La crescita delude ma tiene. Il mercato del lavoro resta forte. L’’inflazione continua a salire. Il tris di dati macro pubblicato giovedì 23 febbraio mostra che l’economia degli Stati Uniti barcolla ma resta in piedi e, pur riaccendendo qualche speranza sui mercati per una politica monetaria più morbida, secondo molti osservatori non basta a cambiare le intenzioni della Federal Reserve, decisa a proseguire nella sua guerra al carovita come ribadito dai verbali dell’ultima riunione del Fomc.
Il Pil Usa nel quarto trimestre 2022 è cresciuto del 2,7%, dopo il +3,2% del terzo trimestre, in calo rispetto la prima lettura e alle attese degli analisti che lo davano in aumento del 2,9%. Le spese dei consumatori, che rappresentano il 69% dell’economia a stelle e strisce, sono aumentate dell’1,4%, in calo dal 2,1% della prima lettura e dal 2,3% del terzo trimestre. Complessivamente nel 2022, il Pil Usa è dunque aumentato del 2,1%, dopo il +5,9% del 2021.
In crescita invece l’inflazione misurata dall’indice Pce, il più interessante per gli economisti della Fed perchè considerato il miglior indicatore delle pressioni sui prezzi. Il dato ‘core’, quello depurato dai prezzi energetici e alimentari, è aumentato nel quarto trimestre del 4,3%, dopo il +3,9% in prima lettura e il 4,7% del terzo trimestre. L’indice complessivo è invece salito del 3,7%, in base alla seconda lettura del Pil, contro il 3,2% della prima lettura e il 4,8% del terzo trimestre. Nel secondo trimestre aveva registrato un balzo del 7,3%.
Intanto, dal mercato del lavoro continuano ad arrivare segnali positivi. Le nuove richieste dei sussidi di disoccupazione hanno infatti mostrato un altro lieve calo, scendendo di 3mila unità a quota 192mila, contro le stime che concordavano su un rialzo a 197mila. Infine, l’attività economica nazionale statunitense è tornata a crescere più del suo trend storico, secondo l’indice che ne misura la performance stilato dalla Federal Reserve di Chicago: il Chicago Fed National Activity Index è infatti salito dal -0,46 di dicembre a +0,23.
Dati, insomma, che non sembrano poter spostare più di tanto la linea dettata da Powell e colleghi nell’ultima riunione del 31 gennaio e 1° febbraio e resa ancora più chiara dalla pubblicazione dei verbali. Per il Fomc una politica restrittiva è infatti ancora necessaria finché l’inflazione non sarà indirizzata verso l’obiettivo del 2% e probabilmente “ci vorrà un po’ di tempo” perché questo accada, si legge nelle minute. Secondo i banchieri Usa una recessione è ancora “plausibile” nel 2023, mentre a tenere i prezzi elevati concorrono le riaperture in Cina, il mercato del lavoro ancora molto forte e la guerra in Ucraina.
Cioè che però ha più attirato l’attenzione del mercato è il fatto che la maggior parte dei membri del Fomc si è espressa per un rallentamento del ritmo degli aumenti della stretta. L’obiettivo sarebbe quello di valutare i dati che arrivano dell’economia per poi agire di conseguenza. Tutti i membri hanno comunque osservato che è “necessario mantenere un orientamento politico restrittivo fino a quando i dati in arrivo non fornissero la certezza che l’inflazione fosse su un percorso discendente”, il che “probabilmente richiederà del tempo”.
In contemporanea con la pubblicazione dei verbali, il presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, è tornato a ribadire di essere a favore di un’accelerazione sui tassi. In un’intervista, il banchiere centrale ha detto che un passo più aggressivo darebbe ora alla Fed maggiori possibilità di far scendere l’inflazione, ancora troppo alta. Il rischio è che “ora non scenda e poi riacceleri. Dobbiamo agire, perché se l’inflazione non scende rischieremmo di replicare gli anni ’70, con 15 anni di inflazione alta, e non è quello che vogliamo. Mettiamo sotto controllo l’inflazione nel 2023”, ha scandito. A dicembre, i componenti del Fomc hanno fissato il picco dei tassi al 5,1%, ma è ormai ritenuto troppo basso. Per le proiezioni di Bullard, i fed funds raggiungeranno un picco tra il 5,25% e il 5,50%.
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