(Quasi) tutti pazzi per i coronabond
L’emissione di eurobond per far fronte al disorientamento dei mercati è sulla bocca di tutti, ma i leader UE non trovano l’accordo. Il Mes potrebbe essere una soluzione, anche se non l’unica
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L’Italia è pronta a raddoppiare (almeno) contro i danni del coronavirus e a raggiungere la potenza di fuoco messa in campo dalla Germania. Un’operazione che secondo gli economisti di Morgan Stanley, Jacob Nell, Joao Almeida e Markus Guetschow, si tradurrebbe in una spinta fiscale in Europa di oltre il 2% del Pil per quest’anno.
“L’Italia è stato il primo Paese europeo a introdurre rigide misure di distanziamento sociale, con l’economia che si dirige verso una forte contrazione – spiegano i tre economisti -. Ci aspettavamo un’ulteriore spinta fiscale, e il primo ministro Conte ha in effetti confermato che il governo sta lavorando a nuove misure che andranno a presupporre l’impiego di almeno altri 25 miliardi di euro”.
Per gli esperti è lecito dunque presupporre che Roma metterà a punto un piano che varrà circa il 3% del Pil: in linea di massima un pacchetto di stimoli simile a quello della Germania. “Di conseguenza, prevediamo una spinta fiscale pari al 2,3% del Pil nell’area euro, mentre potremmo aspettarci che altri Paesi scelgano di seguire l’esempio dell’Italia e della Germania, in una fase in cui i governi stanno intensificando i loro sforzi per attenuare l’impatto economico della lotta contro il Covid-19”.
Il tutto mentre gli riflettori restano puntati su Bruxelles. “Abbiamo visto l’Eurogruppo giungere ad un accordo sull’utilizzo del Mes, un accordo che, a nostro avviso, i leader dell’Ue sosterranno – affermano i tre economisti -. Mentre resta da vedere se si opterà o meno per l’impiego di questo strumento, c’è da dire che questo potrebbe ancora fornire un’assicurazione ulteriore, e il suo utilizzo aprirebbe la porta ad operazioni Omt qualora ciò si rendesse necessario, sebbene le pressioni per un’azione extra della Bce nel breve termine siano basse, data la flessibilità garantita dai 750 miliardi di euro del Pepp”.
Il punto interrogativo più grande però, concludono Nell, Almeida e Guetschow, dopo la lettera di nove dei leader che chiedono i coronabond, è se il Consiglio europeo concorderà su un’emissione congiunta. I tre economisti si aspettano alcuni sviluppi su questo fronte già nel corso della giornata.