Anche per il petrolio inizia la Fase 2
I tagli Opec in arrivo e le graduali riaperture in molti Paesi fanno segnare la quinta seduta in rialzo per Wti e Brent. Ma per gli operatori il mercato è ancora vulnerabile
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Giornate frenetiche per l’oro nero, tornato protagonista dei mercati internazionali sulle voci di un possibile prolungamento dei tagli alla produzione Opec+. Il Brent ha infatti superato la soglia dei 40 dollari, il Wti ha guadagnato 68 centesimi, pari all’1,9%, salendo a 37,49 dollari al barile, e il greggio americano è salito fino a 37,88 dollari, il massimo dal 6 marzo scorso.
Merito appunto delle indiscrezioni secondo cui il leader del cartello, l’Arabia saudita, e il Paese alleato non-Opec, la Russia, avrebbero raggiunto un accordo preliminare per estendere di un altro mese i tagli record alla produzione, facendo pressione sui Paesi reticenti. L’intesa però, come specifica Reuters, sarebbe vincolata all’incremento dei tagli nei mesi a venire da parte dei Paesi che non si sono attenuti totalmente all’accordo in maggio, allo scopo di compensare la loro sovrapproduzione.
Il cartello ‘allargato’ aveva concordato una riduzione della produzione per maggio e giugno del valore record di 9,7 milioni di barili al giorno, pari a circa il 10% dell’output globale, allo scopo di far salire i prezzi, crollati insieme alla domanda a causa del lockdown praticamente globale. Ora, invece di tornare gradualmente ad aumentare la produzione, i Paesi produttori stanno pensando di mantenere i tagli.
Sempre stando alle fonti citate da Reuters, il gruppo sta quindi prendendo in considerazione la possibilità di tenere un meeting in videoconferenza domani per discutere delle politiche dei tagli all’output, dopo che l’Algeria, che presiede al momento l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, ha proposto di anticipare la riunione prevista per il 9-10 giugno.
Ma c’è una condizione, come detto, e riguarda il fatto che il dibattito dovrà essere incentrato sull’implementazione di criteri per i Paesi che non hanno rispettato totalmente l’accordo riguardo ai tagli e su come potranno compensare la propria sovrapproduzione nei mesi a venire. Non è invece sul tavolo un possibile aumento dell’entità del taglio.
Proprio questa condizione ha causato in giornata un parziale ritracciamento del petrolio. Il fatto che le trattative stanno proseguendo e che il cartello non abbia ancora deciso se anticipare a domani il suo incontro ha fatto scendere il barile europeo a 38,88 dollari (-1,7%) e quello statunitense a 36 dollari (-2,2%).
Per Bjornar Tonhaugen di Rystad Energy “i tagli dell’Opec+ rappresentano chiaramente un valido aiuto per il recupero della domanda di greggio, soprattutto in Asia. Un’estensione degli attuali livelli di riduzione sarà sicuramente un ulteriore impulso per il mercato”.
Più dubbioso Warren Patterson di Ing: “La domanda chiave è se questa estensione è qualcosa di cui il mercato ha davvero bisogno – puntualizza -. I prezzi si sono notevolmente rafforzati nell’ultimo mese, data la ripresa della domanda e gli attuali tagli all’offerta”.