Tassi, verso una divergenza USA-Europa
Il programma di Trump potrebbe riaccendere l’inflazione e a quel punto la Fed sarebbe costretta a fermarsi. La BCE, invece, continuerà a tagliare. Tra un anno il costo del denaro sarà molto più basso
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La riapertura della Cina è stata certamente la migliore notizia che le aziende del lusso potessero sperare. Ma a loro vantaggio gioca anche un contesto in lieve miglioramento: l’inflazione che inizia a rallentare e le previsioni di una recessione non troppo dura su entrambe le sponde dell’Atlantico stanno infatti sostenendo il sentiment sui mercati. Tutti ingredienti che hanno permesso a molti big del settore di chiudere il primo bilancio dell’anno con numeri positivi. E che portano diversi asset manager a considerare l’asset class ancora da preferire, grazie ai suoi quattro punti di forza: pricing power, domanda rigida, alta reputazione e innovazione. Inoltre, secondo molti analisti, l’ulteriore accelerazione della domanda cinese dovrebbe controbilanciare il progressivo rallentamento di quella statunitense, garantendo al settore ancora una volta una notevole resilienza.
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Se la trimestrale di Kering ha deluso a causa delle vendite in calo di Gucci, suo marchio di punta, Lvmh ed Hermès hanno invece stupito in positivo. In particolare, nei primi tre mesi del 2023, il gruppo guidato da Bernard Arnault ha aumentato le vendite del 17% (contro l’1% di Kering): un risultato che ha portato il titolo al record assoluto di 904 euro per azione e fatto superare a Lvmh la soglia di 500 miliardi di dollari di capitalizzazione, facendone il decimo nella classifica globale delle aziende (davanti a Visa e a un soffio da Tesla).
“Gli investitori guardano sempre di più a Lvmh, che ha oltre 60 marchi di lusso sotto il suo ombrello, come a un’azienda in grado di resistere a un rallentamento dell’economia, un’opinione sostenuta dai recenti e solidi utili. I margini dei marchi più importanti rimangono elevati, a testimonianza della resistenza della domanda per i loro prodotti durevoli e della forza dei loro modelli operativi e finanziari”, osserva Rebecca Irwin, portfolio manager del fondo Pgim Jennison Global Equity Opportunities Fund.
Al di là di Lvmh, secondo Irwin la scalabilità del settore comporta notevoli vantaggi (proprietà immobiliari, talenti, vantaggi di marketing), oltre che best practices condivise. E i marchi più forti sono protetti da ampi ‘economic moat’, cioè quei vantaggi competitivi che permettono di produrre ritorni sul capitale investito per lunghi periodi di tempo superiori ai concorrenti, dal momento che non è facile sfidare le tradizioni alla base del fascino di molti prodotti di lusso.
“Inoltre – sottolinea l’esperta – tali marchi hanno il controllo della propria catena di distribuzione. La maggior parte delle vendite viene effettuata attraverso i propri negozi, anche online. Ciò consente di controllare l’inventario, i prezzi e l’esperienza, proteggendo così la brand equity. I top brand del lusso beneficiano di un forte potere di determinazione del prezzo. Anche se la fiducia dei consumatori è calata, gli aumenti significativi dei prezzi dei prodotti iconici non hanno avuto un effetto importante sulla domanda”.
Anche secondo Franz Weis, cio, analyst-portfolio manager e managing director delle strategie azionarie europee di Comgest, il potere di determinazione dei prezzi è stato un fattore decisivo per il luxury. E la prova è proprio Lvmh, che ha guadagnato rapidamente quote di mercato dopo il Covid, arrivando a raddoppiare gli utili rispetto al 2019. “Nel complesso, le società hanno generato una crescita dei ricavi a doppia cifra e un incremento degli utili intorno al 15% in valuta locale. L’inflazione ha sostenuto il fatturato e contribuito a controbilanciare le pressioni inflazionistiche sui costi, generando una performance resiliente dei margini. Il potere di determinazione dei prezzi, i margini elevati e una buona gestione dei costi sono stati i fattori decisivi per questo risultato”, chiarisce.
E in prospettiva, pur restando caute, le imprese non stanno rimandando gli investimenti. Anzi, alcune li hanno addirittura accelerati, vedendo nell’attuale contesto un’opportunità per consolidare la loro leadership. “Inditex intende incrementare gli investimenti il prossimo anno poiché sta ampliando gli spazi di vendita e sta introducendo alcune innovazioni all’interno dei negozi. Jeronimo Martins ha annunciato l’aumento della spesa in conto capitale poiché intende accelerare il ritmo delle aperture di nuovi negozi e dei rinnovi di quelli esistenti nei mercati di riferimento”, precisa Weis. Allo stesso tempo però, conclude l’esperto Comgest, i ceo della società sono cauti e, benché la domanda per ora resti solida, “si stanno preparando al peggio”.
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