Commodity, in arrivo un nuovo superciclo: come approfittarne
Per Global X, la transizione energetica e digitale innescherà il rally delle materie prime nei prossimi anni. Tante le opportunità a medio-lungo termine per gli investitori
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Articolo pubblicato su FocusRisparmio (Marzo – Aprile 2022). Accedi e scaricalo gratuitamente a questo link.
I fund manager restano ben posizionati anche quest’anno. Come investire tra prodotti strutturati, futures o Etp. Valutabile anche l’esposizione a settori azionari direttamente coinvolti nell’estrazione e nella lavorazione
Materie prime evergreen. Dopo il primo trimestre, il mantra di tutti gli outlook 2022 è sempre di più al centro delle attenzioni dei fund manager. Il settore delle commodity continua a riportare alcuni dei migliori rendimenti nonostante le battute d’arresto causate dalla variante Omicron che hanno influenzato negativamente il comparto alla fine del 2021. “Considerando il momentum ancora favorevole, la forte crescita e limitati investimenti relativi all’offerta, notiamo che i venti di coda che hanno permesso alle materie prime di essere uno degli asset con il miglior rendimento nel 2021 continuano ad essere presenti” spiega Frederic Dodard, head of Portfolio Management di State Street Global Advisors. Se da un lato la performance delle materie prime è stata particolarmente solida nel 2021, dall’altro il Bloomberg Commodity Total Return Index è lontano dai suoi massimi storici raggiunti a giugno 2008, quando si è attestato a quota 464 punti contro i 238,6 del 16 febbraio 2022. Alcune materie prime hanno cicli lunghi e la domanda di molte materie prime continua ad essere sostenuta.
Non a caso, nei propri portafogli State Street è sovrappesata nelle materie prime. “Nel caso di un indice a base ampia come il Bloomberg Commodity Index Total Return Index, ci aspettavamo, all’inizio di quest’anno, una performance totale nell’intervallo del 7%-10% per il 2022. Date le conseguenze dirette della guerra in Ucraina e il premio di rischio aggiuntivo, abbiamo rivisto le nostre aspettative e ci aspettiamo una performance totale dal 10% al 15% per il 2022”.
Ma come posizionarsi? “Come investitori finanziari, non è necessario prendere direttamente esposizioni alle materie prime fisiche. Solitamente investiamo in futures su materie prime collateralizzate o attraverso Exchange Traded Products che a loro volta sono investiti in futures su materie prime, liquidità e fondi di liquidità. Preferiamo investire nelle commodity quando siamo in presenza di un contesto caratterizzato da un momentum dei prezzi positivo, fondamentali di mercato trainati da una solida domanda e considerazioni tecniche di supporto, situazione che si verifica quando i mercati delle commodity sono in fase di backwardation. E attualmente sussistono tutte queste condizioni”, spiega Gordon Kearney, senior portfolio manager, multi asset class di State Street.
È possibile considerare anche le esposizioni alle materie prime attraverso i settori azionari che sono direttamente coinvolti nell’estrazione e nella lavorazione delle stesse, come quello dell’energia e dei materiali. Queste esposizioni solitamente sono però più influenzate dal premio di rischio azionario, dai cambiamenti del sentiment di mercato, dalle condizioni finanziarie e da altri fattori e non portano allo stesso risultato.
C’è poi la necessità impellente di introdurre dei cambiamenti per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, tema finalmente in cima alla lista delle priorità a livello globale. Mentre il mondo è alle prese con i cambiamenti necessari per intraprendere un percorso di transizione green, molte materie prime registreranno un aumento della domanda. Per esempio, materie prime come alluminio, rame, litio e molti metalli delle terre rare sono fondamentali per la produzione di veicoli elettrici, parchi eolici e batterie.
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In effetti, parte dell’azione sui prezzi a cui abbiamo assistito negli ultimi 18 mesi riflette questi cambiamenti, che probabilmente saranno persistenti. Inoltre, il settore dell’energia potrebbe subire un impatto transitorio, con minori investimenti nei combustibili fossili tradizionali che precedono la scalata al maggior utilizzo delle fonti rinnovabili, aiutando a sostenere i prezzi dell’energia tradizionale nel breve termine. Il successo della transizione green dipende anche dai prezzi dell’energia più elevati.
Palladio, nichel, alluminio e rame sono tra le principali materie prime prodotte nel paese russo: secondo Morgan Stanley, la Russia rappresenta il 37% della produzione globale di palladio e proprio a causa delle tensioni, i prezzi del palladio hanno esteso i loro guadagni sui timori di un’interruzione dell’offerta da 1900 a 2500 dollari per oncia (il 28 febbario 2022). La Russia rappresenta anche il 10% della produzione di oro, platino e petrolio, l’8% del carbone metallurgico, il 7% del nichel e il 6% dell’alluminio.
“Tutte materie prime che verranno influenzate, al rialzo in termini di prezzo, dal conflitto in atto. In tale contesto, è bene guardare con occhio positivo anche al bene rifugio per eccellenza, cioè l’oro, spinto al rialzo sia dall’inasprimento delle tensioni nell’Europa orientale sia da un’inflazione cronicamente più elevata. L’oro spot ha toccato i 1900 per oncia, raggiungendo il livello più alto da metà giugno” spiega Carlo De Luca, responsabile asset management di Gamma Capital Markets che punta sugli “Ect (Exchange Traded Commodities) che consentono di prendere posizione su singole materie prime o su un basket di materie prime”.
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