Anasf risponde a Gabanelli: “Non esiste la definizione di «cf indipendente»”
Il presidente dei cf Bufi: “Il modello di architettura aperta delle reti rende gestibile il conflitto d’interessi a favore del cliente”
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Che tipo di associazione vogliamo per i consulenti finanziari di domani? Parte con questa domanda la relazione finale del presidente Anasf Maurizio Bufi, che oggi ha aperto i lavori del XI Congresso Nazionale in corso in questi tre giorni.
Il presidente uscente elenca gli obiettivi che il suo successore dovrà perseguire nel suo mandato, fra questi la parificazione delle norme tra tutti gli operatori della consulenza, nonché “il riconoscimento delle specificità del consulente finanziario, in primis la possibilità di avere più modelli di servizio e, di conseguenza, di remunerazione”.
Nel momento del bilancio, poi, Bufi distingue – come già altre volte in passato – gli ambiti interni all’associazione da quelli esterni ad essa.
Nel cominciare con gli ambiti interni, Bufi si toglie subito qualche sassolino dalle scarpe. “Per me oggi è l’ultimo palcoscenico; non mi sono infatti candidato per sedere nel Consiglio Nazionale”, premette il numero uno dell’associazione sino ad oggi, che fa un bilancio della vita associativa sotto i suoi due mandati: “Secondo alcuni il mio operato è stato accentratore. Io non credo! A volte si scambia l’obiettivo di presidiare a 360° tutti i campi di attività dell’associazione con la volontà di accentrare. Io non ricordo che siano state prese decisioni non collegiali”.
E prosegue con alcune riflessioni sui ruoli apicali interni all’associazione. “Lo statuto attribuisce un ruolo preminente al Comitato esecutivo, con alla guida il presidente. A quest’ultimo viene riconosciuta la rappresentanza dell’associazione, o meglio, della politica associativa così come si determina al Congresso. Alcuni ritengono che sia opportuno dare rappresentanza anche ai membri del Comitato esecutivo. Io credo che in questo modo si rischia di perdere efficacia in termini di rappresentanza verso l’esterno sminuendo il ruolo del presidente che deve rimanere interprete e garante dell’unità associativa”, dice Bufi a difesa del ruolo di presidente, e prosegue con quello di direttore generale:
“Lo statuto dell’associazione assegna al direttore generale incarichi chiari che conferiscono anche un ruolo politico. Per questo è fondamentale porre la massima attenzione sul valore e sulle mansioni della carica per non rischiare di depotenziare un ruolo che per sua stessa natura è ampio e articolato” spiega il presidente uscente, che invita in maniera implicita l’attuale Congresso a non sminuire i vari ruoli creando una collegialità estrema che potrebbe, a detta di Bufi, rendere Anasf meno incisiva a livello istituzionale.
Sul fronte dei rapporti esterni Bufi sottolinea il “grande lavoro” svolto nel corso dei suoi nove anni di mandato sul fronte della comunicazione e dei rapporti istituzionali. “Anasf ha contribuito attivamente alla redazione dei vari disegni di legge dedicati al progetto di riforma dell’Albo Ocf per creare la Casa della consulenza, poi divenuta realtà con la Legge di Stabilità 2016. Da quel momento i promotori finanziari sono così tornati a chiamarsi consulenti finanziari”, dice Bufi e lancia un messaggio al futuro presidente: “Ora si elimini la dicitura ‘abilitati all’offerta fuori sede’ dalla definizione istituzionale dei cf, ormai troppo restrittivo come termine”.
Interessante il passaggio finale sul ricambio generazionale della professione in cui Bufi, come fatto già in passato, tira per la giacchetta le società mandanti: “E’ un ambito dove c’è ancora molto da fare, ma condividiamo la responsabilità di non aver fatto abbastanza con gli intermediari (le reti, ndr), che non hanno investito con la giusta convinzione e determinazione”.
E chiude ribadendo che “per superare le lacune che il mercato italiano ancora presenta abbiamo proposto un contratto europeo di consulenza, nella speranza di arrivare ad un accordo quadro, vista l’evoluzione dell’attività. Questa attività non può rimanere ancorata a modelli obsoleti con rapporti tra singoli ma serve un rapporto contrattuale più moderno”.
Al successore di Maurizio Bufi l’arduo compito di conciliare rapporti interni, esterni e continuare a fare di Anasf un interlocutore serio e credibile non solo sul piano nazionale ma anche quello europeo, viste le numerose sfide che attendono nel futuro la professione.