Megatrend: cosa significa, perché sono importanti, cosa c’è da sapere. Prosegue il ciclo di conferenze online di Assogestioni-FocusRisparmio per raccontare la rivoluzione del risparmio
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Investire sul futuro puntando sui megatrend, sulle forze strutturali e dirompenti che dominano il mercato nel lungo periodo e che sono destinate a cambiare il modo in cui lavoriamo, consumiamo, viviamo. Una strategia per navigare nelle incertezze di breve periodo, anche in tempi di Covid.
Di tutto questo si è parlato nella terza puntata di «R-Evolution, Il futuro ha un grande futuro», il ciclo di cinque conferenze online targato Assogestioni-FocusRisparmio (qui i link per rivivere la prima e la seconda puntata).
In questo appuntamento, intitolato “Investire nel futuro: le strade dei megatrend” emoderato da Simone Spetia, gli esperti parlano di un posizionamento sul lungo periodo, per guardare avanti al futuro senza farsi distrarre dal rumore di fondo quotidiano. E dell’importante ruolo giocato dal risparmio gestito per aiutare gli investitori a guardare al di là di questa fase difficile, e contribuire a indirizzare le risorse verso la sostenibilità, che rappresenta un megatrend fondamentale.
“Ciò che è importante per tutti quelli che fanno il nostro mestiere – sia i gestori, sia i distributori e i consulenti finanziari – è cercare di dare prospettive ai nostri clienti, di farli guardare al di là dell’incertezza e della volatilità dell’ultimo periodo”, ha dichiarato Santo Borsellino, vicepresidente di Assogestioni. Il quadro però, anche nell’incertezza, non è privo di elementi che ci consentono di essere cautamente positivi: come il sostegno senza precedenti delle banche centrali; e l’unità trovata in Europa sulle politiche fiscali, che hanno permesso l’approvazione di un Recovery Fund fortemente orientato su due megatrend quali digitalizzazione e sostenibilità.
E proprio la sostenibilità oggi rappresenta uno dei megatrend principali, che viene da lontano, “da quando è partita la rivoluzione industriale 250 anni fa”. E che impone, dopo la crescita del benessere, analoghi progressi per rendere il mondo “più equo e più sicuro”, ha affermato Borsellino. “Il tema della sostenibilità durante la pandemia si è leggermente spostato dalla centralità ambientale – che pure rimane molto importante – a un elemento più sociale.Il World Economic Forum ci ricorda che dall’inizio la pandemia 150 milioni di persone sono state ricacciate al di sotto del livello di povertà. Più di 450 milioni di full time equivalent Jobs sono andati perduti. Tutti saremo chiamati a dare delle risposte e noi come industria dobbiamo fare la nostra parte”, ha dichiarato il vicepresidente di Assogestioni.
E c’è poi la digitalizzazione: se sull’Esg l’Europa è in posizione di leader, sul digital invece è indietro rispetto a Cina e Usa. “Per colmare questo gap ci vorrà tempo, ma quello chenoi possiamo fare oggi è sicuramente investire in Artificial Intelligence, in robotica legata alla meccanica, eccellenze su cui l’Europa è prima nel mondo”, ha argomentato Borsellino. Per fortuna, questa preponderante importanza dell’innovazione oggi si rispecchia anche sul mercato azionario, “perché oggi investire nel nostro benchmark europeo vuol dire essere già esposti più a temi tecnologici e di ricerca”. In Italia, ha aggiunto Borsellino, questo è tanto più vero sul segmento STAR, “molto incentivato dall’introduzione dei Pir”.
Ragionare in termini di “ecosistema”
“Il primo aspetto su cui soffermarsi è il concetto di ecosistema”, ha dichiarato Davide Bergami, Partner Med Business Development leader Tax & Law– Markets, EY, inaugurando il suo keynote speech e invitando a fare un salto culturale per cercare di addentrarsi nel mondo dei megatrend. Con un “passaggio dagli ‘ego- sistemi’ agli ecosistemi, in ogni ambito, business e settore”. Bergami ha anche citato il concetto di “caso” e di “cigno nero”, e ha chiarito che guardare ai megatrend, alle “forze primigenie”, serve appunto “a togliere il rumore di fondo e a isolare il segnale”.
Non c’è dubbio che in questo momento storico a tenere banco siano tecnologia, demografia, globalizzazione e ambiente. Quattro forze cui si potrebbe unire anche il concetto di Covid, che “non è una forza in sé ma è diventata una variabile esogena dirompente” in grado di influenzare “l’onda” lungo la quale procede l’evoluzione. L’esperto si è soffermato innanzitutto sulla demografia, da millenni una forza dirompente, che va osservata per fare previsioni. Oggi le generazioni si stanno frammentando sempre più a causa della velocità alla quale procede il mondo. Dai Millennial, prima generazione digitale importantissima, alla Generazione Z, che sta “prepotentemente facendo capolino”: queste generazioni hanno un imprinting molto diverso da quelle precedenti, che va considerato anche dal punto di vista degli investimenti, per promuovere l’incontro tra domanda e offerta ed evitare che i risparmi vengano lasciati a languire sui conti correnti.
Il virus, ha affermato Bergami, farà da acceleratore sui megatrend e “mi auguro che produca anche una profonda riflessione collettiva su come stiamo vivendo”. La sostenibilità non potrà più essere considerata solo come una questione di marketing, e si dovranno ripensare in chiave sostenibile tutte le filiere. In questo quadro si inquadra anche “la tecnologia con la T maiuscola”, quella che purtroppo provoca conflitti (guerre commerciali, sulla tassazione, sui dati) ma può anche spingere l’umanità nella giusta direzione.
Le strade dei megatrend
Ma la pandemia è in sé un megatrend, o qualcosa che impatta sui megatrend? Per Paolo Proli, Head of Retail Division di Amundi SGR, sono vere entrambe le definizioni, perché “rappresenta un acceleratore di cambiamento – cui le imprese devono adattarsi, in particolar modo per quanto riguarda la digitalizzazione – ma su alcuni ambiti come il medicale, e lo spostamento da cura a prevenzione e diagnostica, è essa stessa un trend, perché non si può risolvere in brevissimo tempo e avrà impatti di lungo termine anche sugli investimenti”. Sarà molto importante analizzare tali impatti, ha spiegato Proli, anche per fare le opportune valutazioni su asset allocation e rotazione settoriale, che in una fase difficile come quella attuale si sono rivelate più complicate
Il trait d’union tra questa situazione di emergenza e i megatrend è rappresentata dall’innovazione, secondo Michele Quinto, Country Head e Branch Manager Italy di Franklin Templeton International Services. “Questo è probabilmente l’angolo di osservazione più interessante, soprattutto nell’ottica di una ricaduta da un punto di vista economico da un punto di vista degli investitori, perché l’innovazione cambia lo sviluppo economico”. Se si va a declinare il concetto di innovazione negli investimenti, un aspetto importante riguarda la velocità: capire quando qualcosa diventerà virale, interesserà il grande pubblico, e quindi capire il momento in cui investire. Ma anche la sua longevità, cioè per quanto tempo una determinata innovazione riuscirà a produrre utili e ricavi. E per capire tutto questo, ha osservato Quinto, è anche importante “essere vicini a chi sta innovando”.
Cambiamento sostenibile
La pandemia ha rafforzato l’attenzione per gli investimenti sostenibili, ha ribadito Pietro Martorella, Amministratore Delegato di Axa InvestmentManagers. “Se nel recente passato il focus sugli investimenti responsabili si era sicuramente concentrato sui temi appunto ambientali non c’è dubbio che dopo il Covid vedremo una concentrazione sempre maggiore e progressiva su tutti i temi sociali”. Forse il motivo per cui abbiamo patito tanto gli effetti del Covid sono stati proprio gli scarsi interventi su questo secondo fronte, ha suggerito Martorella, che prevede per il futuro dei cambiamenti sulla scorta degli interventi dei regolatori e di finanza pubblica. “Entrambe queste forze spingeranno nel prossimo decennio a investire sempre di più in infrastrutture e in strutture dedicate a rinforzare la coesione sociale, i servizi e l’istruzione”.
Per quanto riguarda l’impatto del Covid, “dobbiamo già guardare al di là”, ha affermato Matteo Astolfi, Managing Director – Financial Intermediaries Capital Group. Questo vale soprattutto per l’industria del risparmio gestito e degli investimenti, perché fare investimenti non equivale a fare trading di brevissimo termine speculativo ma “vuol dire accompagnare le aziende, guardare al futuro, capire quali aziende emergeranno vincitrici”. L’orizzonte temporale è importantissimo: oggi vediamo settori interessati da crescita secolare, come quello dei viaggi e della ristorazione, che stanno soffrendo. “Ma non possiamo pensare che a lungo termine non torneranno a crescere”, ha aggiunto Astolfi. Dall’atra parte, ci sono settori come quello della tecnologia e dell’assistenza sanitaria già in crescita per fattori strutturali che sono avvantaggiati anche nel breve termine. Occorre mettere “su su due assi i settori in crescita secolare avvantaggiati o svantaggiati dal Covid” con “attenzioni diverse a seconda di quello che è il nostro orizzonte temporale”.
La risposta dell’asset management
Ma questo contesto come viene vissuto dai player del risparmio gestito? Martorella di Axa Im spiega che in passato la maggior parte delle società avevano investito “su team focalizzati su expertise specifiche, ma ora che l’Esg diventa mainstream, un’esigenza trasversale, occorrerà promuovere questa expertise attraverso tutti i vari dipartimenti. Nella nostra esperienza da gennaio di quest’anno è esattamente quello che abbiamo fatto”.
Proli di Amundi ha sottolineato che la sua società ha già dichiarato che dal 2021 avrà un’agenda per diventare “fully integrated Esg”, integrando il processo di ESG in tutte le strategie, con analisti che diano un ranking che includa “la famosa matrice di materialità, cioè l’impatto che le aziende producono non solo su sé stessi e sui dipendenti ma anche e soprattutto sulla collettività e sulla società”. Lo Sri poi per Proli sarà sempre più importante. “Dobbiamo finanziare il cambiamento. Gli investitori, grazie al risparmio gestito, potranno posizionare le risorse oggi parcheggiate sui conti a finanziare proprio la transizione e il cambiamento”.
Quinto di Franklin Templeton concorda che occorre avere un ruolo attivo in questo cambiamento. “Da un lato noi stiamo cercando di allocare il capitale lì dove troviamo dei modelli fertili per la sostenibilità. Dall’altro c’è la regolamentazione che sta spingendo sempre di più verso la ricerca di aziende che hanno determinati modelli”. E tutto questo avviene in un momento in cui la stessa industria sta vivendo una rivoluzione tecnologica, che “impone investimenti forti” ed è destinata a innovare i modelli, in una direzione che il Covid sta accelerando.
Astolfi di Capital Group ha chiosato che investire “non è come andare al casinò e puntare sul rosso sul nero, ma significa impegnarsi e impegnare le aziende in colloqui continuativi, aiutandole a essere sostenibili nel tempo”. È essenziale l’allineamento tra gli obiettivi delle aziende selezionate e gli obiettivi interni della Sgr.
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