Cina, azionario pronto a correre
Secondo Ubp, dalla “Fase Uno” della tregua commerciale partirà un nuovo slancio per l’azionario cinese e di Hong Kong
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Settimana impegnativa per i mercati globali, intenti a valutare il peso dell’accordo commerciale, ancora parziale, tra Stati Uniti e Cina. Le indiscrezioni su questo fronte hanno sostenuto i corsi azionari dei principali mercati finanziari, ma per poter vedere nuovi rally come quelli del primo semestre potrebbe non esser sufficiente.
“Le differenze quasi incolmabili nelle questioni fondamentali rimangono invariate fra Pechino e Washington. Pertanto, non cambia nulla di sostanziale nella situazione generale: le incertezze per le catene di approvvigionamento globali continuano come pure il potenziale di nuove escalation”, commenta il team mercati emergenti di Raiffeisen Capital Management.
In questo quadro i benchmark globali hanno potuto rifiatare dopo esser saliti fino al di sotto dei massimi annuali. A sostenere il rialzo dell’indice MSCI World soprattutto le azioni Usa, con l’S&P500 che è ormai vicinissimo ai massimi assoluti aggiornati l’ultima volta a luglio. Più indietro gli emergenti e l’Europa, che deve fare i conti con un contesto politico ed economico più maturo e certamente più eterogeneo.
Sia sugli indici azionari emergenti (MSCI Emerging Market) che europei (MSCI Europe e Euro stoxx 50) si stanno palesando importanti resistenze tecniche che, unitamente alle precarie condizioni economiche a livello globale potrebbero di nuovo ostacolare il rally.
Segnali in tal senso arrivano anche dall’economia: “Il dollaro Usa, il quale continua a essere molto forte nonostante un altro taglio dei tassi di interesse negli USA, conferma il quadro di un’economia globale per il momento ancora debole”, sostengono da Raiffeisen.
In una fase come quella attuale, alcuni esperti ravvisano maggiori opportunità di rendimento nel comparto emergente. “Nell’azionario, i mercati emergenti rappresentano poco più del 17% della capitalizzazione di mercato mondiale, pari a 80,9 trilioni di dollari. In questi mercati dinamici si aprono continuamente nuove opportunità per gli investitori esteri, con ponderazioni in aumento nei benchmark principali”, spiega Subash Pillai, managing director di Franklin Templeton Investment Management.
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La presenza delle azioni domestiche cinesi è attualmente aumentata negli indici MSCI e FTSE Emerging Markets, e altre azioni devono ancora essere aggiunte. Vi sono state anche promozioni dello status di Argentina e Arabia Saudita da parte di fornitori di indici.
“La Cina è un fulgido esempio di un mercato emergente che nel giro di pochi decenni si è trasformato da società agraria a superpotenza globale”, sostiene Pillai. Ma secondo l’esperto non è l’unica economia emergente in rialzo: “I mercati emergenti rappresentano oggi più del 50% dell’economia globale, in base al prodotto interno lordo (PIL). In generale, nell’ultimo decennio i mercati emergenti sono cresciuti più rapidamente di quelli sviluppati, con proiezioni secondo l’International Monetary Fund di una crescita del PIL per il 2019 e il 2020 più che doppia rispetto a quella delle economie avanzate”, conclude il gestore.