Effetto trimestrali Usa sulle borse
I risultati oltre le attese dei big a stelle e strisce ridanno speranza agli investitori. Piazze europee in rialzo. Solomon festeggia i numeri di Goldman ma avverte: “È il momento di essere cauti”
4 min
Europa sempre peggio. Complici le pressioni inflazionistiche, aggravate dalla guerra in Ucraina, la stretta monetaria e i timori di recessione, nel 2022 l’attività dei mercati dei capitali ha fatto registrare una consistente inversione rispetto ai guadagni record dei livelli di finanziamento degli ultimi due anni. Con un netto calo di competitività per il Vecchio Continente. La fotografia a tinte fosche emerge dalla quinta edizione del rapporto “Unione dei mercati dei capitali – Indicatori chiave dell’andamento” realizzato dall’Associazione per i mercati finanziari in Europa, l’Afme, in collaborazione con altre undici organizzazioni europee e internazionali.
Stando al report i finanziamenti basati sul mercato da parte delle imprese sono scesi a livelli pre-Covid: il totale delle nuove emissioni di debito e azionarie è infatti diminuito del 32% su base annua nella prima metà di quest’anno, con un calo particolarmente marcato (86%) delle Ipo nell’Ue. Inoltre, il divario europeo in termini di capitale di rischio è cresciuto ulteriormente: la capitalizzazione delle azioni quotate nel mercato dell’Unione è calata dal 18% del 2000 ad appena il 10% sul totale globale nel 2022. L’Europa ha quindi perso ulteriormente terreno rispetto a Stati Uniti e Regno Unito nella classifica della competitività nel mercato globale dei capitali.
Gli investimenti in capitale di rischio pre-Ipo nelle pmi dell’Ue sono invece rimasti solidi, con nuovi flussi di investimenti di capitale pari a 34,3 miliardi di euro nella prima metà del 2022, circa il 73% dell’importo investito nel 2021. Tuttavia, una sfida crescente per gli investitori è la capacità di uscire dagli investimenti (exit), poiché il mercato delle Ipo resta sottotono e i mercati pubblici registrano valutazioni inferiori.
Nero per l’Europa anche il dato delle operazioni di cartolarizzazione, scese ai livelli più bassi mai registrati, con la percentuale di prestiti in essere trasferiti tramite cartolarizzazione e vendite di portafogli di prestiti precipitate all’1,6%, il valore più basso mai registrato, la metà di quello del 2018 (3,2%). Le emissioni di cartolarizzazioni Usa sono cresciute del 74,5% nel periodo 2020-2021 rispetto al 2017-2019, mentre le emissioni nell’Ue sono diminuite del 10,9% nello stesso periodo.
Ottimi risultati invece sul fronte della sostenibilità. Il comparto Esg in Europa è notevolmente cresciuto negli ultimi cinque anni: con l’aumento delle emissioni di debito Esg Ue da 61 miliardi di euro nel 2017 a 360 miliardi di euro nel 2021. Le emissioni di green bond nell’Ue hanno continuato a crescere nel 2022, anche se a un ritmo più lento, con volumi in aumento dell’8% su base annua nella prima metà dell’anno, rispetto all’aumento del 74% nel 2021 dovuto in larga misura alle emissioni sovrane.
In Italia le emissioni di obbligazioni Esg sono diminuite dell’86% durante la prima metà del 2022. Di conseguenza, nel 2022 il nostro Paese ha rappresentato lo 0,9% delle emissioni obbligazionarie Esg totali dell’Ue, in calo dal 5,7% del 2021.
Oltre alla sostenibilità c’è un altro ambito che non conosce crisi ed è quello del private equity. Negli ultimi cinque anni, il private capital è cresciuto a un ritmo senza precedenti sia nel Vecchio Continente che negli Stati Uniti, in parte sostenuto da condizioni monetarie favorevoli. Il capitale raccolto tramite il credito privato in Europa è salito da 36 miliardi di dollari nel 2017 a 57 miliardi di dollari nel 2021, mentre gli investimenti di private equity sono più che raddoppiati, aumentando da 13 miliardi di euro nel 2017 a 38 miliardi di euro nel 2021.
Deludente il risultato dell’Italia, dove le emissioni sui mercati dei capitali sono diminuite nel primo semestre 2022: solo il 7,8% delle società utilizzano finanziamenti basati sul mercato, in calo rispetto all’11,5% del 2021. Nello stesso tempo, l’erogazione di nuovi prestiti bancari è cresciuta dell’8% rispetto al 2021, ma è scesa del 17% rispetto al 2019, prima della pandemia.
L’Italia rimane inoltre indietro agli altri Paesi dell’Ue nel finanziamento delle pmi. Avendo un’economia basata in gran parte sul settore bancario, si distingue come uno dei Paesi dell’Unione europea con il maggiore potenziale per incrementare i finanziamenti da capitale di rischio. Solo l’1,6% del finanziamento totale delle pmi nel primo semestre di quest’anno proviene da capitale di rischio, contro il 6,8% in media del resto d’Europa.
Si è poi registrato il volume più elevato di cessioni di portafogli prestiti di qualsiasi Stato Ue con 17,8 miliardi di euro oggetto di transazioni nel 2022, in aumento dell’8% rispetto al 2021, ma in calo del 6% rispetto al 2019. La cessione di portafogli prestiti resta un canale importante tramite il quale le banche italiane cedono crediti in sofferenza e deteriorati; il coefficiente di Npl è sceso dal 6,8% nel 2020 al 3,8% nel 2022.
L’Italia ha notevolmente migliorato il proprio ecosistema normativo fintech. Se i finanziamenti fintech sono scesi in tutto il mondo dal picco dello scorso anno, il numero di unicorni fintech dell’Ue è salito da 13 a 18, indicando un miglioramento complessivo del contesto della tecnologia finanziaria.
Infine, il nostro si conferma il Paese con il maggior numero di veicoli Eltif commercializzati, 38, e anche quello che ha mostrato il maggior aumento del numero di fondi commercializzati da 26 nel 2021. Seguono la Francia con 28 fondi commercializzati nel 2022 (erano 20 nel 2021) e la Spagna con 26 fondi (18).
.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.