La qualità dei fondamentali, e ovviamente le valutazioni, al centro delle strategie di investimento della casa americana partner storico di Amundi. Un approccio prudente al mercato azionario ora più che mai fondamentale secondo il co-head of the First Eagle Global Value Team
“Il contesto di mercato è cambiato enormemente ed il problema più rilevante che gli investitori globali affrontano non si limita all’inflazione, ma comprende anche le misure che le banche centrali stanno mettendo in atto per curarla; dobbiamo considerare che arriviamo da anni di politiche monetarie non ortodosse il cui scopo era esattamente l’opposto, cioè stimolare i prezzi”.
Ora siamo entrati in un regime di rialzi dei tassi di interesse estremamente aggressivo, con Federal Reserve e Banca centrale europea, che, secondo Kimball Brooker, co-head of the First Eagle Global Value Team, stanno provando a riprendersi dall’imbarazzo di avere definito “per molto, troppo, tempo” l’aumento dell’inflazione come transitorio.
La combinazione di politiche delle banche centrali, tra cui il quantitative tightening, e l’inversione delle prospettive di spesa fiscale porta il fund manager della casa si gestione americana partner storico di Amundi a definire il periodo appena iniziato come uno dei più restrittivi, “se non il più restrittivo”, dalla fine della seconda guerra mondiale.
I mercati offrono scarsa visibilità su quali saranno le conseguenze di questa rivoluzione dello scenario di investimento. “Una periodo da passare nel mezzo della tempesta”, in cui gli investitori si stanno comportando, sostiene Brooker, in modo “tutto sommato ordinato, nonostante la grande volatilità”.
Cash is king, ma…
Necessario però evitare la paralisi. “Tra gli investitori prevale un comprensibile timore nel decidere come esporsi in questo momento. La reazione più immediata può essere quella di detenere molta liquidità”. Una risposta che, secondo Brooker non è però la migliore perché, se cash is king, l’inflazione è una forza rivoluzionaria in grado di mettere in discussione il suo regno.
“Se pensiamo ad un investitore con obiettivi di lungo periodo come possono essere il risparmio per l’educazione dei figli o per fini pensionistici, questa fase di rialzo dei prezzi rappresenta una sfida che non può essere vinta dalla liquidità”. Guardando alle asset class in modo pienamente razionale e con un approccio orientato al futuro è possibile, secondo l’esperto, riconoscere all’orizzonte il materializzarsi di una serie di opportunità, alcune delle quali non si presentavano da tempo.
“Il reddito fisso è tornato ad offrire rendimenti potenziali che non si vedevano da oltre dieci anni e le valutazioni sul mercato azionario sono scese in modo significativo, nonostante i dati sugli utili societari si stiano dimostrando resilienti”, analizza a livello generale Brooker.
Ritorno alle origini
Ci sono, dunque, trend importanti in atto che devono essere considerati in relazione alle scelte di investimento. “Oggi, a differenza degli ultimi dieci anni, il denaro ha un costo e probabilmente è destinato ad aumentare. E non è necessariamente un fattore negativo”, sottolinea, “perché significa che si tornerà ad avere un focus maggiore sui fondamentali societari e in generale aumenterà l’importanza dell’analisi bottom-up”.
L’altra grande forza in atto, secondo il co-head of the First Eagle Global Value Team, è l’attenzione delle società alla sicurezza dei propri modelli produttivi. “Il termine de-globalizzazione è troppo forte, ma è stato compreso ormai universalmente che la massimizzazione della profittabilità non può essere perseguita sempre e comunque, anche a fronte di rischi per la continuità stessa del business”.
Non solo value, ma quality
“Nel mondo e nei mercati succedono cose che sono del tutto imprevedibili. La prima linea di difesa di un investitore sono le società che possiede in portafoglio ed è necessario fare di tutto perché si tratti di business durevoli, gestiti da persone di alto livello sia dal punto di vista strettamente professionale che morale; ed infine, è necessario assicurarsi di non pagare un prezzo troppo alto per esporsi”.
È a partire da questa filosofia, che affonda le radici nelle origini del value investing, che First Eagle gestisce in maniere totalmente unconstrained le proprie strategie.
“L’esposizione dei nostri portafogli dipende in modo decisivo da dove individuiamo le migliori opportunità in base alla nostra metodologia di selezione. Crediamo, inoltre, fermamente nel valore della diversificazione e abbiamo limiti di concentrazione molto precisi. Utilizziamo, infine, l’oro in funzione di hedge per la comprovata capacità di protezione nei momenti più duri dei mercati”, spiega Brooker.
“Dall’esposizione all’oro derivano due ulteriori elementi positivi, diversificazione e mitigazione della dinamica inflattiva”, completa il fund manager, che segnala come al momento la quota di oro sia vicina al limite massimo del 15%, nel First Eagle Amundi International Fund. La parte restante è investita in azioni, metà statunitensi e metà per resto del mondo con una significativa prevalenza di mercati sviluppati. “Ci sono certamente storie interessanti nei mercati emergenti. Se ne possono trovare in Messico, ad esempio, nel settore dei consumi, ma in questa fase si sta rivelando generalmente difficile il momento dell’asset class”, argomenta, che sottolinea come per il team di gestione sia fondamentale un atteggiamento paziente che si prende il tempo necessario perché arrivi la giusta occasione di acquisto.
“Ciò che è particolarmente apprezzato dai clienti, e che rappresenta un punto cardine della partnership storica fra First Eagle e Amundi, è proprio questo approccio improntato al lungo periodo, caratterizzato da chiarezza delle strategie e serietà nell’esecuzione. La prevedibilità è un valore nel momento in cui si investe con un approccio cauto che punta a ritorni costanti nel tempo con controllo della volatilità”, specifica Brooker. “Per questo motivo”, conclude, “non abbiamo fretta nel momento in cui individuiamo una società che ci convince profondamente come management e modello di business. Il nostro holding period medio è superiore a 10 anni e dobbiamo solo attendere che il prezzo sia quello adeguato per esporci”. Una filosofia di investimento improntata alla qualità e alla protezione del potere d’acquisto che è in fondo molto riduttivo definire solo value.
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