Fund manager in fuga dagli USA di Trump: rotazione storica verso l’Europa
Second la survey di BofA, per i gestori è la fine dell’eccezionalismo americano: la crescita rallenterà. Banche e difesa i titoli preferiti
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“La situazione in Europa e negli Stati uniti non è la stessa. La BCE ha iniziato ad abbassare i tassi ma ora bisogna capire cosa accadrà in futuro. Se Francoforte ha affermato chiaramente che sarà data dependent, è molto difficile invece capire che cosa accadrà negli Stati Uniti, non tanto nell’anno in corso ma nel prossimo”. La conversazione di FocusRisparmio con Vincent Mortier, group chief investment officer di Amundi, prende le mosse dai grandi protagonisti degli ultimi 15 anni per capire gli orientamenti di economie e mercati a partire dagli alti e bassi di politiche monetarie in lento movimento. “Per la BCE questo è un momento importante perché sarebbe rischioso andare troppo oltre con i tagli a fronte di un immobilismo da parte della Fed, anche per gli effetti sul cambio tra euro e dollaro”, aggiunge Mortier.
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Non c’è dubbio che le dinamiche siano fortemente influenzate dalla corsa per le presidenziali di novembre, ma c’è di più. Attualmente l’economia americana è più forte del previsto, primariamente per una grande spesa fiscale arrivata al picco a toccare i 7 punti percentuali di deficit dello Stato. Ora si iniziano a intravedere alcuni segni di deterioramento nei dati sui consumatori e nel mercato del lavoro ed è per questo motivo che gli indicatori sono tenuti attentamente sotto controllo, cercando già di immaginare gli scenari post-elezioni.
Non vediamo particolari ragioni per cui i mercati possano andare incontro ad episodi di forte stress. Se ci saranno casi di drawdown credo vedremo gli investitori provare a comprare sui minimi come avvenuto negli ultimi tre anni, in particolare da parte degli investitori retail statunitensi. Un elemento supportivo dei mercati, così come rimane un elemento di stabilità, il livello di liquidità che è ancora molto alto nonostante piccoli aggiustamenti in senso restrittivo. Rispetto al mondo pre-Covid le condizioni macroeconomiche possono essere ancora considerate straordinarie, con un rientro su binari più canonici che non è neanche ad un terzo del suo percorso.
Per rispondere a questa domanda è necessario chiedersi quali siano i megatrend che guideranno gli utili nel futuro guardando anche alla crescita del prodotto interno lordo nelle varie aree geografiche e al contesto competitivo e regolatorio. La tecnologia sarà uno dei centri nevralgici della competizione globale e l’Asia sta spingendo molto forte sull’acceleratore, al contrario dell’Europa che rischia di non partecipare neppure a questa corsa. Non per mancanza di capitale umano e competenze ma per una forte difficoltà nell’attrarre investimenti. La gran parte delle risorse finanziarie europee si muovono verso gli Stati Uniti finanziando aziende oltreoceano e questo non è d’aiuto alle nostre economie.
Certamente, ma non risolverebbe il problema. Ciò che è necessario è creare meccanismi per cui sia conveniente allocare i risparmi europei nel Continente, sia che si parli di mercati pubblici o privati, azioni o bond. L’idea di un PIR europeo, ispirandosi ad un ottimo strumento creato in Italia, sarebbe certamente parte della soluzione. Le iniziative non sono totalmente assenti ma di certo siamo molto in ritardo.
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Lo shift da un’economia basata sull’export a basso costo e sull’immobiliare non è stato ancora, da un lato concluso, e dall’altro compreso internazionalmente. Eppure, la Cina è già un sistema molto diverso rispetto a qualche anno fa. Il binomio tecnologia e energia è oggi al centro della politica industriale cinese in quanto questione non solo economica ma di sovranità. Il settore delle auto elettriche è un fenomeno molto visibile di questa dinamica e oggi le valutazioni sono molto depresse per effetto del sentiment molto negativo che accomuna gli investitori internazionali e locali. Da un punto di vista d’investimento esiste certamente un’opportunità ma è necessario essere consapevoli che il mercato cinese deve essere diviso in segmenti anche molto diversi tra loro e considerare l’influenza della politica, in particolare sulle aziende e istituzioni finanziarie di maggiori dimensioni.
Il più importante è che l’esposizione agli Stati Uniti dovrà scendere progressivamente per armonizzarsi ai nuovi equilibri dell’economia globale. La riallocazione più importante avverrà nei confronti dell’Asia, dove avrà senso considerare mantenere asset in valuta locale. I mercati privati guadagneranno, inoltre, spazio in portafoglio così come le commodities, di ogni genere e tipo. Per quanto riguarda le criptocurrencies, secondo noi non è ancora arrivato il momento di considerarlo come un asset a cui esporsi.
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