Per Abascal di Arcano Partners, l’universo crescerà a doppia cifra nel 2024. Ma la raccolta in calo segnerà un rallentamento rispetto all’anno scorso. Ecco perché occorrerà fare selezionare. Infrastrutture, private equity secondario e debito le aree da seguire. E anche l’Italia può migliorare
Paule Ansoleaga Abascal, managing director Italia di Arcano Partners
Da mesi i mercati privati sono sulla bocca degli operatori finanziari. Se ne parla soprattutto come di una valida alternativa di investimento in un contesto, simile a quello attuale, nel quale incertezze macro e shock geopolitici rischiano di tenere il freno ad azionario e obbligazionario. Eppure, almeno in Italia, alcuni fattori di resistenza sembrano ancora impedire la piena democratizzazione della categoria. Lo segnala ad esempio Aipb, secondo cui il peso di questi strumenti nei portafogli dei clienti d’alta fascia resta inferiore all’1%. Arcano Partners, che punta in modo deciso sull’asset class e ha da poco aperto una branch nel nostro Paese, si pone in una via di mezzo rispetto ai due punti di vista. Durante la presentazione del proprio outlook, la società di financial advisory e gestione patrimoniale (sette uffici in Europa e negli Stati Uniti), ha infatti previsto che i private asset rallenteranno sì il ritmo di crescita nel 2024 ma non andranno sotto il 13%. Con le allocazioni in alternativi che arriveranno a pesare a livello globale il 16% rispetto all’attuale 12%. FocusRisparmio ha raggiunto Paule Ansoleaga Abascal, managing director per la Penisola del gruppo, per chiederle di approfondire la view soprattutto con riferimento a un ambito considerato promettente: il private equity.
La crescita stimata per i private markets nel 2024 è considerevole. Quali fattori faranno da traino? Il quadro macro e geopolitico, in particolare, che impatto avrà sulla propensione degli investitori all’asset class?
La crescita a doppia cifra che ci aspettiamo per l’anno in corso è da legare al perdurare delle incertezze economiche e geopolitiche, che contribuiscono a portare in primo piano la natura difensiva e il contributo fornito dagli asset alternativi in termini di diversificazione ma anche di decorrelazione dei rendimenti rispetto ai tradizionali mercati quotati. Non solo: all’interno del contesto in cui ci troviamo, le diverse tipologie di comparti che compongono il variegato universo dei private asset sono in grado di rendere i portafogli più efficienti e coerenti con l’economia reale. Penso soprattutto a segmenti come le infrastrutture sostenibili, i fondi secondari di private equity o il private Debt.
Si tratta di un dato molto positivo ma in calo rispetto all’anno scorso. Come mai?
Il ritmo più contenuto della crescita rispetto agli ultimi anni è da ascriversi principalmente al rallentamento della raccolta, a cui pensiamo si accompagnerà nel corso dell’anno anche un basso livello di liquidità. In una situazione di questo tipo, diventa ancora più fondamentale la selezione delle società target: il 2023 ha infatti fatto registrare una migrazione verso la qualità che è probabile persisterà anche nel 2024. Questa tendenza avrà un impatto soprattutto su quelle realtà che operano in settori ciclici, con una generazione di flussi di cassa limitata o nulla e strutture di capitale gravate da un debito oneroso. Continueranno invece a suscitare l’interesse degli investitori di private equity le aziende ben capitalizzate, con margini elevati e attive in settori che risentono in misura minore delle dinamiche cicliche e con margini elevati.
Al di là delle aziende con buoni fondamentali, quali segmenti cresceranno maggiormente dell’universo e perché? Quali i migliori punti di ingresso?
Dal nostro osservatorio riteniamo che a essere meno influenzate dai cicli economici siano tutte quelle aziende che sostengono i megatrend. I vincitori, sotto questo profilo, saranno quindi quegli attori che hanno avuto la visione per specializzarsi nei temi allineati con le tendenze di lungo periodo: dalla decarbonizzazione all’assistenza sanitaria, sempre più cruciale per una popolazione che invecchia rapidamente e alla quale si legano le scienze della vita innovative, fino all’istruzione di alta qualità, fondamentale per permettere ai giovani di trovare il proprio spazio in un mondo globalizzato. Non possono poi mancare le infrastrutture, ma a patto di sceglierle con cura: riteniamo infatti si debba puntare su quelle digitali, funzionali alla transizione energetica, destinate al trasporto sostenibile o alla gestione dei rifiuti e delle acque. Non solo, però. Il credito societario liquido europeo ha registrato alcuni dei migliori rendimenti del decennio nel 2023. E le classi di attività a più alto carry, dall’high yield ai syndicated loans, si sono contraddistinte per ritorni a una o due cifre. Coi rendimenti ancora ai massimi, l’anno appena cominciato promette di rivelarsi un periodo di pari successo. Il sovrappeso per gli strumenti a tasso variabile, le obbligazioni corporate BB con duration media e titoli short duration con scadenze 2026 e 2027 è la nostra bussola per muoverci in questo comparto.
Dai dati che avete presentato, si osserva una chiara tendenza ad aumentare l’esposizione al private equity tra banche private e family office. Tuttavia, i numeri relativi al 2023 dicono che questo mercato è in crisi. Quali le prospettive per il 2024 e come rilanciarlo?
Una delle soluzioni per rilanciare di investitori l’appeal dei mercati privati tra queste tipologie va ricercata nel private equity secondario. Si tratta innanzitutto di un comparto in forte crescita, tanto che dalla crisi finanziaria del 2008 ha visto il volume delle transazioni quintuplicare fino a superare i 100 miliardi di dollari all’anno. In seconda battuta, se investire in un fondo di private equity tradizionale significa contribuire a un portafoglio che ancora deve essere costruito, in questo caso molte partecipazioni vengono acquistate quando la fase di allocazione è avanzata e quindi le aziende sottostanti sono già state individuate. Questa modalità offre infine durata più breve, maggior visibilità, mitigazione delle J-curve, ampia diversificazione e un rapporto rischio-rendimento potenzialmente migliore.
I dati Aipb parano di un mondo ancora lontano dagli investitori italiani. Quali sono le barriere che limitano l’accesso dei clienti ad alto profilo? Quali gli sforzi che devono mettere in campo i consulenti?
Le barriere consistono innanzitutto nella scarsa conoscenza dei mercati privati: su questo fronte c’è tanto lavoro da fare da parte dei distributori e dai gestori per rendere la clientela private più familiare con questi strumenti. Esiste poi una resistenza di tipo psicologico: i private asset per loro natura sono illiquidi e quindi, per liberarne tutto il loro valore, impongono ai clienti finali di mantenere il capitale investito immobilizzato per un periodo compreso tra almeno i sei e i dieci anni. A questo si aggiungono valutazioni meno trasparenti rispetto ai mercati pubblici ed elevati requisiti di capitale rispetto ai fondi quotati. Non mancano infine difficoltà operative e amministrative: i distributori, in particolare, stanno provando a risolvere questi ostacoli grazie allo sviluppo della tecnologia e alle soluzioni Eltif.
Quali prospettive vede per il mercato tricolore e quali i piani di Arcano?
Anche in Italia l’industria del private equity sta sperimentando una fase di evoluzione, basata su una crescente domanda di modelli di business che siano capaci di rispondere con soluzioni specifiche alle sfide sociali e ambientali poste dai megatrend attraverso la proposizione di soluzioni specifiche. Il nostro obiettivo è saper tradurre questa dinamica in soluzioni di investimento ottimizzate sotto il profilo del rischio-rendimento e decorrelate. Pensiamo di riuscire a farlo, forti anche di oltre 20 anni di track record e competenze che vanno dal private equity al venture capital fino alle infrastrutture sostenibili e al credito ma anche ad aree come aviation financing e real estate. Abbiamo creato una branch dedicata al Paese a inizio del 2022 e da allora abbiamo progressivamente ampliato il nostro team – a dicembre 2023 Paolo Stefani si è unito a noi – oltre a rafforzare il radicamento locale. Da menzionare in questo senso l’accordo strategico siglato al marzo 2023 con Kitra Advisory, boutique indipendente di consulenza finanziaria specializzata in operazioni di M&A.
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