Tre settori dell’economia che non si riprenderanno facilmente dalla crisi coronavirus
Turismo, banche e società petrolifere: la pandemia ha lasciato segni tangibili su questi tre comparti. Le riflessioni dello strategist di Schroders
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Le prospettive dell’economia globale sono più drammatiche di quanto finora pronosticato e gli investitori si trovano a dover fare i conti, complice la chiusura del semestre, con una serie di appuntamenti, rischi e scadenze che potrebbero rendere l’estate, agosto in particolare, a dir poco turbolenta. Dai gestori però arrivano una serie di indicazioni per districarsi in questo periodo particolarmente incerto.
Partiamo dai dati. L’ultima doccia gelata è arrivata dal Fondo monetario internazionale, secondo cui l’economia globale si contrarrà quest’anno del 4,9%, 1,9 punti percentuali più di quanto predetto nel pieno della pandemia, per poi risalire del 5,4% nel 2021. E all’Italia toccherà il destino peggiore, con una contrazione del 12,8% quest’anno, un rimbalzo del 6,3% il prossimo e un debito pubblico che schizzerà al 166,1% per poi scendere al 161,9% nel 2021. Come noi solo la Spagna.
Proprio sul debito pone l’accento Marcela Meirelles, managing director fixed income di Tcw, secondo cui con tutta probabilità l’indebitamento di alcuni Paesi, Italia in primis, non sarà sostenibile senza un intervento esterno, come la partecipazione della Bce per mantenere bassi i costi di finanziamento o qualche forma di mutualizzazione del debito nell’Eurozona. “Dato il profondo impatto della pandemia sull’attività economica globale, misure fiscali anticicliche coraggiose e tempestive sono state cruciali per limitare i danni economici e sociali – puntualizza –. Tuttavia, la medicina avrà effetti collaterali impegnativi. Per prezzare gli asset d’ora innanzi i mercati dovranno comprendere le implicazioni della maggiore partecipazione dei governi nell’allocazione delle risorse economiche e dell’intreccio sempre più stretto tra politiche fiscali e monetarie”.
D’altra parte i rischi all’orizzonte restano tanti. Ne fa un elenco Esty Dwek, head of global market strategy di Natixis Im Solutions. Tralasciando la tanto temuta seconda ondata di contagi, l’esperta parte da una possibile nuova escalation di tensioni geopolitiche soprattutto sulla tratta Washington-Pechino, passa per le presidenziali Usa e per gli interventi delle Banche centrali contro possibili ‘bolle’ speculative, e finisce alla possibile ‘delusione’ in vista della prossima stagione di trimestrali.
Sulla stessa lunghezza d’onda Sébastian Galy, senior macro strategist di Nordea Am, che si concentra soprattutto sul rischio di una ripresa della pandemia e sulle incertezze legate alla corsa alla Casa Bianca. Per lo strategist è il momento di iniziare a costruire posizioni flessibili tramite soluzioni gestite da portfolio manager: “Prima o poi questo rally si esaurirà dopo aver anticipato alcuni dei guadagni del prossimo anno e lo scenario diventerà molto più complesso – avverte –. Per noi, questo significa guardare agli asset che potrebbero beneficiare di un secondo pacchetto fiscale statunitense, come le infrastrutture quotate in borsa. Ciononostante, rimaniamo concentrati su un rimbalzo guidato dalla Cina, con dati ad alta frequenza più incoraggianti rispetto ai dati ufficiali. Vediamo anche valore nei fondi sul clima e, al di là di questi, nel trend Esg”.
Alla fine del rally guarda anche Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim, che in sintesi prevede un’estate parecchio movimentata e un finale d’anno all’insegna del ‘buy the dip’. Il fine semestre si preannuncia infatti all’insegna di possibili vendite nette di azioni nel mondo a causa del ribilanciamento di fondi pensione e fondi sovrani e, a detta dell’esperto, tale movimento potrebbe estendersi fino alle prime settimane di luglio. Poi la parola passerà come sempre alle due riunioni delle banche centrali, il 16 luglio per la Bce e il 29 luglio per la Fed.
“Successivamente agosto presenta un possibile vuoto di liquidità soprattutto dal lato retail USA e, inoltre, potrebbero essere meno presenti le manovre aggiuntive dei governi e in parte anche delle banche centrali”, osserva aggiungendo che sempre nello stesso periodo potrebbero emergere dubbi su vari fronti, quelli caldi su cui concordano tutti i gestori.
“Qualunque di queste tematiche può pertanto accentuare le prese di profitto – avverte Cesarano – In autunno potrebbero però tornare prepotentemente in campo le banche centrali implementando manovre già varate o annunciandone di nuove, come ad esempio un incremento del Pepp e un allungamento delle operazioni Tltro III oltre marzo 2021, e di nuovo tornerebbe il sereno”.
Per questo, lo strategist consiglia nel breve l’apertura di posizioni lunghe sul dollaro tra fine semestre e inizio del terzo trimestre (target 1,08/1,10) oppure una riduzione delle posizioni in equity o, ancora, l’acquisto di posizioni lunghe in Tips.
“Per fine anno il tema è sempre ‘buy the dip’”, conclude, facendo quindi un elenco delle varie possibilità: “approfittare dei cali soprattutto eventualmente ad agosto per acquisti sulle debolezze (area 2600/2700 dell’S&P500); cogliere eventuali allargamenti temporanei estivi dello spread in vista di un incremento del Pepp a fine anno o di un eventuale inclusione dei junk bond negli acquistabili oltre ad altre eventuali modifiche migliorative di Tltro/Peltro; coprire la parte del portafoglio in dollari contro il rischio deprezzamento del biglietto verde nella seconda parte dell’anno in area 1,08/1,10; acquistare oro, con strumenti protetti da rischio cambio, sulle eventuali prese di profitto estive per sfruttare il trend primario collegato principalmente al forte incremento della massa monetaria mondiale ad un ritmo ben superiore al 7% medio sperimentato nell’ultimo decennio”.