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L’ascesa dello smart working mette in difficoltà i centri urbani delle città già più fragili o indebitate. L’analisi di UBS Global Wealth Management
Nonostante il duro colpo inflitto alla città dalla pandemia di coronavirus, Milano sembra ancora essere immune dal rischio bolla nel settore immobiliare.
A dirlo è UBS Global Wealth Management che ha analizzato i prezzi degli immobili residenziali in 25 grandi città del mondo. “I rischi di bolle sono aumentati nell’Eurozona, ma il mercato immobiliare milanese presenta ancora valutazioni eque. La domanda estera e interna, e uno dei migliori prezzi in Europa, dovrebbe mantenere la ripresa del mercato immobiliare sulla buona strada nel medio termine. Tuttavia, la pandemia amplifica alcuni effetti negativi a lungo termine sulle abitazioni urbane”, si legge nello studio annuale UBS Global Real Estate Bubble Index 2020 realizzato dalla banca.
Milano meglio della media europea

L’Eurozona si distingue come la regione con i mercati immobiliari più surriscaldati. Monaco e Francoforte sono in cima alla classifica. Parigi e Amsterdam seguono da vicino, entrando in territorio di rischio bolla a fianco delle due città tedesche.
“Nonostante gli effetti della pandemia soprattutto nella prima metà del 2020, il mercato immobiliare milanese continua a essere molto resiliente e abbiamo assistito addirittura a un aumento dei prezzi dell’1,5% nel corso degli ultimi 4 trimestri. Se da un lato l’incremento del telelavoro e l’impatto del Covid19 sul turismo e sui grandi eventi hanno avuto ripercussioni negative sul centro città e spinto la domanda verso aree semi-centrali, dall’altro continuerà a esserci una richiesta di abitazioni nell’area metropolitana a condizione che la ripresa economica in corso a Milano non rallenti. Inoltre, prevediamo che la crescita demografica positiva, le condizioni di finanziamento interessanti nonché il rapporto favorevole tra il costo degli immobili e i redditi dei residenti, dovrebbero continuare a sostenere la ripresa del settore immobiliare nel medio termine”, spiega Paolo Federici, market head di UBS Global Wealth Management in Italia.
Colpa dello smartworking?
Analogamente alle città europee citate, anche Zurigo, Toronto e Hong Kong presentano forti squilibri. A differenza dell’anno scorso, spiega il report, il mercato immobiliare di Vancouver si trova ora in fascia sopravvalutata, insieme a Londra, San Francisco, Los Angeles e, in misura minore, New York. Boston, Singapore e Dubai presentano ancora valutazioni eque. Lo stesso vale per Varsavia, che è stata inclusa da UBS nello studio per la prima volta. Chicago rimane sottovalutata ed è l’unico mercato a trovarsi in questa situazione.
“L’ascesa del telelavoro mette in discussione la necessità di vivere vicino ai centri urbani. La pressione sui redditi delle famiglie fa sì che molte persone si trasferiscano in zone suburbane più accessibili. Inoltre, le città già indebitate o economicamente più deboli dovranno rispondere a questa crisi economica con aumenti delle tasse o tagli alla spesa pubblica, nessuno dei quali è di buon auspicio per i prezzi degli immobili. Considerati nel loro insieme, questi fattori rendono probabili alcuni effetti negativi a lungo termine sulla domanda di alloggi urbani”, chiosa Claudio Saputelli, head of real estate di UBS Global Wealth Management.
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