Secondo Kinsella di UBP, il lingotto proseguirà il rally. Merito di banche centrali, mercato azionario e dollaro. Volatilità di breve per l’argento
Né frenate né battute d’arresto: la corsa dell’oro non accenna a fermarsi. Tanto che venerdì mattina, nella versione con consegna immediata, il metallo giallo ha segnato l’ennesimo record e superato quota 2.600 dollari l’oncia. Merito di una serie di driver, tra cui domina l’imminente ciclo di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve. Sono sempre di più, quindi, gli investitori che iniziano a chiedersi quanto il rally possa durare. Secondo Peter Kinsella, global head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée, l’attuale contesto resta favorevole per il lingotto mentre lo stesso non si può dire per l’argento.
Non solo Fed: il contesto resta favorevole al lingotto
Secondo l’esperto, dopo che in agosto il lingotto è schizzato da circa 2.400 dollari a circa 2.531 in scia all’ampio calo dei rendimenti statunitensi, settembre dovrebbe essere di consolidamento. “Una buona parte dei guadagni per l’anno sono già inclusi nel prezzo ma stiamo assistendo alla riduzione dei tassi da parte di diverse banche centrali e ciò implica che il contesto fondamentale rimane favorevole”, spiega Kinsella, che quindi non prevede rischi significativi di ribasso. “Anche la ripresa dei mercati azionari favorisce il metallo nel breve termine”, aggiunge, precisando che “gli investitori non saranno costretti a liquidare le posizioni lunghe sulla commodity per fornire margine a portafogli azionari sottoperformanti”. L’esperto fa poi notare come il posizionamento del mercato sia ancora lungo e, nelle ultime settimane, sia aumentato in misura modesta. “Gli ETF hanno registrato afflussi solidi di riflesso alle allocazioni dei sottoscrittori e riteniamo che questi movimenti possano essere sostenuti nel quarto trimestre”, assicura. Infine, decisive saranno ancora le banche centrali: i loro acquisti fisici si sono infatti notevolmente ridotti, con un calo del tasso mensile da circa 80 tonnellate a 40 tonnellate, probabilmente come riflesso del forte aumento dei prezzi. Ne deriva, analizza Kinsella, che torneranno ad essere forti acquirenti in caso di flessioni.
Previsioni al rialzo
“Abbiamo rivisto al rialzo le nostre previsioni sull’oro, per tenere conto del più ampio cambiamento nelle politiche monetarie globali e per cogliere l’impatto della nostra previsione di indebolimento del dollaro USA”, afferma dunque l’esperto. Ricordando che il lingotto tende a muoversi in anticipo rispetto alle previsioni di calo dei tassi d’interesse reali, mentre sale con il deprezzamento del biglietto verde. “Gli overnight index swap hanno prezzato un calo sostanziale del tasso sui Fed funds nei prossimi due anni, ma questo non si è ancora riflesso in misura significativa nei tassi di cambio della valuta USA”, evidenzia.Secondo i modelli di UBP, un calo dell’1% dell’US Dollar Index è compatibile con un aumento dei prezzi dell’oro di circa 8 dollari per oncia, il che significa che il lingotto può salire ulteriormente a fronte di un indebolimento del biglietto verde. “Se nel corso del prossimo anno la valuta statunitense si indebolirà tra il 5% e il 10% su una base ponderata per gli scambi commerciali, probabilmente i prezzi del metallo giallo aumenteranno di quasi 100 dollari l’oncia rispetto ai livelli attuali”, conclude Kinsella.
Discorso diverso per l’argento, che ad agosto è passato dai minimi di circa 26,50 dollari ai massimi di circa 30. Tale aumento, per l’esperto, è una semplice conseguenza della generale ripresa degli asset rischiosi e, dato che anche l’oro è salito, il tradizionale beta rispetto al metallo giallo è entrato in gioco. “Il risultato di questi movimenti è che il profilo di volatilità dell’argento è aumentato. Le volatilità implicite a tre mesi sono salite a livelli di circa il 30%, un livello elevato sia in termini assoluti che relativi”, analizza. Per settembre, quindi, Kinsella non prevede rialzi significativi: l’oro sembra destinato a un periodo di consolidamento ed è quindi improbabile che si manifestino aumenti eccessivi per l’argento. “A nostro avviso sembra essere scambiato a livelli troppo bassi rispetto ai rapporti storici i due metalli preziosi”, chiarisce.
A pesare sull’argento sono stati poi i dati manifatturieri in peggioramento, con gli ultimi indici PMI di Cina e Eurozona sotto le attese, e le scarse prospettive di un miglioramento imminente. “Questa serie di dati negativi gli impedirà di salire verso livelli più alti nel breve termine, certamente non in linea con quanto ci aspetteremmo visto il rialzo dell’oro”, avverte l’esperto. Che resta però convinto del fatto che, nel complesso, il beta rispetto al lingotto compenserà il beta negativo della domanda manifatturiera. “Tuttavia, non si tratterà di un processo lineare e dobbiamo aspettarci che i movimenti incostanti di prezzo registrati negli ultimi mesi proseguano”, mette in guardia.
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