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È quanto emerso dalla tavola rotonda che ha animato nella terza giornata del Salone del Risparmio la conferenza sulla nuova regolamentazione comunitaria
Trasparenza sui costi e pressione sui margini. E non solo. Alla tavola rotonda che, nella terza giornata del Salone del Risparmio, ha seguito l’intervento di Mario Nava, director Eu Commission e designated chairman Consob, alla conferenza “La regolamentazione alla prova del mercato. I professionisti che costruiscono fiducia” si è parlato anche di educazione finanziaria, del rapporto tra addetti ai lavori e regulator e di sinergie tra produttori e distributori. Temi caldi in un contesto in cui la Mifid II è entrata nel vivo e in cui si cerca di comprendere l’evoluzione normativa e operativa del mercato.
Sul tema dei costi è subito intervenuto Alessandro Foti, amministratore delegato e direttore generale di Finecobank, che ha sottolineato quanto sia riduttivo parlare in tema di Mifid soltanto di costi: “La normativa non è solo maggiore trasparenza delle spese. La Mifid rende i clienti più consapevoli, li protegge e fa si che prodotti e servizi siano offerti nel suo reale interesse. Sono convinto che si andrà a star meglio, con un numero maggiore di italiani che approccerà all’investimento in modo più efficiente”. Un pensiero ampiamente condiviso da Andrea Ghidoni, amministratore delegato Ubi Pramerica Sgr, che non nasconde alcuni aspetti negativi della normativa comunitaria, come la pressione che ci sarà sui margini: “Una pressione giustificata qualora il valore percepito dai clienti sia diverso dal prezzo effettivamente pagato – sottolinea – Non sempre c’è differenza tra questi due valori, ma qualora dovesse esserci non necessariamente bisogna ridurre sul prezzo pagato. Si può anche aumentare il valore, o intervenire sulle tonalità di grigio che si collocano nel mezzo. È questa la vera sfida”. Gli fa eco Paolo Molesini, amministratore delegato e direttore generale Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking, secondo cui l’aumento dei costi generato dalla Mifid porterà certamente a un consolidamento del settore e quindi a una riduzione degli operatori sul mercato. “Una strada che sarà intrapresa per controbilanciare proprio la pressione sui margini – fa notare Livio Raimondi, presidente di Anima Sgr – Noi stessi abbiamo fatto recentemente acquisizioni in termini di masse per 107 miliardi di euro, tra istituzionali e retail. La strada mi sembra già tracciata. A livello operativo, invece, ci sono altre cose da fare, come ripensare la modalità di pricing. La clientela più avveduta, secondo me, sarà sicuramente disposta a scambiare un po’ di commissioni fisse di gestione con una performance fee un po’ più alta”.
E lato banker, Molesini è convinto che la Mifid sarà un acceleratore, “con i bravi che andranno ancora meglio e i meno bravi che continueranno a essere meno bravi. Sicuramente il mercato ne trarrà un vantaggio”. Insomma, la compressione dei margini sembra non essere in discussione. “La nuova regolamentazione continuerà a produrre i suoi effetti e richiederà infrastrutture – puntualizza Sergio Trezzi, capo della distribuzione retail per l’Europa (ex UK) Middle East e Latam, Invesco Asset Management – Fino a ora si è sempre posto l’accento sul valore dei margini. Ma bisogna cominciare a guardare alla creazione di valore. Abbiamo una grande opportunità. Ed è nei momenti di cambiamento che si ha la possibilità di far capire al cliente qual è il vero valore aggiunto”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’opinione di Stefano Volpato, direttore commerciale di Banca Mediolanum. A suo dire, guardare solo al fattore costi e alla pressione sui margini rischia di far perdere di vista il senso più complesso del quadro generale: “Noi produciamo benessere e il valore offerto dal consulente va inquadrato nella sua capacità di far vedere al cliente la vita in modo dinamico, di fargli capire come i cambiamenti impatteranno sul suo benessere”.
Lato “regulator”, tutti i partecipanti alla tavola rotonda hanno evidenziato un miglioramento del rapporto con il mondo del risparmio gestito, portando come esempio la nascita dei Pir, uno strumento fortemente voluto da Assogestioni. Tra le opportunità da cogliere, infine, Trezzi pone l’accento sui maggiori sforzi da mettere in atto per cercare di avere Milano come capitale finanziaria. “Dobbiamo cogliere l’opportunità di avere più finanza in un mercato in cui la massicce mole di risparmio presente potrà essere investita a 360 gradi su tutto”, conclude l’esperto di Invesco.