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Fida ha analizzato i prodotti della categoria che sono autorizzati alla vendita presso la clientela retail in Italia. Svizzere e Usa le case best performer. Ma i portafogli sono esposti soprattutto agli States. Intanto cresce la spinta di RepowerEU e Ira
Non solo azioni e obbligazioni. L’inflazione, il rialzo dei tassi e le incertezze sull’economia continueranno a esporre alla volatilità anche asset class meno convenzionali. Non fa eccezione il mercato dei real assets, dove molti gestori si attendono uno scenario alla ‘vincitori e vinti′. Eppure, anche in queste acque meno navigate, un porto sicuro potrebbe essere rappresentato dalle infrastrutture. Oltre a risultare meno esposta a fattori come rischio di interesse o ai prezzi, questa tipologia di attivi si prepara infatti a ricevere il più imponente boost degli ultimi anni: RepowerEU e Inflation Reduction Act, cioè i programmi di sviluppo lanciati da Unione Europea e Stati Uniti per rilanciare l’economia dopo il Covid e la guerra. Abbiamo quindi deciso di passare in rassegna i migliori prodotti azionari della categoria nel tentativo di individuare schemi ricorrenti e indicazioni utili ad affrontare il nuovo contesto di investimento.
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L’universo investibile in Italia
A circoscrivere l’universo d’osservazione è Fida (Finanza Dati Analisi), società di sviluppo applicazioni software per i servizi finanziari e di distribuzione e analisi di dati nel risparmio gestito, che ha analizzato per FocusRisparmio gli andamenti registrati fino al 20 giugno 2023 dagli strumenti interessati (raggruppati in categorie omogenee per politica di investimento e altre caratteristiche quali-quantitative). In base ai dati raccolti dall’azienda, le classi di fondi comuni del settore sono 239, di cui 89 autorizzate alla vendita a investitori retail italiani. Gli Exchange traded fund ammontano invece a 35 ma, tra questi, solo cinque risultano quotati su Borsa Italiana. Nel complesso, si tratta di prodotti che investono in equity di settori collegati al tema: dall’industria ai servizi di pubblica utilità, dal real estate pubblico e privato alle telecomunicazioni e alla tecnologia genericamente intesa. Senza dimenticare le società di apparecchiature elettriche, di produzione e fornitura di energia, di ingegneria e costruzioni, di sviluppo immobiliare, di trasporti e logistica, di servizi ambientali, oltre a quelle che finanziano le attività di tali settori. A livello geografico si considerano tutti i mercati sviluppati e/o emergenti o specifiche aree e Paesi.
Ampia diversificazione. Ma l’allocazione premia gli Usa

Categorie di fondi ed Etf sulle infrastrutture. Fonte: Fida.
“Una caratteristica particolare della categoria, che la distingue da molte altre, è l’estrema ampiezza del paniere di titoli presenti nei portafogli dei fondi”, spiega la financial analyst di Fida Monica Zerbinati, che sottolinea come questo fatto si traduca in una diversificazione importante dei prodotti. Ciò non toglie, precisa però l’esperta, che esistano comunque società più presenti di altre: American Tower e National Grid, così come NextEra Energy e Transurban, sono alcuni dei principali esempi. Ecco perché, guardando agli indici Fida, si può osservare una preminenza degli Stati Uniti tra le aree alle quali risultano maggiormente esposti i fondi. Seguono l’Europa e l’Asia.

Top 10 fondi autorizzati retail in Italia per perfomance. Fonte: Fida
Sul fronte delle perfomance, emerge chiaramente la predominanza della Svizzera con i primati di due prodotti targati Raiffeisen e Kairos. Il primo, che adotta una strategia di crescita a lungo termine del capitale e investe principalmente in azioni di imprese attive nella costruzione e manutenzione di infrastrutture, ha realizzato il 12,5% da inizio anno e quasi il 50% nell’ultimo triennio. Il secondo è un azionario flessibile orientato per lo più alle utilities di tipo quality: + 11,9% e +8,7% le sue performance da gennaio e nell’ultimo anno. Da segnalare, sia pur a diverse lunghezze di distanza, il peso degli Usa: con i fondi di BlackRock (+6,4%), Lazard (+5,6%) e Bny Mellon (+4,6%), gli States occupano infatti il terzo, quarto e quinto posto. Da rilevare anche come i ritorni year-to-date siano in generale sono superiori a quelli sui 12 mesi: una circostanza che, alla luce di un quadro economico ancora incerto, sembra segnalare come proprio l’entrata nel vivo dei programmi di sviluppo occidentali possano aver inciso sulla redditività del settore.
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Etf, la resa è una questione di timing

Etf sulle infrastrutture quotati alla Borsa Italia per perfomance. Fonte: Fida.
Quanto alla gestione passiva, Zerbinati fa notare anche “l’andamento fortemente correlato tra fondi ed Etf ma con un’evidente sovraperformance dei primi per lo più fino alla crisi del 2008”. È sugli orizzonti temporali più ristretti, evidenzia l’esperta, che gli Exchange traded funds riescono invece a generare i migliori ritorni.
Una nuova prospettiva
Se è vero che il settore delle infrastrutture viene tendenzialmente percepito come qualcosa di ′tradizionale’, cioè evoca l’immagine dell’industria pesante e di opere architettoniche megalitiche con enormi barriere all’ingresso, non si può negare che si stiano sviluppando anche altre ottiche sul settore. E il merito, osserva Zerbinati, è soprattutto delle nuove esigenze sorte contestualmente alla pandemia: “Le infrastrutture e le tecnologie digitali sono oggi imprescindibili per ogni azienda, con enormi benefici per i grandi produttori di apparecchiature elettroniche (a titolo di esempio le antenne 5G) e di tutto l’indotto, che coinvolge anche una discreta quantità di società innovative di dimensione più contenuta”, spiega l’esperta. Che aggiunge: “Non mancano poi, in diverse parti del pianeta, gli incentivi pubblici a sostegno della ristrutturazione e dell’integrazione delle opere già esistenti, così come non va trascurato il peso dei Paesi emergenti e del loro potenziale di spesa”. Da qui, la sua conclusione: “Il settore risulta ancora ricco di opportunità soprattutto a causa dell’estensione dei suoi confini”.
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